Firenze, un’intercapedine accessibile dal giardino, un vano nascosto nei piani alti e un cellulare in un cassonetto trovati nel corso della maxi ispezione nello stabile da dove è sparita Kataleya

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Un’intercapedine con accesso dal giardino utilizzabile come nascondiglio, un vano nascosto nel sottotetto e un cellulare, è quanto i Gis dei carabinieri hanno trovato a conclusione dalla prima giornata di ricerche scientifiche all’interno dello stabile da cui sabato 10 giugno è sparita la piccola Kata, 5 anni. Gli uomini del reparto dei carabinieri hanno concluso l’ispezione di circa netà dello stabile, in particolare i piani superiori.

Caso Kata, chiusa la prima giornata di ispezione dell’hotel sgomberato

Sulla sommità del vecchio albergo abbandonato Astor c’era una accesso off limist, inaccesibile se non scalando la parete e poi bucando il tetto per accedervi. Nel vano non sono state però rinvenute tracce di Kata e dei suoi eventuali sequestratori. I militari hanno dovuto raggiungere altre intercapedini, dove però non sarebbe stato trovato nulla di interessante.

L’ispezione dello stabile dovrebbe riprendere domattina ma nel frattempo l’edificio verrà presidiato per impedire intrusioni e alterazione dello stato dei luoghi. Controllati nella zona anche tombini, pozzi neri e cassonetti della spazzatura da cui è emerso un telefono cellulare che è stato acquisito agli atti.    

Era partita alle 8 di stamani a Firenze la maxi ispezione dei carabinieri nel palazzo appena sgomberato da cui il 10 giugno è sparita la piccola Kataleya. Sul posto anche la pm Christine Von Borries. La bambina, 5 anni, fa parte di una famiglia che abitava in  una stanza nell’ex albergo occupato nel settembre dell’anno scorso. Ieri lo stabile è stato sgomberato: ci vivevano abusivamente 140 persone.

Kata, nell’ex hotel trovata un’intercapedine con accesso dal giardino

Si tratta di una attività di perquisizione e ispezione per trovare tracce della bambina sparita, un lavoro che finora era stato complicato dalla presenza nello stabile di ben 140 persone. Al setaccio tutti gli spazi, anche i tombini. La procura di Firenze ha messo in campo tutte le risorse a disposizione, ai massimi livelli, come per una delicatissima inchiesta anti mafia. Chiesto il coinvolgimento, tra gli altri, di reparti di elite come il reparto crimini violenti del Ros (che dovrà tra le altre cose ricavare un profilo del sequestratore o dei sequestratori) e il Ris di Roma.

Kata, si cercano tracce nei cassonetti

Lo stabile da passare al setaccio

Obiettivo dell’ispezione rivoltare come un guanto stanze e corridoi, fino agli angoli più reconditi, per cercare anche la più piccola traccia del passaggio della bambina. Intorno alle 10 i carabinieri hanno iniziato a svuotare i cassonetti all’esterno della struttura sgomberata. Sono arrivati due team dei Gis e dei Ros dotati di apparecchiature tecniche. Con loro anche 8 tecnici della Scientifica dei carabinieri. Le ricerche si sono svolte anche nel cortile che conduce ai garage del palazzo accanto, dove gli investigatori ritengono possa essere stata portata temporaneamente Kataleya subito dopo il sequestro. I carabinieri sonbo entrati anche in un palazzo della vicina via Maragliano.

I carabinieri setacciano i cassonetti all’esterno del  palazzo sgomberato (cge)

Si apre così una nuova fase nelle indagini sulla scomparsa di Kataleya. Per la prima volta il palazzo dei misteri è completamente nelle mani degli investigatori, che potranno dunque esaminare in modo massiccio e forse definitivo l’intero edificio. Il giorno dopo la scomparsa l’ex hotel Astor era già stato passato da cima a fondo da carabinieri e vigili del fuoco, ma chi indaga non vuole lasciare niente di intentato.

La lettera del sacerdote

Kathrina e Miguel Angel, padre e madre di Kata, stamani alle 10  si sono presentati nella chiesa di via Lulli (poco lontano dall’ex Astor) dove la comunità peruviana ha organizzato una funzione religiosa per pregare per il ritrovamento della bambina. I genitori non hanno voluto rilasciare dichiarazioni. La comunità peruviana è di nuovo scesa in piazza con i cartelli che chiedono la liberazione della bambina.

(cge)

“Oggi ricorre una settimana dalla scomparsa della nostra amata Kataleya, una settimana in cui abbiamo avuto molte domande e poche risposte, una settimana piena di incessanti ricerche che non hanno ancora trovato nulla. È stata una settimana in cui abbiamo adottato Kataleya come una figlia, una sorella, siamo preoccupati e in ansia per la sua scomparsa. Fratelli e sorelle, non stanchiamoci di continuare a chiedere al buon Dio di proteggere e permettere di riavere tra noi la nostra amata Kata, restiamo saldi, pieni di energia positiva attraverso le nostre preghiere, affinché Kataleya sia di nuovo in mezzo a noi. Uniti nella preghiera”. Così padre Juan Manuel Núñez Rubio, cappellano della comunità latinoamericana a Firenze, in una lettera.

