Odessa – Avvolta nelle opposte propagande di guerra, la sorte dell’acciaieria Azovstal e dei soldati asserragliati da settimane nel suo ventre è difficile da descrivere usando solo l’indicativo. È cominciata l’evacuazione, questa è l’unica certezza, ma non è chiaro quanti siano stati trasferiti e se nei cunicoli ferrosi dell’impianto di fabbricazione sovietica rimanga ancora qualcuno.
L’accordo tra i due governi, così come è stato inizialmente comunicato dal ministero della Difesa russo, prevedeva solo l’uscita dei feriti, stimati in una cinquantina. Testimoni oculari citati da Reuters, tuttavia, hanno visto una dozzina di autobus partire dall’acciaieria. Un servizio della tv russa li ha ripresi mentre sfilavano davanti alle telecamere. In tarda serata, il comando delle forze armate ucraine ha diffuso le cifre ufficiali: 53 feriti trasportati in ospedale, 211 militari fatti uscire dopo uno scambio di prigionieri e portati a Olenivka, nell’autoproclamata Repubblica poplare di Donetsk. L’idea di Zelensky è di riportarli a casa con uno scambio di prigionieri. “È un giorno difficile – commenta il presidente – speriamo di poter salvare la vita dei nostri ragazzi, c’è bisogno di delicatezza e di tempo. L’Ucraina ha bisogno di eroi vivi”.
Intervista nell’acciaieria: “Dobbiamo resistere più a lungo possibile. Ma uscire vivi dall’Azovstal è praticamente impossibile”
di
Bernard-Henri Lévy
Andiamo con ordine. Ieri mattina il governo di Mosca diffonde la notizia del raggiungimento di un accordo con Kiev per portare i combattenti più gravi nell’ospedale di Novoazovsk, nella Repubblica popolare di Donetsk. “A seguito dei colloqui con i rappresentanti delle truppe ucraine bloccate nell’acciaieria, è stato aperto un corridoio umanitario per i feriti. Oggi non ci saranno bombardamenti”. Subito dopo, Alexander Khodarkovsky, comandante di un’unità delle forze separatiste di Donetsk, dichiara la resa di “dieci dell’Azovstal”, sostenendo che i dieci stanno sventolando delle bandiere bianche. La circostanza viene smentita prontamente da fonti del ministero della Difesa ucraino, e, fino al discorso del presidente Zelensky in tarda serata, questa rimarrà l’unica presa di posizione ufficiale del governo.
(reuters)
Nel pomeriggio, mentre tutto tace, il sindaco di Mariupol Vadym Boychenko scrive sui social che all’Azovstal sono già morte 15 giovani donne. “Erano militari e dottoresse, una tragedia per l’intero popolo ucraino. Sono i migliori di noi, veri eroi. Bisogna fare ogni sforzo per salvarli”. Alle 8 di sera, il comandante del Reggimento Azov pubblica un videomessaggio. “Con l’obiettivo di salvare vite umane, l’intera guarnigione di Mariupol sta obbedendo alla decisione approvata dal Comando militare supremo e spera nel supporto di tutto il popolo ucraino”. Quale sia la decisione, nel dettaglio, non lo specifica. Aggiunge però quello che suona come l’epitaffio della tenace resistenza dell’Azov, dei marine della 36° Brigata e di un pugno di guardie di frontiera. “I difensori di Mariupol hanno obbedito agli ordini nonostante le difficoltà, sopportando l’urto delle soverchianti forze nemiche per 82 giorni”.
Ucraina, la talpa di Azovstal che consegnò ai russi la mappa del tunnel: così Putin ha deciso l’ultimo assalto a Mariupol
di
Daniele Raineri
Sul sito russo Mash viene pubblicato un primo filmato girato a Mariupol dopo il tramonto, in cui si vede un’ambulanza da cui viene estratta una barella con un ragazzo sopra. È immobile, in posizione fetale e non dice una parola. Un canale russo trasmette poi un secondo servizio con la sfilata dei bus. Il giornalista spiega: “Trecento soldati ucraini hanno appena lasciato l’Azovstal. I feriti saranno portati a Novoazovsk, gli altri a Yelenovka”. Un villaggio con questo nome si trova in Crimea. C’è ancora qualcuno là sotto? I civili nascosti nell’acciaieria martoriata dai missili russi sono stati fatti evacuare nei giorni scorsi. Rimanevano quelli dell’Azov e gli altri soldati, quantificati da fonti ucraine in circa 600 unità in tutto. Se tale numero è esatto, vorrebbe dire che dentro l’Azovstal resistono ancora in 300. Sono calcoli, però, da prendere con molta cautela. Una intera nazione si sta chiedendo se esista ancora un brandello di Ucraina a Mariupol.