Effetto feste: in 20 giorni sette volte più contagi. Tra 5-11 anni vaccinazione solo per il 14%. Da oggi in vigore la stretta contro i no vax

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ROMADue milioni di positivi isolati a casa, gli ospedali costretti a riconvertire reparti per i malati di Covid, le terapie intensive in affanno, Asl, laboratori di analisi e farmacie sommersi dai tamponi, la scuola che reclama la Dad. E, unico dato positivo, la campagna vaccinale che riprende quota con lo zoccolo duro dei No Vax che comincia ad erodersi per effetto delle nuove restrizioni decise dal governo e dall’obbligo vaccinale per gli over 50.

L’identikit del No Vax: licenza di scuola media, disoccupato e con disagio abitativo

di Michele Bocci 08 Gennaio 2022
Le vacanze di Natale hanno restituito un’Italia completamente diversa, travolta dalla variante Omicron (ma anche dallaDelta plus)più di quanto fosse stato previsto. Il confronto dei numeri è impietoso: i 30.000 contagi dell”inizio della settimana di Natale facevano paura, adesso sono sette volte di più e quota 200.000 è la media degli ultimi tre giorni. Ricoveri e terapie intensive grazie ai vaccini non sono saliti agli stessi ritmi, come il numero dei decessi. E così l’Italia, sebbene ormai per due terzi in giallo, non ha ancora nessuna Regione inarancionee tutte le attività sono aperte.

L’impennata dei contagi

Natale con 30.000 contagi, avevano previsto le più pessimistiche stime dei tecnici. Ma il 25 dicembre i nuovi casi erano già 55.000 e alla Befana quasi 220.000. Un aumento esponenziale, di sette volte, in sole due settimane con un’enorme diffusione tra i bambini e i ragazzi nonostante le scuole chiuse. Inevitabile effetto delle feste, di pranzi e cene di famiglia, riunioni tra amici, veglioni e serate danzanti di capodanno nonostante i divieti e gli appelli. La coda della variante Delta combinata con la maggiore diffusività di Omicron ha acceso focolai ovunque, da nord a sud, facendo schizzare la percentuale di positività (che era del 3,6% nella settimana di Natale) all’attuale 15,6 %. Quintuplicata anche la media dei nuovi casi settimanali: da 37.000 a 158.000.

Gli ospedali in crisi

I vaccini hanno fatto il loro lavoro, evitando una nuova strage tra gli anziani, la fascia oggi più protetta della popolazione. La variante Omicron si conferma  meno aggressiva, e tuttavia con un così alto numero di contagi inevitabile che anche la pressione sugli ospedali aumentasse. Ricoveri quasi raddoppiati nei reparti ordinari (dove adesso ci sono più di 15.000 persone) e terapie intensive oltre la prima soglia di rischio con 1.600 ricoverati (per due terzi non vaccinati, un terzo i vaccinati fragili e con altre patologie) a fronte dei mille del 20 dicembre.

La corsa al tampone

Così tanti tamponi, da mandare in tilt gli apparati delle aziende sanitarie, non se ne erano mai visti. Più di 1,2 milioni nei giorni delle feste tra positivi da certificare, guariti da liberare dall’isolamento, contatti diretti di persone contagiate ansiosi di verificare il proprio stato di salute, centinaia di migliaia di persone a caccia di un test antigenico per ottenere l’agognato, quanto fallace, passaporto per una serata con gli amici o per una cena in famiglia. Sistemi di tracciamento ormai saltati, reagenti mancanti, tamponi che scarseggiano, tempi dei referti che si allungano con gli inevitabili intoppi burocratici.

File, nasi e nevrosi da tampone. Così il farmacista finì in prima linea

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Gli over 50 si vaccinano

L’8 gennaio, con quasi 69.000 iniezioni, il record di nuove prime dosi che erano crollate tra le 15 e le 20.000 al giorno tra fine ottobre e i primi di novembre. Di queste – ha fatto sapere il generale Figliuolo – più di 15.000 quelle degli over 50, effetto dunque dell’obbligo vaccinale entrato in vigore due giorni fa con la pubblicazione dell’ultimo decreto. Per loro adesso corsie preferenziali negli hub anche la notte, annuncia Figliuolo. Volano anche le prime dosi nella fascia d’età 12-19 anni (ben 85.000 durante le vacanze di Natale) dove il 75% è immunizzato. Deludente, invece, la campagna vaccinale dei più piccoli: 540.000 (appena il 14,7 %) i bimbi tra i 5 e gli 11 anni che hanno fatto la prima dose. E appena 766 quelli che, vaccinatisi subito, hanno già potuto fare la seconda dose e possono ritenersi immunizzati.

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