(cge)

“Questa scomparsa ha mobilitato tante persone piene di buona volontà – aggiunge -, che con coraggio si sono impegnate fin dal primo momento in cui hanno appreso la notizia della scomparsa, si sono riunite e hanno iniziato le ricerche. Questa scomparsa ha rattristato non solo i peruviani presenti a Firenze, ma anche tutta la comunità fiorentina, anche dall’estero, in particolare dal Perù”. “Devo esprimere la mia preoccupazione – osserva ancora -, soprattutto quando ci riempiamo di speculazioni in questo caso che stiamo vivendo, diventando giudici, investigatori o psicologi senza avere alcun argomento a sostegno delle nostre speculazioni. Affidiamoci ai professionisti, affidiamoci alle istituzioni che sono attualmente mobilitate nella ricerca, saranno loro a permetterci di conoscere tutta la verità”.

(cge)

“Accogliamo ancora una volta l’invito che il cardinale Giuseppe Betori ha rivolto a tutte le parrocchie della diocesi di Firenze a pregare per il ritorno della nostra Kataleya” si legge ancora nella lettera, “cara Kataleya ti aspettiamo, vogliamo rivederti tra noi sorridente e goderti la tua infanzia con il tuo fratellino, perché in mezzo al dolore della tua scomparsa, abbiamo potuto prendere coscienza di quanto siano abbandonate le nuove generazioni e siamo invitati a proteggerle e ad amarle”.

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Le immagini di Kataleya dalle telecamere

La chiave del mistero sembra infatti nascondersi nei pochi metri che separano la struttura dai box di un edificio adiacente, anche per via della testimonianza di una bambina che ha riferito di aver visto Kata trascinata via in lacrime in quella direzione. Le telecamere,  tra le 15,12 e le 15,13 di sabato 10 giugno, hanno registrato la piccola che sale e scende le scale interne avviandosi verso il cortile, poi più nulla. Neanche una traccia davanti ai cancelli di Via Boccherini, niente anche nei pressi di quello di via Maragliano. L’uscita usata dai sequestratori potrebbe essere stata dunque quella da via Monteverdi, apparentemente scoperta dagli impianti di videosorveglianza e raggiungibile solo dopo un percorso particolarmente tortuoso (c’è almeno un muro da scavalcare): a suggerirlo anche la presenza proprio in quel punto, ieri durante lo sgombero, di una pattuglia di carabinieri impegnata a coprire le vie di fuga. Nessuna certezza, però, tanto che i pm Christine Von Borries e Giuseppe Ledda nei giorni scorsi hanno fatto acquisire altri filmati delle telecamere della zona, per ripercorrere anche a ritroso i movimenti intorno all’ex albergo.

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La pista legata al racket delle camere

Riguardo il movente che potrebbe aver scatenato il sequestro, pur non trascurando alcuna ipotesi, gli inquirenti e i carabinieri continuano a scavare nei violenti scontri che ormai da tempo inquinavano la vita nell’ex Astor. Una pista citata anche nel decreto di sequestro preventivo del gip Angelo Pezzuti (scattato per l’accusa di invasione di terreni). Nel ripercorrere i fatti di violenza avvenuti nelle ultime settimane, compresa l’aggressione a un cittadino dell’Ecuador (che si era lanciato dal terzo piano per sfuggire a una banda armata di coltelli), il gip si sofferma infatti anche sulla misteriosa scomparsa di Kataleya: “Il delitto sembra trovare spiegazione nei rapporti conflittuali che sono sfociati in delitti, con denunce reciproche, maturati nell’ambito dell’occupazione all’interno della comunità di peruviani ed ecuadoregni per il possesso delle stanze dell’albergo”. Perentorio il giudizio sulla necessità dello sgombero: “Sussiste il pericolo che il protrarsi della condotta criminosa agevoli o protragga le conseguenze del reato contestato (l’invasione di terreni, ndr) o agevoli la commissione di altri reati, dando causa a plurimi eventi lesivi a danno degli inquilini dei palazzi confinanti e degli stessi indagati occupanti”. E ancora: “Va sottolineato che il permanere dell’occupazione dell’immobile comporta anche il rischio di ripetizione di reati contro la persona connessi alle condizioni di accesso e alla gestione dell’immobile (…) le persone che attualmente dimorano abusivamente nell’ex hotel Astor vivono in condizioni di assoluto degrado economico e alcuni fanno spesso uso di sostanze alcoliche che portano anche ad episodi criminosi”.

Nuovo appello della famiglia, il generale Garofano consulente

“Chi sa qualcosa parli. Anche il più piccolo indizio potrebbe essere utile alle indagini e nulla sarà trascurato. La priorità assoluta in questo momento è riportare a casa Kata”. E’ l’appello che i genitori di Kateleya, rinnovano attraverso i loro legali, gli avvocati Sharon Matteoni e Filippo Zanasi. Ieri, spiega una nota, Katherine Alvarez Vasquez e Miguel Angel Romero Chicclo, genitori della piccola “che stanno attivamente collaborando” alle ricerche, accompagnati dai loro legali sono entrati nell’ex hotel che è stato sgomberato e “hanno recuperato i propri effetti personali che erano rimasti nella camera precedentemente occupata”. Le ricerche – aggiungono Matteoni e Zanasi – stanno proseguendo incessantemente da parte delle forze dell’ordine”. Intanto la famiglia di Kata ha ingaggiato come consulente il generale dei carabinieri in congedo Luciano Garofano, già comandante del Ris di Parma.

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