Quanto dipende l’Unione europa dal gas russo?
Negli ultimi anni, con il calo della produzione di idrocarburi nei giacimenti del Mare del Nord, la dipendenza dal gas russo è via via salita in tutta la Ue. Il fabbisogno complessivo è al momento coperto per il 41% dal gas in arrivo dai giacimenti siberiani. Il mare del Nord rimane il secondo fornitore con una quota del 17%. Importi inferiori sono assicurati da Algeria e Libia, nonché dall’Azerbajian dopo l’apertura del gasdotto Tap. Il resto è coperto dalle forniture in arrivo via nave (il Gnl, gas naturale liquefatto) che viene lavorato e immesso in rete da una ventina di rigassificatori sulle coste di tutta Europa.
Da dove arriva il gas che si consuma in Italia?
Nel 2021, l’Italia ha consumato 71,34 miliardi di metri cubi di gas, di cui il 37,8 per cento in arrivo dalla Russia attraverso i gasdotti che hanno la loro porta di ingresso al passo del Tarvisio. Il secondo fornitore è l’Algeria, con una quota del 28,4% attraverso il gadotto sottomarino che approda in Sicilia a Mazzara del Vallo. Il Mare del Nord contribuisce ormai con una piccola quota (2,4%) così come il gas che proviene dalla Libia (4,3%, porta di ingresso a Gela). Negli ultimi anni hanno assunto sempre più importanza il Gnl, dopo la realizzazione degli impianti di Livorno e Rovigo che si sono aggiunti allo storico rigassificatore di La Spezia. Rovigo è il più importante, qui arriva il gas dal Qatar e ormai copre il 9,8% del fabbisogno italiano. Quote inferiori per Livorno e La Spezia, entrambi all’1,4%.
Perchè il gasdotto Tap è diventato così importante?
E’ l’ultima infrastruttura realizzata (è entrata in servizio poco più di un anno fa) ma è subito diventata fondamentale. Non solo perché nel 2021 ha garantito il 9,8% della domanda di gas italiano, ma ha consentito agli operatori presenti nel nostro paese di diventare persino esportatori in Europa: è successo per la prima volta a ridosso delle vacanze di Natale. Al momento ha una capacità di 10 miliardi di metri cubi di gas (all’Italia ne sono arrivati un po’ meno di 8 miliardi): arriva dai giacimenti dell’Azerbajian e una parte è stato acquistato in Grecia, Albania e Bulgaria. Ma con piccole modifiche tecniche può arrivare a 20 miliardi. Ed è sicuramente una strada che verrà percorsa per diminuire la dipendenza europea dalla Russia.
Quanto ci costa il gas russo?
I contratti nel settore degli idrocarburi sono gelosamente tenuti segreti da operatori e produttori. Dicono per non dare indicazioni ai concorrenti. Il gas che viaggia nei gasdotti è legato a contratti di medio periodo, solitamente indicizzati ad alcune varianti. Di conseguenza, si può dire che costa meno di quanto si paga il gas naturale che viene comprato “day by day” sul mercato che ruota attorno al Gnl. E’ quest’ultimo che ha causato principalmente l’impennata record dei prezzi, perché segue l’andameno delle quotazioni che cambiano ogni giorno, così come avviene per il petrolio. La domanda improvvisa di gas dopo la fine dei lockdown ha portato a un rialzo che nella sua punta massima ha toccato il 600%.
Quindi il gas russo ci fa risparmiare?
Difficile dare una risposta. Come tutte le forniture di lungo periodo, segue molto meno l’andamento del prezzo sul mercato “day by day”. Tutto dipende da quando viene sottoscritto un contratto: sia le industrie che le famiglie che hanno un contratto precedente al boom dei prezzi non hanno subito rincari. Ma tutto dipende anche da quando quel contratto scade. Perchè subito dopo va ricontrattato ai prezzi del mercato libero.