Nordio in aula per la sfiducia sul caso Almasri: “Accuse dell’opposizione ricordano l’inquisizione”

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Nessuna violazione, nessuna omissione, anzi. Ancora attacchi alla Corte Penale internazionale, e contro Corte d’Appello di Roma, per presunti “errori” commessi ai due distinti livelli nella vicenda Almasri. Perfino il dito puntato contro le opposizioni per aver scelto “non la dialettica urbana, civile, pacata”, ma “toni sempre esasperati e talvolta offensivi”. Ecco la difesa del ministro della Giustizia Carlo Nordio, in aula, di fronte alla mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni, Pd, M5S, la sinistra di Avs, i renziani di Italia Viva e Più Europa (solo Azione si è sfilata e lascerà l’aula al momento del voto), una seduta dall’esito scontato.

Mezz’ora di replica del Guardasigilli: gli stessi concetti già ribaditi nella chiusura a oltranza sulle accuse di aver riconsegnato alla Libia, dopo l’arresto in Italia, un “criminale come Almasri, torturatore e violentatori di donne e bambini”, come indica il centrosinistra da tre mesi. Ma il ministro, nel far ricadere le responsabilità sulla Cpi e sui giudici romani, chiude con un impegno che ha il tono dell’avvertimento: “Sospetto che dietro questi attacchi così smodati, anche attraverso la stampa, via sia un tentativo di fermare quella che per noi è la madre di tutte le riforme: la separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici e l’introduzione del sorteggio nei due Consigli superiori della magistratura. Bene, la riforma andrà avanti. E più saranno violenti, impropri e sciatti gli attacchi, più forte la nostra determinazione. E se voi farete del vostro peggio, noi faremo del nostro meglio”.

Applausi scroscianti dai banchi della maggioranza, con le opposizioni che rumoreggiano e lanciano accuse al Guardasigilli: “Ha mentito. Lei non è un feudatario. Lei è un ministro e ha l’obbligo di rispettare la legge”.

Nordio torna, in sintesi, alla presunta discrezionalità che il ministro poteva esercitare di fronte alla cattura di un pericoloso indagato, Almasri, per crimini contro l’umanità su mandato della Corte penale internazionale. “Certo che l’attività istruttoria o pre-istruttoria poteva essere aperta dal ministro quando gli atti che arrivano dalla Cpi sono poco convincenti, rivelano dubbi e inesattezze. E in questo caso le hanno rivelate, eccome. Dove? Nella parte del tempus commissi delicti – cita in latino Nordio – Perché ci si riferiva a una data completamente diversa, 4 anni di differenza da per la gestione del caso Almasri. E il fatto che quel provvedimento fosse sbagliato è stato dimostrato dalla stessa Corte che, dopo sei giorni, ha cambiato completamente il testo, cioè un elemento strutturale: che è il tempo del reato commesso. Senza quell’elemento l’atto di imputazione è praticamente nullo nel nostro ordinamento”.

Il ministro imputa alle opposizioni di comportarsi “come l’Inquisizione”. Rigetta con forza l’idea che siano addebitabili a lui i suicidi in carcere: “Ma se sono imputabili a me gli 80 suicidi del 2024, tanti, allora anche dei 60 di qualche anno fa dovevano rispondere i miei predecessori? Ci manca solo che mi accusiate di simonia e di bestemmia”. Poi, affrontando il caso Almasri, Nordio esce anche fuori dai confini delle contestazioni: non aver applicato le norme che imponevano la trasmissione agli atti della Corte di Roma e la consegna del criminale ai giudici dell’Aja. Nordio cita addirittura pareri ed osservazioni che arrivano da interviste, si appella a giuristi e magistrati che, nei mesi, attraverso i giornali hanno rilevato eventuali limiti nella gestione del caso da parte dei magistrati d’Appello. Fino ad ancorarsi all’immancabile ex giudice costituzionale, Sabino Cassese, già vicino alla maggioranza. “E’ stato detto con chiarezza che il ministro ha esercitato un suo diritto, l’errore è stato commesso dalla Corte d’Appello”. Poi l’accusa di strumentalità degli attacchi e l’avviso. “Andremo avanti con determinazione contro la separazione delle carriere”.

L’opposizione è compatta, usa toni forti. “Ministro, lei si è aggrappato a degli errori materiali per non fare il suo dovere e riportare un torturatore libico a casa, su un nostro Falcon 900 autotizzato da Palazzo Chigi”, accusa in aula la segretaria dem Elly Schlein. “Lei non ha mai citato l’articolo 4 che impone che il ministro dia trasmissione agli atti. Chi le ha chiesto di stare fermo? Chi le ha ordinato di riportare a casa Almasri: è stata Giorgia Meloni? Perché non lo dice al Paese?”

Angelo Bonelli, da Avs: “Anche oggi lei, ministro, ha detto una enorme quantità di bugie al Parlamento, le sue dimissioni sono atto di igiene politica. Un ministro non può raccontare che non è un passacarte quando ha un obbligo a dare esecuzione a un mandato di arresto della Corte Penale internazionale. Lei non è un feudatario, lei aveva l’obbligo di applicare la legge: invece ha coperto un boia, un torturatore, uno stupratore di bambini. E che ora continua a fare quello che le organizzazioni hanno denunciato?”. Quasi grida, invece l’ex magistrato Federico Cafiero de Raho, M5s, contro il suo ex collega: “Noi ci vergogniamo di questo governo e di un ministro che mente. In una vicenda così grave e importante lei viola la legge e la Costituzione, poi viene ad affermare cose risultate completamente destituite di fondamento. Quando lei ci parla di incoerenze, contraddizioni, opinioni dissenzienti, è smentito da ciò che dice il mandato d’arresto. Ma crede davvero che tutto questo avvenga per evitare la separazione delle carriere o lo dice per infuocare un’ala del nostro Parlamento. Lei ha giurato sulla Costituzione, e questa è ancora la Repubblica italiana, voi non siete al di sopra della legge”.

Mentre Maria Elena Boschi, di Iv, dopo aver premesso “la vecchia stima per il Nordio liberale”, attacca: “La verità prima di tutto. Mentre sul caso Almasri, la premier non ha risposto e lei spiega di nuovo qui che il generale libico è stato liberato per un cavillo giuridico, mentre il resto del governo ha continuato ad affermare, ovunque tranne che in Parlamento, che è stato scarcerato per interesse nazionale”. E Riccardo Magi, da +Europa: “Ministro,. lei non solo ha commesso una grave violazione rispetto ai nostri obblighi internazionali: lei e il governo, con la maggioranza, avete messo in campo una attività di delegittimazione e discredito della Corte Penale internazionale che non ha precedenti nella nostra storia”.

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