PARIGI – Viva Martina Trevisan, l’elogio dell’italianità. Non per i riccioli mediterranei, ma per la creatività del gioco. Un’italiana in semifinale a Parigi, al Roland Garros, nove anni dopo l’ultima volta. Fu Sara Errani da Bologna, altra ragazza – tennista – molto italiana. Nel senso che entrambe non hanno un fisico da valchirie dell’Est, che non sparano cannonate a 150 kmh, ma che invece preferiscono traiettorie, strategie, colpi spiazzanti e a sorpresa.
Quasi un tennis di fatica, diciamo. Martina Trevisan è toscana. Dunque schietta. Oggi sorridente dopo aver attraversato il suo tunnel. Nel 2020 l’avevamo scoperta, con i suoi primi quarti in uno Slam, il quasi ritiro, l’anoressia, l’amore per il tennis, con i ragazzini cui s’era dedicata che le avevano fatto ritornare la voglia, il desiderio.
Martina Trevisan è in semifinale al Roland Garros: Laylah Fernandez battuta in tre set
Si era rivista in loro, nei loro sogni e aspettative. Poi, dopo lo Slam, altre montagne russe. Altro giro di giostra da gestire. Troppo improvviso, il successo, per essere governato con facilità. Occorre tempo. Martina lo ha avuto. Ottenendo la seconda chance della vita, e non sprecandola.
Ha confessato la sua tensione al primo match point, ha ‘sentito’ la consapevolezza del momento. Poi s’è liberata, nel terzo set, dei fantasmi e dei dubbi. E ha conquistato la semifinale Slam, la sua decima vittoria consecutiva, da Rabat (torneo vinto) fino a Parigi. Ora giocherà contro una tra Cori Gauff e Sloane Stephens: se dimenticherà l’idea di una possibile finale Slam nulla le è negato, preventivamente.
Perché questo è il tennis Made in Italy by Martina Trevisan. Un tennis mancino, malandrino e inaspettato. Non fisico. Un gioco all’antica, ma reso moderno a seconda delle situazioni. Viva Martina.