No Vax spiazzati, Massimo Cacciari: “Vi spiego perché ho fatto la terza dose, anche se la legge è sbagliata”

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VENEZIA – Il servizio che il filosofo fa alla città è pungolare chi governa, sempre e dovunque, come fa il tafano con un purosangue, ridestandolo dal suo intorpidimento. È citando L’Apologia di Socrate di Platone che il filosofo Massimo Cacciari spiega la sua posizione nei confronti di uno Stato considerato ipocrita perché, di fatto, impone l’obbligo vaccinale senza assumersene le responsabilità. Lunedì il cofondatore di DuPre (Commissione Dubbio e Precauzione) ha ricevuto la terza dose, ma non si è vaccinato perché è stato imposto agli over 50. L’ex sindaco di Venezia afferma che non giudica il vaccino in quanto tale, ma la gestione politica paternalistica dell’emergenza: “Non critico l’automobile perché c’è un codice della strada pazzo”. Quanto alla legge Cacciari chiarisce di rispettarla in quanto non lo obbliga a offendere gli altri, ma non per questo la ritiene giusta. Il compito del filosofo, conclude, è quello di mettere in discussione ogni affermazione di potere affinché il dubbio, fondamento di ogni ricerca, non sia mai represso.

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di Alessandra Ziniti 10 Gennaio 2022

Professore Cacciari, lei è uno dei fondatori della Commissione Dubbio e Precauzione. Lunedì si è vaccinato. Non ha più dubbi?

“Collaboro a un centro di contro-informazione che rende disponibile, come può, la straordinaria massa di documenti, relazioni scientifiche e testimonianze sulla pandemia che non trovano alcun spazio nei media, soprattutto italiani. Ognuno di noi, poi, può avere opinioni diverse sulle cause di questa situazione di emergenza, in tutti i campi, e sulle sue prospettive politiche. Mi sono vaccinato e mi sarei vaccinato ugualmente senza questa politica accentratrice, paternalistica, semi-autoritaria. La sua domanda lascia trasparire l’eterno equivoco, mi auguro nel suo caso in buonafede: il giudizio sul vaccino e la sua utilità non c’entra nulla con quello sugli strumenti adottati per combattere il Covid e meno ancora sulla politica sanitaria di questo governo e di quelli passati. Non critico l’automobile perché c’è un codice della strada pazzo”.

Fra le motivazioni della sua scelta c’è l’affermazione che fino a quando lo Stato non la obbliga a fare del male agli altri le leggi vanno rispettate. Quindi per lei la legge sull’obbligo vaccinale sarebbe giusta? 

“Non ritengo affatto “giusta” questa legge, pardon questi ennesimi decreti (che certo hanno valore di legge – ma chi non ne vede la differenza su materie così delicate come norme riguardanti il corpo della persona è un cieco guidato da altri ciechi). Personalmente posso obbedire in questo caso allo ius positum che, come i giuristi sanno o dovrebbero sapere, mai ha a che fare con la “giustizia” perché esso non mi obbliga a offendere altri né a costringerli ad alcunché. Nel mio caso, come ho detto, non avevo bisogno di nessuna legge per andare a vaccinarmi. Decreti e leggi che si sono susseguite in questi due anni – senza tenere alcun conto dello stato generale della salute del Paese – sono, a mio avviso, un clamoroso esempio di occasionalismo giuridico-politico, e continuerò a criticarle – e non c’entra nulla il vaccino”.

Se lo Stato ordinasse l’obbligo vaccinale a tutti DuPre avrebbe ancora senso e perché?

“Lo Stato ha obbligato alla vaccinazione! Vogliamo scherzare? Soltanto ipocrisia e preoccupazioni di vario genere, condivise dalle case farmaceutiche che producono il farmaco, coprono questa lapalissiana verità. La possibilità dell’obbligo è contemplata nella Costituzione? Certamente sì. Basta la nuda lettera? Oh uomini della lettera, quante volte ci avete insegnato in passato a vedere lo spirito della Carta! Non vi pare che la solennità del caso contemplasse veri dibattiti parlamentari, una vera azione legislativa? Non vi pare che il rimando alla dignità della persona implichi una informazione completa, anche dei rischi, che è mancata in toto? E non vi pare che nell’applicazione di queste norme emergano colossali problemi di disparità di trattamento e discriminazioni tra cittadini? Dunque, proprio e anche per questi motivi il Centro DuPre si è formato, per dar voce, scientificamente e giuridicamente fondata, alla critica dell’obbligo così imposto”.

Perché bisogna ubbidire allo Stato quando non si è convinti delle sue leggi?

“Io ho obbedito per il motivo che ho detto. Certo, nella storia e nella vita di ciascuno, che partecipi al dramma della politica, si può raggiungere un punto in cui lo ius positum nel suo insieme contraddice radicalmente le tue idee, le tue aspirazioni, i tuoi progetti. Allora si pone la decisione: se emigrare, se combattere l’intero Ordine in cui vivi, se ritirarti in esso e vivere nascosto. Non credo che questa sia la situazione, o almeno non è questa per me. E cerco ancora di criticare positivamente e di indicare vie di “riforma”.

Qual è il ruolo del filosofo oggi? Difendere la libertà individuale o far rispettare la legge? 

“Non c’è la filosofia e poi un suo ruolo civile-politico. La filosofia dell’Occidente è politica nella sua più intima essenza. Ma non perché “parla di politica”, perché è discussione, contraddizione, critica, insofferenza per ogni già-detto e già-fatto, per ogni affermazione di potere (che può nascere anche dal suo interno) che pretenda di bloccare quel dubbio radicale da cui ogni ricerca nasce. Si ricorda Socrate-tafano? Nessuna “emergenza” può metterne a tacere la voce. Ecco, una filosofia che non disturba più, che non agita (cogitare è co-agitare), cessa di avere alcun significato. E ciò vale sia che si faccia logica formale o che si faccia filosofia della religione”.     

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