I Bitcoin e le altre criptovalute continuano a occupare il centro della scena finanziaria, anche per la Banca centrale europea (Bce). Che così torna sul tema nell’ultimo documento “Financial stability review”, dopo che nei giorni scorsi la presidente, Christine Lagarde, aveva tuonato che “i crypto asset non valgono nulla”, invocandone una regolamentazione.
Lagarde attacca i bitcoin: “Non valgono nulla. Tutto è diverso per l’euro digitale”. Ecco le differenze
di
Carlotta Scozzari
Giunge, a ben vedere, alla stessa conclusione lo studio appena pubblicato dalla Bce e firmato da Lieven Hermans, Annalaura Ianiro, Urszula Kochanska, Veli-Matti Törmälehto, Anton van der Kraaij e Josep M. Vendrell Simón. “L’innovazione finanziaria – si legge nella sintesi del documento – la volatilità e la crescita stellari viste nell’ecosistema delle criptovalute mostrano quanto sia importante comprendere al meglio i potenziali rischi che i crypto asset comportano per la stabilità finanziaria, se si continua su questa traiettoria. Il rischio sistemico aumenta insieme con le interconnessioni tra crypto asset e settori finanziari tradizionali, con la crescita del ricorso alla leva e alle attività di prestito”. Per questo motivo, “chiudere il divario esistente nell’ecosistema dei crypto asset in termini di regolamentazione e dati è importante per mitigare questi rischi sistemici”.
a) Capitalizzazione di mercato delle criptovalute
b) Apprezzamento di bitcoin ed ether da marzo 2020 rispetto ai principali asset, in termini di capitalizzazione di mercato
Fonti: Bloomberg Finance L.P., Crypto Compare e calcoli della Bce L’ondata di vendite che ha colpito i mercati azionari nell’ultimo mese si èscaricata anche sui Bitcoine sulle altre criptovalute. E la cosa, si legge nell’analisi, suggerisce che “il mercato dei crypto asset sia diventato più legato a quello degli asset di rischio tradizionali”. Del resto, “le interconnessioni col sistema finanziario sono crescenti”. Basti pensare ai “network di pagamenti che offrono anche servizi in crypto asset” o ai grandi investitori istituzionali come fondi e family office che, sempre di più, “oggi investono in Bitcoin” così come in altre criptovalute.
I rischi finanziari collegati alla diffusione delle monete digitali possono essere amplificati da tutta una serie di elementi in crescita sul mercato. Tra questi, le sempre più diffuse opzioni offerte dalle piattaforme di Bitcoin e altre criptovalute di aumentare la propria esposizione tramite la leva finanziaria, e di fatto quindi tramite l’indebitamento. “Alcuni crypto exchange – si sottolinea nello studio della Bce – consentono di aumentare la propria esposizione fino a 125 volte rispetto all’investimento iniziale”.
Il buco da 40 miliardi di Luna apre nuove crepe nelle stablecoin
di
Giovanni Pons
C’è poi il fenomeno del cosiddetto “crypto lending”, che consiste in estrema sintesi nel prendere in prestito denaro o criptovalute fornendo come garanzia criptovalute. “Sebbene il fenomeno sia ancora limitato, è in espansione” evidenzia l’analisi della Bce, aggiungendo che spesso, in questo modo, “gli investitori possono ottenere sugli asset digitali tassi di interesse superiori che sui depositi in banca”. Questo tipo di servizio, continua lo studio, “è offerto da fornitori sia centralizzati sia decentralizzati e spesso avviene senza supervisione e controlli”. A riguardo, va ricordato che si definisce Defi (termine che sta proprio per decentralized finance, finanza decentralizzata) quel vasto insieme di servizi finanziari offerti a partire dalla tecnologia della blockchain, di fatto un registro che consente di tenere traccia delle transazioni.
E tra le strategie che si sono diffuse con il crypto lending l’analisi segnala quella in base alla quale un investitore viene incentivato proprio da tassi più allettanti a prestare le proprie criptovalute “a un pool che contribuisce a fornire liquidità ai sistemi Defi”. Anche per questi motivi, i prestiti in criptovalute sono passati e stanno passando al vaglio della varie autorità competenti. Per esempio, negli Stati Uniti, la Sec, omologa della nostra Consob, ha sanzionato BlockFi per 100 milioni di dollari per non avere registrato correttamente le offerte e le vendite dei propri servizi di crypto lending, come richiesto dalle legge americana.
“Sebbene tali casi siano ancora sconosciuti in Ue – si legge nel documento della Bce – le piattaforme Defi che riproducono i servizi finanziari tradizionali farebbero meglio ad assicurare che operano in conformità con l’attuale regolamentazione europea, per evitare il rischio di controversie legali”. Sullo sfondo, la regolamentazione del mercato dei crypto asset (Mica regulation) allo studio da parte dell’Ue, che secondo l’analisi dovrebbe essere “approvata con urgenza per assicurare che possa essere applicata prima anziché dopo”.
Changpeng Zhao rilancia Binance in Italia: “Nelle cripto tanta speculazione, le regole ora servono”
di
Filippo Santelli
Nel frattempo, alcuni singoli Stati membri si sono già mossi introducendo sistemi di regolamentazione del settore a livello nazionale. In Italia, per esempio, è da poco operativa l’anagrafe delle criptovalute. Binance, tra i colossi mondiali del settore, ha annunciato di avere ottenuto il 27 maggio la registrazione. Tale iscrizione, ha spiegato una nota, “permetterà all’azienda di offrire prodotti cripto ai clienti italiani ed è testimonianza concreta dell’importanza per Binance di operare in conformità alle normative locali in materia di criptovalute. Rappresenta, inoltre, un importante tassello della strategia di crescita di Binance in Italia, che permetterà all’azienda di rafforzare la propria presenza nel nostro Paese aprendo uffici e ampliando il team di professionisti attivo sul territorio”.