Giorgia Meloni gioca da leader e punta a Palazzo Chigi: “So come si governa”

Read More

Telefonata delle 19, in Senato: “Matteo ce l’abbiamo fatta!”. All’altro capo del telefono c’è Giorgia Meloni. Sprizza adrenalina. Ha la sensazione di averla spuntata, stavolta, dopo 4 anni e mezzo a chiedere il voto. Ma la partita vera, per la leader della Destra, inizia ora. Il traguardo, ormai nemmeno più nascosto, è Palazzo Chigi. Altro che le “fogne”, gongola. Alle 22, al termine di una giornata incollata a Whatsapp a scambiare messaggi con Salvini come non accadeva dall’elezione del Quirinale, in mezzo una telefonata con Silvio Berlusconi, la presidente di FdI è ancora al lavoro a Montecitorio, circondata dai colonnelli. Ignazio La Russa, il capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida, il responsabile dell’organizzazione Giovanni Donzelli, l’uomo-macchina del partito. Tutti a disegnare la strategia che porta alle urne. Chiede garanzie, l’ex ministro della Gioventù che sogna Chigi: un patto con Lega e FI per certificare che la regola aurea del centrodestra è ancora in vigore. E cioè che chi arriva primo sarà designato come candidato premier alle consultazioni. Seconda clausola: niente inciuci, mai più alleanze con Pd e 5 Stelle per azzurri e leghisti. Terzo pilastro: i collegi uninominali. Il vero scoglio delle prossime settimane. Meloni vuole che siano ripartiti con il metodo classico, sfruttato nel 2018. Si prendono tre sondaggi dei maggiori istituti, si fa la media e si distribuiscono i posti. La leader di FdI sa che porterebbe a casa il bottino più ricco: le rilevazioni la danno tra il 22 e il 24%.

L’unità ritrovata del centrodestra

Il rapporto con gli alleati sembra migliorato tutto d’un colpo, ma tanti tasselli del puzzle del centrodestra vanno ancora incastrati. “Per fortuna non c’è stato un Quirinale bis, altrimenti li avremmo sbranati…”, confida un fedelissimo di Meloni nei corridoi di Palazzo Madama, quando la china imboccata dagli alleati (ex) governisti era ormai chiara. I cocci, per ora, sono rincollati. L’ex ministra per tutto il giorno non ha mollato la presa sul Carroccio. Sparita dai radar dei Palazzi, ha convinto Salvini ad andare fino in fondo. “Per noi oggi era win-win – se la gode La Russa – Se il governo durava altri 9 mesi, crescevamo ancora nei sondaggi. Ora invece possiamo riportare il centrodestra al governo, unito”.

Meloni: “So come si governa”

Quando a sera Meloni si presenta a piazza Vittorio, all’Esquilino, per la tradizionale festa romana del partito, è raggiante. Gli screzi con Draghi sui “pieni poteri” sono già cronaca. Archiviati. Sa che quella di ieri, per lei, è stata una vittoria politica pesante. Non scontata. I sassolini da togliere dalle scarpe sono parecchi. “Mi ricordo – esordisce – quando tutti mi guardavano dall’alto in basso perché non capivo niente di politica, che stavamo tornando in una fogna…”. Invece ora può puntare al bersaglio grosso: la premiership. Parla da leader del centrodestra: “Ho le mie idee su come vada governata questa nazione. Si vota fra due mesi, il centrodestra è pronto”, incalza. Assicura che i nomi dei ministri “verranno dopo”. Ma nel suo inner circle da settimane si studiano Cv, si parla di caselle da riempire. Tanti tecnici. Un “contro-governo dei migliori”, nella narrazione di FdI, anche per non ripetere l’errore dei grillini, sbalestrati alla prova del governo. I profili per ora rimbalzano solo nelle chat. L’ex magistrato Carlo Nordio potrebbe accomodarsi alla Giustizia. Elisabetta Belloni potrebbe tornare alla Farnesina con i galloni di ministro. Ma c’è chi punta sull’ambasciatore Giampiero Massolo. Per un ministero di peso c’è sempre la carta Giulio Tremonti. E naturalmente Guido Crosetto (che molti vedono anche nel ruolo di premier, se Meloni si accontentasse di fare la king maker), in pole per la Difesa o la Sicurezza. Fantapolitica, per adesso. Perché prima ci sono le elezioni da vincere. Prima ancora il patto con gli alleati da siglare, per evitare sgambetti in corsa. “Giorgia – chiosa La Russa – ha questo bel vizio: non si fida mai troppo”. Anche ieri notte, quando i giochi sembravano fatti, uscendo da Montecitorio l’ha assalita il solito sospetto: “Non vorrei che col favore delle tenebre qualcuno si inventi qualche alchimia. Mi aspettavo le dimissioni di Draghi già stasera…”. Si cruccia, poi scrolla le spalle: i margini di questi “tentativi”, lo sa bene, “sono stretti”.

Related articles

You may also be interested in

Headline

Never Miss A Story

Get our Weekly recap with the latest news, articles and resources.
Cookie policy

We use our own and third party cookies to allow us to understand how the site is used and to support our marketing campaigns.