La scelta di Moratti che vuole solo la Regione: “La Lombardia merita di più”

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MILANO – “La Lombardia merita di più”. Chi ha parlato con Letizia Moratti in queste settimane – e sono in tanti, non solo del suo schieramento – si è sentito ripetere un concetto da cui discendono due corollari. Il primo è che nessuna promessa di cariche nazionali potrà distogliere l’attuale vicepresidente e assessore al Welfare della Regione Lombardia dall’obiettivo che si è data. Niente posti da ministro in un possibile governo di centrodestra o di qualsiasi altro colore – ha escluso in modo categorico ai suoi interlocutori – visto che è un ruolo che ha già ricoperto. E quindi nessuna tentazione di creare un soggetto nazionale. Invece: “Preferisco mettermi a disposizione della mia regione”.

E qui il secondo corollario: una Moratti candidata convinta a Palazzo Lombardia è un vero problema per Matteo Salvini, che si ritrova in casa una carissima avversaria destinata a sbriciolare la friabile opzione di una riconferma del governatore uscente Attilio Fontana o, in alternativa, a spaccare il fronte del centrodestra rianimando le quotazioni di un centrosinistra altrimenti privo di speranze.

Non che per Moratti i tormenti salviniani siano un particolare cruccio. Quello della Lega e di un centrodestra a rischio spaccature, ha spiegato ad alcuni interlocutori, “non è un mio problema”. O Salvini ci sta – pare essere il ragionamento – e punta su di lei, oppure i voti si conteranno. Così, determinata come sempre, la vicepresidente della Lombardia, sta intessendo da tempo una serie di contatti destinati proprio a rafforzare una candidatura che a lei appare semplicemente naturale e in una qualche misura perfino dovuta.

Sia per le “regole di ingaggio” che le erano state proposte quando assunse l’assessorato più difficile in piena emergenza Covid, con il chiaro intento di Fontana di non ripresentarsi e la promessa che la presidenza sarebbe passata a lei; sia per la spinta che sta avendo da molti settori della società civile, con tanto terzo settore, un ovvio plebiscito di imprenditori e l’occhio benevolo delle gerarchie religiose; conta anche il sostegno che Silvio Berlusconi le ha dichiarato in privato diverse volte, assicurandole che è lei il candidato di Forza Italia per la Lombardia. Il tutto unito a un patrimonio personale che le assicura una potenza di fuoco economica inimmaginabile per qualsiasi altro candidato.

Forte di questi elementi, il lavoro di Moratti per creare una lista civica che la sostenga in tutte le province lombarde è cominciato ben prima del 24 giugno, quando dichiarò di aver “offerto la mia leale disponibilità come valore aggiunto per la coalizione”. La lista, anzi le liste che potrebbero essere diverse da una provincia all’altra, ma accomunate dal suo nome, sono già a buon punto, spiegano alcuni di quelli con cui la vicepresidente si è consultata. E anche i sondaggi accreditano il nome di Moratti di risultati “decisamente buoni”, dicono gli interlocutori.

E lista Moratti sia, allora, con una girandola di incontri che non guarda tanto all’orientamento politico quanto alle possibili convergenze. Così, ad esempio, tesse grandi lodi di lei Gianfranco Liprandi – oggi deputato di Italia Viva dopo un frenetico attivismo che in tre lustri lo ha portato da Forza Italia, ai montiani, al Pd – ma al tempo stesso, proprio ieri sera, appuntamento a cena tra Moratti e Gabriele Albertini, ex sindaco del centrodestra milanese. Calenda, come è ovvio, supporter della prima ora. E in quanto alla Lega, uno come Giancarlo Giorgetti non le dispiacciono di sicuro.Trasversale Moratti, si potrebbe ben dire. E del resto che pensare di una candidata che può mettere assieme il sostegno all’Agenda Draghi e il rammarico esplicito per il fatto che quel governo non abbia finito il suo percorso, e un rapporto cordiale con Giorgia Meloni, alla quale riconosce la virtù – evidentemente non diffusa ovunque anche nel centrodestra – della lealtà?

Moratti stessa preferirebbe probabilmente un’altra etichetta, quella di candidata “istituzionale”, che relega le battaglie ideologiche al passato e punta invece sul pragmatismo: dalla rete di rapporti con i colleghi del centro sinistra e con lo stesso ministro della Salute Roberto Speranza, che Moratti ha intessuto come vicepresidente del tavolo delle Regioni sulla sanità, all’obiettivo di rimettere la regione nel quadrante di altre grandi aree urbane e industriali – dalla Baviera, all’Ile de France – su indicatori chiave come il trasferimento di tecnologie, l’attrazione degli investimenti, l’istruzione e la ricerca.

Perché, appunto, “la Lombardia merita di più”.

 

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