SCHLOSS ELMAU – Bando alle importazioni di oro russo, più “una serie di passi concreti” per aumentare le sanzioni e il costo dell’invasione dell’Ucraina per Putin, a partire dall’energia. Iniziative congiunte per sbloccare la crisi del grano, e lancio di un piano di infrastrutture globale per contrastare la nuova “Via della Seta” cinese. Sono gli obiettivi principali del presidente Biden per la giornata inaugurale del G7, aperta da un bilaterale con il cancelliere tedesco Scholz e una sessione sull’economia globale, secondo fonti autorevoli della Casa Bianca che le hanno anticipate ai giornalisti durante un briefing tenuto stamattina. Nessun accenno, invece, alla notizia pubblicata dal New York Times, secondo cui dei commando della Nato sarebbero già in territorio ucraino, per aiutare i soldati di Kiev a ricevere ed usare le nuove armi con cui fermare l’avanzata russa.
“L’oro – ha spiegato il funzionario americano – è la seconda fonte di ricavi per la Russia, dopo l’energia”. Quindi bloccare la sua vendita danneggia in maniera significativa gli sforzi fatti dal Cremlino per finanziare la sua aggressione dell’Ucraina. Oggi il bando verrà annunciato da Usa e Gran Bretagna, ma poi seguirà l’intero G7.
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Il consigliere di Biden ha negato che finora le sanzioni non abbiano funzionato: “Quest’anno l’economia russa subirà un calo in doppia cifra, le sue importazioni sono diminuite del 40%, e la sua capacità produttiva è severamente ridotta, soprattutto nel settore tecnologico”. Però “le sanzioni hanno un effetto cumulativo”, e quindi “altri passi concreti” verranno annunciati durante il G7. In particolare si discute di petrolio e gas. Da quando è cominciata la guerra, i paesi Ue hanno pagato a Mosca 33 miliardi di dollari per il petrolio, usati per finanziare l’aggressione. Quindi Bruxelles ha deciso il bando, che però entrerà in vigore solo 5 dicembre, parzialmente. Gli Usa vogliono che i profitti della Russia calino subito, senza però far sparire il suo greggio dal mercato globale, perché alimenterebbe inflazione. Perciò la segretaria al Tesoro Yellen lavora ad un tetto sul prezzo, in base a cui verrebbe pagato a Putin solo il costo di produzione dei barili. Per costringerlo ad accettare, lui e i paesi come l’India che fanno incetta del suo petrolio scontato, verrebbe usata la leva dei finanziamenti e delle assicurazioni. Chi rispetta il tetto verrà esentato dalle sanzioni e potrà assicurare le petroliere; chi lo rifiuterà sarà escluso dalle polizze, incorrendo in costi e rischi insostenibili. Il cancelliere tedesco Scholz non è convinto, perché dice che il tetto funzionerebbe solo se fosse universale, e sarà difficile garantirlo. Poi teme che Putin risponda chiudendo i rubinetti del gas, mandando in tilt la sua economia, che non può scendere sotto il 30% di forniture di metano da Mosca. Il premier italiano Draghi invece appoggia questa iniziativa, e se verrà approvata potrebbe sfruttarla per ottenere l’imposizione di un tetto anche al prezzo del gas.
Anche sull’assistenza militare all’Ucraina verranno prese nuove iniziative. Washington ha stanziato altri 450 milioni di dollari di aiuti militari, tra cui 4 nuovi lanciarazzi Himars, e si aspetta che gli alleati facciano altrettanto. Perché è vero che Mosca avanza nel Donbas, ma secondo l’intelligence americana e britannica sta esaurendo la sua capacità di spinta militare, e con le nuove armi Kiev potrà quanto meno fermarla nelle prossime settimane. La fonte però non ha commentato la notizia del New York Times, secondo cui l’Army Secretary Christine Wormuth ha confermato il posizionamento di cellule di commando e agenti Cia in Ucraina, non al fronte, per aiutare la consegna e l’impiego delle nuove armi.
Le fonti della Casa Bianca hanno poi confermato che verranno discusse nuove iniziative per cercare di sbloccare la crisi alimentare, favorendo le espertazioni di grano ucraino.
Riguardo la Cina, si discuteranno soprattutto due iniziative pratiche, una al G7 e l’altra al successivo vertice Nato di Madrid. Oggi il programma di Schloss Elmau prevede una sessione dedicata alla Global Infrastructure Partnership, seguita da una dichiarazione formale. E’ l’alternativa alla nuova Via della Seta che Biden aveva lanciato al G7 dell’anno scorso in Cornovaglia, definendola Build Back Better World, ossia la versione mondiale del suo piano per riformare l’economia americana su basi più eque. Questo programma finora è stato bloccato dal Congresso negli Usa, ma il presidente vuole rilanciare la parte internazionale, presentando progetti concreti per gli investimenti nelle infrastrutture di paesi a basso reddito in Africa e America Latina. Lo scopo è sfilarli dall’abbraccio di Pechino. A Madrid poi il nuovo concetto strategico della Nato citerà per la prima volta la Cina, definendola una fonte di preoccupazione per la sicurezza, oltre all’economia. Un salto di qualità della sfida, a partire dalle minacce contro Taiwan, che ha irritato Pechino al punto di spingerla a rispondere smentendo di essere un pericolo per la Nato.
Tutto questo perché l’obiettivo generale della missione di Biden in Europa è rafforzare l’isolamento della Russia e rilanciare quello della Cina, come due aspetti della stessa emergenza, cioè la sfida geopolitica epocale che le autocrazie hanno scatenato contro le democrazie. Una minaccia che richiede un fronte unito tra gli alleati, per rispondere in maniera coordinata nel lungo termine.