ROMA – Un tetto al prezzo del gas e del petrolio. E’ questa la principale novità di cui si sta discutendo al vertice europeo sull’emergenza energetica in corso a Bruxelles.
Gas, con lo stop alle forniture russe all’Italia la vera emergenza scatterebbe in autunno
di
Luca Pagni
La possibilità di introdurre un tetto al prezzo del gas è stato proposta la prima volta da Italia, Francia, Spagna e Portogallo, mentre è sempre stata contraria la Germania spalleggiata dall’Olanda. La bozza in via di definizione prevede, invece, che il cosiddetto “price cap” possa essere introdotto in via “temporanea” e dopo aver discusso “le modalità con i partner internazionali”.
In buona sostanza, l’Unione Europea pensa di introdurre, in caso di emergenza (come l’interruzione delle forniture da parte di Gazprom all’Europa, ma non solo) una misura provvisoria per avere prezzi che non siano legati ai mercati finanziari dei derivati, ma che siano invece calmierati. Sia per ridurre l’effetto diretto sulle bollette di imprese e cittadini, sia per limitare la corsa dell’inflazione.
Gas, ecco perché il pagamento in rubli non violerà le sanzioni
di
Luca Pagni
Più difficile sembra l’accordo sull’embargo alle importazioni di greggio. Il fatto che arrivi via mare è il compromesso che permetterebbe il passaggio del petrolio attraverso l’oleodotto che dalla Russia arriva in Ungheria (che ha solo accessi via terra) e da qui in Polonia e Germania. Ma il premier ungherese Viktor Orban continua a porre il vero per il suo Paese, impendendo di fatto l’accordo a livello Ue.
Per questo motivo, le conclusioni del vertice arriveranno solo lunedì pomeriggio quando verrà licenziato il testo finale. Anche se – a questo punto – l’accordo sull’embargo al petrolio russo potrebbe arrivare solo la prossima settimana a livello di riunione degli ambasciatori. Come dire: ci sarà ancora da lavorare per gli sherpa di Bruxelles.
Petrolio: ecco perché la Cina aumenta l’import dalla Russia e mette nei guai l’Iran
di
Gianluca Modolo
,
Luca Pagni
Nell’attesa che la Ue decida, la Russia si porta avanti nella ricerca di mercati alternativi al suo greggio. Come segnala la società di analisi del mercato energetico Kpler, l’Asia ha superato l’Europa per la quantità di import di petrolio russo. L’aumento, del resto, è considerevole: primo dello scoppio del conflitto in Ucraina, i flussi verso l’Asia erano attorno ai 27 milioni di barili settimanali, ora sono arrivati a 75 milioni.