Oggi è la giornata dello sciopero nazionale della scuola. A scendere in piazza a Roma Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda e Anief, che protestano contro le norme del governo su formazione e reclutamento. A pochi giorni ormai dalla conclusione dell’anno scolastico, insegnanti e personale Ata incrociano le braccia per dire no all’approvazione in Parlamento delle misure contenute nel decreto legge 36.
E’ previsto l’arrivo di un centinaio di pullman da tutta Italia a piazza Santi Apostoli dove si terrà una manifestazione dalle 10. Gli organizzatori si aspettano un’alta partecipazione alla protesta. E’ polemica per il divieto della questura di poter manifestare anche in piazza Montecitorio, davanti alla Camera dei deputati.
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di
Salvo Intravaia
“Non possiamo sottovalutare il grido di allarme lanciato oggi dalle forze sindacali e dai lavoratori della scuola che hanno aderito allo sciopero. Va, con urgenza, aperto un confronto sul contratto collettivo già scaduto ed in corso di rinnovo, su quello per il triennio 2022-24 e sul decreto legge 36 all’esame del Senato”. Così in una nota congiunta Manuela Ghizzoni responsabile Università e Ricerca del Pd e Irene Manzi, responsabile Scuola del Pd.
“Il governo cambi strada sulla scuola pubblica. Pensavamo che dopo la pandemia ci sarebbe stato un atteggiamento molto diverso. Invece si procede a colpi di decreto legge senza un confronto con le organizzazioni sindacali, senza chi nella scuola lavora ogni giorno”. A dirlo il segretario della Flc Cgil, Francesco Sinopoli, in piazza Santi Apostoli.
“Ci si inventa un sistema di formazione per pochi, che non è formazione, finanziato con il taglio degli organici e si ripensa il sistema di reclutamento dopo un anno che era stato approvato sempre con decreto – prosegue – non si danno risposte ai precari e tutte le promesse sono state disattese. Abbiamo quindi tanti motivi per essere in piazza”.
Contemporaneamente allo sciopero il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi partecipa da remoto a un evento a Torino sulla sicurezza nelle scuole promosso dall’Associazione nazionale presidi. “Ho voluto essere a Roma, oggi è un momento delicato. Dobbiamo ripensare questi due anni di pandemia. La scuola è per definizione in presenza ed io in questi mesi ho voluto anche con alcuni contrasti riportare gli alunni a scuola”.
“Noi abbiamo tre riforme da fare – ha spiegato Bianchi – e il nocciolo è che il sistema deve essere basato sul concetto di autonomia, che è la capacità di costruire dal basso un sistema nazionale, ma questo non significa che ognuno deve andare per conto proprio”. Per il ministro inoltre “Serve una riflessione sull’organizzazione della scuola che prevede il ‘fine corsa’ a 14 e 18 anni e un obbligo a 16 anni”.
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di
Viola Giannoli
,
Alessandra Ziniti
Sulla sicurezza degli edifici Bianchi ha aggiunto: “Abbiamo 40 mila edifici scolastici in Italia. La sicurezza degli edifici coinvolge un Paese che per anni non ha investito: noi stiamo mettendo risorse importanti, 12 miliardi con il Pnrr. Abbiamo messo poi 4 miliardi per asili nido e scuola infanzia”.
“Stiamo vivendo una fase di grande passaggio: la pandemia, la stessa guerra, stanno cambiando la società. I ragazzi non cercano più un lavoro stabile ma un lavoro che soddisfi le loro esigenze di vita e la loro creatività. Questa scuola che vogliamo è più difficile da descrivere, meno strutturata di quella di un tempo. La nostra scuola non è un arredo urbano nè un luogo neutrale è un luogo di affermazione della Repubblica e ne deve affermare i principi fondanti: la tutela dei diritti individuali e il dovere della solidarietà”.
Le richieste avanzate in piazza dai principali dei sindacati al governo riguardano però soprattutto i temi del lavoro e del reclutamento: stralciare dal decreto tutte le disposizioni che invadono il campo della contrattazione, dalla formazione agli aspetti economici e normativi che riguardano il rapporto di lavoro; rivalutare nel nuovo contratto le retribuzioni di tutti i profili professionali: le risorse stanziate nella legge di Bilancio devono essere ulteriormente incrementate, secondo i sindacati, e viene considerato ‘inaccettabile’ procedere con un ‘sistema a premi’, per pochi.
E ancora, si chiede di dare stabilità al lavoro e rafforzare gli organici invece di tagliarli, con un sistema di reclutamento che assicuri la copertura dei posti vacanti e preveda opportunità di stabilizzazione per i precari; riconoscere la professionalità di chi lavora nella scuola come risorsa fondamentale: valorizzare il lavoro delle persone, mettere in sicurezza le scuole, colmare squilibri e divari territoriali, ridurre gli alunni per classe.
I precari “sono stati usati come scudo politico. Non c’è volontà di risolvere il problema. Noi di idee ne abbiamo cento, ma non c’è volontà”. Lo ha detto il segretario generale della Uil scuola, Pino Turi, in piazza Santi Apostoli. “I precari smettano di andare da soli e si uniscano al sindacato. Bisogna essere tutti in piazza. Il problema di questo paese è che sta prevalendo l’individualismo e il neo liberismo”.