L’uomo mercato è un De Rossi acquisito: è stato allenato nella Primavera della Roma da papà Alberto, si ispira dichiaratamente a Daniele, non ne ha la posa – non ancora – ma la tigna sì, impreziosita da un feeling con il gol che DDR ha avuto solo a fasi alterne e da una naturale inclinazione alla verticalità del gioco. Per usare un’immagine alla Goldrake: Davide Frattesi si lancia negli spazi come nessun altro collega in Serie A.
Inter, Brozovic dice sì agli arabi e sblocca Frattesi
di Enrico De Lellis
Tutti lo vogliono, chissà cosa vuole lui che – in queste ore in cui si decide il suo destino – sembra così diviso tra ragione e sentimento, manco fosse dentro un romanzo di Jane Austen. Romano, famiglia solida e bipartisan, figlio maggiore di Paolo (laziale) e Sonia (romanista: nel derby della fede calcistica ha vinto la mamma, lui tifa Roma), un fratello e una sorella più piccoli, Luca e Chiara. Davide porta il nome dello zio e ha tenuto a lungo la foto del nonno Carmine sul profilo Whatsapp. La nonna Stefania lo chiamava “Il Principino”, diceva che nelle movenze somigliava a Marchisio.
Federer il primo idolo
Cresciuto nella borgata Fidene, nord-est della città, quartiere di case popolari venute su in poche settimane negli anni del Boom economico, poi la magia è finita ed è rimasto il cemento. Primo sport praticato con una certa disciplina: il tennis. Primo idolo. Roger Federer. Il percorso da adolescente che si dipana prima nella Lazio con piglio da piccolo leader – è capitano in tutte le categorie – e poi nella Roma, che un po’ ci crede e un po’ no. Infatti arriva la bocciatura, la cessione al Sassuolo per 5 milioni nell’affare che porta Defrel in giallorosso (e un altro prodotto di Trigoria, Riccardo Marchizza, in neroverde).
La consacrazione in Emilia
Quindi i prestiti in giro per l’Italia, Ascoli, Empoli, Monza, tre anni di B per irrobustire fisico e mentalità, il ritorno in Emilia, la consacrazione con Dionisi e di pari passo la titolarità nelle varie nazionali azzurre, fino all’esordio con Mancini, all’inizio di giugno dell’anno scorso, contro la Germania nella Nations League. Caratteristiche? Mezzala box to box, all’inglese, di piede destro, meglio nel centrocampo a tre, eccellenti tempi di inserimento in area avversaria, facilità di corsa, tackle alla Gattuso (ma lui direbbe: alla Strootman, che aveva preso a riferimento ai tempi della Roma), duro e leale, senza pietà e senza inutile spargimento di dolore.
Un giovane italiano che… gioca
Esempio rarissimo di giovane italiano che – banalmente – gioca: dai 19 anni ad oggi (ne fa 24 il 22 settembre) Frattesi ha disputato da titolare fisso tre campionati di B e due di A. In un panorama come il nostro dove i giovani invecchiano guardando gli altri giocare, Frattesi costituisce un’eccezione. L’amico del cuore è Gianluca Scamacca, si sono conosciuti quando avevano sei anni, al Parco delle Vittorie, con un pallone sotto il braccio e molti pomeriggi davanti. Insieme alla Lazio e alla Roma, al Sassuolo e in Nazionale: sempre in coppia, gemelli diversi. Il Lungo e il Corto (che poi tanto corto non è: l’almanacco dice un metro e settantotto, inganna però la corsa da toro, leggermente ingobbita, con la testa incassata nelle spalle). L’anno scorso Frattesi è incappato in una social-gaffe. Si è messo in posa, si è fatto un selfie davanti allo specchio nudo, in tutta la sua beltà. L’ha postato. Ops. L’ha subito tolto. Subito anche no, hanno fatto in tempo a vederlo 72.000 follower (guardoni?). Si è giustificato. Ha detto di essere stato hackerato, figurarsi. Nel selfie non guarda l’obiettivo, diciamo che è in contemplazione.