Draghi: “Altri aiuti per famiglie e imprese”. E c’è I’ipotesi sconto benzina

Read More

BRUXELLES – Lunedì notte Mario Draghi rientra all’hotel Amigo. Sono quasi le due. È colpito, perché ha toccato con mano un aspetto inedito: la Germania, la potentissima Germania, ha dovuto chiedere all’Europa di allungare i tempi dell’embargo al petrolio. Un’eccezione, come poco prima aveva fatto l’Ungheria. Ammissione di debolezza, fotografia di una fase eccezionale, ma anche grimaldello che può aprire uno spazio politico per Roma: se ci si aiuta a vicenda, allora che valga anche sul “price cap”, il tetto ai prezzi degli idrocarburi, ancora tutto da scrivere.

Per adesso, però, è soprattutto il tempo dei sacrifici. Viene sancito un doloroso embargo sul petrolio, che promette di dare fiato – ancora – all’inflazione. Non a caso, davanti alla stampa il premier ammette l’enormità dei problemi, senza abbandonare l’ottimismo cauto di chi spera in una via d’uscita: «Il governo ha già speso 30 miliardi per mitigare l’effetto dei prezzi dell’energia. Continueremo a fare tutto quello che è necessario per aiutare i deboli e la produttività delle imprese».

Petrolio, la Ue trova l’accordo. Stop al 90% del greggio russo

dal nostro corrispondente
Claudio Tito

30 Maggio 2022

È un nuovo “whatever it takes”. L’ennesimo in questo anno di crisi. Ed è la promessa di un impegno del governo: ogni sforzo sarà compiuto per contenere l’aumento dei prezzi ed evitare la recessione. In questa chiave, l’esecutivo ha già riservatamente elaborato un potenziale piano d’azione per tamponare i costi del futuro bando del greggio russo. Ed è pronto, ma solo se sarà necessario, a destinare circa novecento milioni di euro al mese – a partire da agosto, probabilmente – per compensare l’eventuale nuovo taglio delle accise sulla benzina. Per tre, quattro, forse cinque mesi. Fino al termine del 2022 e all’avvio dell’embargo.

Più che un piano è, appunto, un’ipotesi di lavoro conosciuta a Palazzo Chigi e al ministero della Transizione ecologica di Roberto Cingolani. Le variabili legate allo scenario internazionale sono talmente tante che nessuno può dire oggi se l’arma sarà utilizzata. Di certo c’è che l’attuale taglio delle accise scade l’otto luglio, che costa oltre un miliardo al mese e che l’estate è un mese caldo non soltanto dal punto di vista climatico, ma anche dei trasporti: difficile lasciare gli italiani senza un paracadute, se necessario.

In realtà, con l’inizio del 2023 si dovrà mitigare anche l’eventuale effetto del bando al carbone. E tutto questo sempre dando per scontato ciò che scontato non è: la fornitura senza interruzioni del gas russo. L’esigenza, quindi, è evidente: tenere al riparo il Paese dalla spirale inflazionistica, potenziale anticamera di una dolorosa recessione. E farlo con atti mirati, incisivi, anche a costo di prevedere uno scostamento nei conti pubblici che al momento comunque non serve: «Non ho preclusioni ideologiche – si mantiene cauto Draghi – ma finora siamo sempre riusciti a farlo all’interno del bilancio».

Il premier gioca su due tavoli, questo è evidente: Bruxelles e Roma. In Europa, al termine del Consiglio europeo, tiene innanzitutto a spiegare che l’intervento sul greggio era necessario e sarà equo, se si escludono le eccezioni per Ungheria e Repubblica Ceca: «Il pacchetto è un pieno successo. L’Italia non esce penalizzata dall’intesa, per noi come per tutti gli altri l’obbligo scatterà alla fine dell’anno». L’ex banchiere ammette però che il tempo che si apre davanti sarà carico di incognite, perché la guerra ha stravolto ogni equilibrio. «Non illudiamoci, queste sanzioni dureranno molto, molto, molto a lungo. Le linee commerciali verranno cambiate probabilmente per moltissimi anni, se non per sempre». È uno scenario che richiede interventi strutturali in sede europea, in attesa dei quali è meglio raffreddare la spirale dei prezzi in Italia.

Il problema è che il solo annuncio del bando del petrolio tra sette mesi ha innescato ieri un rialzo dei prezzi. Per questo esiste il piano del governo sulle accise. E comunque, aggiunge, in Italia l’aumento dei prezzi «è basso, esclusi energia e cibo». Resta il fatto che è ormai prioritario difendere il potere d’acquisto delle famiglie. E farlo compattando le parti sociali, in modo da evitare che l’inflazione inneschi una spirale sui salari: «Sindacati, imprese e governo devono lavorare insieme».

Resta la battaglia da giocare a Bruxelles, con un occhio sempre fisso al calendario della guerra. Draghi prevede tempi lunghi per il conflitto, come si intuisce quando ipotizza sanzioni non brevi: «Il momento di massimo impatto di tutte le misure – svela – sarà da questa estate in poi». C’è insomma da resistere. E da convincere i riottosi europei a inventare nuove soluzioni collettive per la crisi. In questo senso, il mandato alla Commissione Ue di studiare misure per disegnare un tetto ai prezzi è un passo: «Siamo stati accontentati», sostiene il premier, che probabilmente avrebbe voluto comunque tempi più rapidi. Quanto al RePowerEu, di certo si può fare di più: «Non ci sono nuovi stanziamenti». L’impegno è a dare battaglia al Consiglio europeo di fine giugno.

Sullo sfondo resta sempre il dossier più delicato, quello del gas. Che il tetto possa essere applicato anche a questa fonte per contenerne il prezzo è ancora da decidere. Valuterà la Commissione. Nel frattempo, ammette Draghi, la fornitura russa continuerà, anche se finanzia la guerra: «È una situazione frustrante, di grande imbarazzo, ma non si può fare altrimenti…». In Europa, d’altra parte, c’è anche chi paga direttamente in rubli. Non l’Italia, assicura. La sfida energetica è appena cominciata.

Headline

Never Miss A Story

Get our Weekly recap with the latest news, articles and resources.
Cookie policy

We use our own and third party cookies to allow us to understand how the site is used and to support our marketing campaigns.