Per i 5Stelle Sabino Cassese non è “neppure una opzione sul tavolo”. Il costituzionalista, 86 anni, presidente emerito della Corte costituzionale, giurista ironico e pungente, ha nei grillini e nel loro capo, Giuseppe Conte avversari tenaci. E l’avversione è datata luglio 2020, quando con un editoriale sul Corriere della sera, Cassese criticò aspramente il modo di procedere dell’allora premier Conte sulla pandemia a colpi di Dpcm, di Decreti del presidente del consiglio dei ministri.
Volarono parole grosse, anche con un botta e risposta. Cassese evocò Viktor Orbàn, il primo ministro ungherese per ricordare: “Non dimentichiamo che Orbàn cominciò la sua carriera politica su posizioni liberali”, spiegando che non era affatto “fisiologico governare con mezzi eccezionali, perché questi possono produrre conseguenze negative non solo per la società e per l’economia ma anche per l’equilibrio dei poteri, mettendo tra le quinte, ancora più di quanto non accada oggi, il Parlamento e oscurando il presidente della Repubblica e la Corte costituzionale”. La replica di Conte arrivò a breve giro di posta sul Fatto: “Chi evoca il modello Orbàn dice una sonora stupidaggine. Io non ho né voglio pieni poteri”, replicò con durezza.
L’ironia di Cassese sull’ipotesi candidatura: “Io al Colle, perché escluderlo?”
di Concetto Vecchio 27 Gennaio 2022
Poi Cassese precisò e smussò i toni, ma non la sostanza delle critiche agli strumenti usati per governare l’emergenza: “Non credo che vi siano aspiranti dittatori, ma temo che si possa dare il brutto esempio, e ciò crea precedenti. E si sa che i giuristi credono molto nei precedenti”. A testimoniare una sostanziale distanza tra il costituzionalista garantista e la foga dei grillini, c’erano state già le contestazioni di Cassese sulla “Spazzacorrotti” , fiore all’occhiello del Movimento e frutto dell’iniziativa dell’ex ministro Guardasigilli, Alfonso Bonafede. Posizioni assai lontane dalla galassia grillina. Alla Leopolda, la kermesse organizzata da Matteo Renzi, proprio lo scorso anno Cassese è andato a testimoniare la necessità di una riforma della magistratura che “è diventata un Stato nello Stato”, ha denunciato. Nessun feeling con il Movimento pentastellato, che ora lo ripaga non prendendo in considerazione l’ipotesi che possa essere candidato al Quirinale.