Un luglio di fuoco per i nuovi obblighi “fiscali”: dal 30 giugno scattano le sanzioni per chi non permette pagamenti elettronici e dal primo luglio diventa obbligatoria la fatturazione elettronica per nuove categorie; restano esclusi dall’obbligo solo quelli che hanno ricavi inferiori a 25mila euro l’anno. Per questi soggetti, infatti, scatta a gennaio 2024. Si sta chiudendo così il cerchio che l’Italia sta stringendo sui sistemi di pagamento e fatturazione, rendendoli digitali per tracciare con più efficacia tutte le transazioni.
Sanzioni per chi non ha il pos
La novità davvero inattesa sono forse le sanzioni “pos”, ossia per i soggetti (esercenti, tassisti, professionisti…) che non accettano il pagamento elettronico. Una norma che le fissasse era attesa da dieci anni ed era sempre stata cassata, spesso in sede di conversione in legge. Non era insomma per niente detto che questa fosse la volta buona. E invece: dal 30 giugno arriva davvero la sanzione di 30 euro più il 4 per cento dell’importo rifiutato.
Giustificati solo i casi di “impossibilità tecnica”, vedi pos rotto o linea assente. Ma contro i furbetti, i cittadini possono sempre rivolgersi alla Guardia di finanza, che dovrebbe controllare se davvero il pos c’è o se i problemi tecnici sono effettivi.
C’è un credito di imposta totale sulle commissioni (al 100%) e l’acquisto pos ma scade il 30 giugno e il Governo non ha ascoltato le richieste di proroga da parte delle categorie; dal primo luglio l’incentivo sulle commissioni torna al 30 per cento. “Sì, ma a quanto mi risulta i piccoli esercenti e i professionisti al solito scelgono di non avvalersi di questo credito. La burocrazia richiesta è troppo gravosa, rispetto ai vantaggi”, dice Luca Benotto, commercialista esperto di temi digitali. “Sarebbe ora che l’Erario si digitalizzasse non solo nel tracciamento anti-evasione ma anche in termini di semplificazione reale della burocrazia chiesta ai contribuenti”, aggiunge.
Non è comunque ancora chiaro quanto lo spauracchio delle sanzioni inciderà sulla diffusione dei pos. Alcuni esperti e associazioni consumatori sono scettici, perché di fatto si chiede al cittadino di adoperarsi per denunciare chi sgarra.
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di
Antonella Donati
Fatturazione elettronica obbligatoria
Non sembrano esserci dubbi invece sui vantaggi derivanti dall’obbligo di fattura elettronica, che il Governo sta estendendo gradualmente dal 2014. Una relazione abbinata al Def 2021, del Governo, stima che grazie a questo strumento l’evasione fiscale sull’Iva è scesa sotto il 20 per cento per la prima volta in cinque anni.
L’obbligo a fatturare solo in elettronico scatta ora quindi, dal primo luglio, anche per i contribuenti che rientrano nel regime di vantaggio, per i contribuenti in regime forfettario (articolo 1, commi da 54 a 89, legge 190/2014) e per i soggetti passivi (associazioni sportive dilettantistiche ed enti del terzo settore) che hanno esercitato l’opzione per l’applicazione del regime speciale ai fini IVA delle imposte sui redditi e che nel periodo d’imposta precedente hanno conseguito dall’esercizio di attività commerciali proventi per un importo fino a 65mila euro.
Sono, invece, esonerati dall’obbligo invece fino al 31 dicembre 2023 e potranno dunque continuare ad emettere fatture cartacee le piccole partite iva che nell’anno precedente hanno conseguito ricavi o percepito compensi, ragguagliati ad anno, non superiori a 25mila euro.
L’obbligo fattura elettronica significa in pratica che bisogna farle tramite siti o software in grado di mandare il documento al sistema di interscambio dell’agenzia delle entrate. Una piattaforma che traccia fatture e relativi pagamenti.
“C’è anche un servizio gratuito offerto dall’Agenzia, ma si consiglia di usare quelli a pagamento che ormai hanno costi molto bassi, da 25 euro l’anno, e sono molto più comodi e facili da usare; gestiscono inoltre meglio la conservazione delle fatture”, dice il commercialista Daniele Tumietto, esperto di fattura elettronica.
Obbligo a parte, l’uso dell’elettronico ha molti vantaggi anche per il cittadino. Si risparmia su stampa e conservazione del cartaceo; si ha un posto unico, digitale, che in automatico tiene traccia delle fatture emesse, pagate e di quelle in ritardo. Così è anche più facile tenere una contabilità ed evitare errori fiscali.
Prosegue il cammino della digitalizzazione delle finanze pubbliche
Un’altra recente misura che il Governo ha attuato per tracciare meglio le transazioni è stato l’obbligo di scontrino elettronico, da quest’anno. Si sta compiendo inoltre l’interconnessione delle banche dati fiscali per scovare gli evasori, anche con l’uso di algoritmi che analizzino e incrocino in automatico i dati di redditi, consumi degli italiani. “Ci vorranno altri due anni perché si compia del tutto”, stima Tumietto; ma è certo all’orizzonte.
Lotta all’evasione a parte, il digitale consente al Paese di avere un quadro più preciso dei flussi economici e di risparmiare sulla gestione fiscale, come riportato dalle analisi, ormai storiche, degli Osservatori del Politecnico di Milano.