Omicidio di Civitanova Marche, l’urlo della moglie di Alika: “Voglio guardarlo in faccia e chiedergli: perché?”

Read More

“Voglio guardare quell’uomo negli occhi e chiedergli perché l’ha fatto. Perché ha ucciso mio marito”. Si porta una mano alla fronte Charity Oriachi. Si sente mancare. A 35 anni gli è caduto il mondo addosso. Suo marito, Alika Ogorchukwu, 39 anni, un venditore ambulante nigeriano di accendini e fazzoletti, non c’è più. Adesso come farà, con il poco che riesce a guadagnare come donna di servizio a ore nelle case delle famiglie di San Severino, a garantire un futuro al piccolo Emmanuel, otto anni appena. Cosa gli risponderà quando le chiederà dov’è suo padre. Il dolore è devastante. 

Una giornata iniziata come tante

“L’avevo visto uscire di casa stamattina (ieri, ndr ) – ricorda Oriachi con gli occhi gonfi di lacrime – oggi pomeriggio mi ha chiamato un amico di Civitanova, mi ha detto: “Corri, corri”, hanno ucciso Alika”. Emmanuel è rimasto in casa con alcuni amici della comunità nigeriana. Lei si è precipitata sul luogo dell’omicidio. Quando è arrivata il corpo di Ogorchukwu era ancora steso sul selciato di corso Umberto, nel pieno centro di Civitanova Marche. 

Il marito era arrivato lì ieri mattina con la sua borsa carica di accendini e fazzoletti da offrire ai passanti in cambio di pochi euro, come faceva quasi tutti i giorni. Una volta uscito dall’appartamento “che abbiamo preso in affitto nella zona di San Michele, alla periferia di San Severino – aggiunge la donna – aveva usato la bicicletta per arrivare alla stazione e, da lì, prendere il treno per Civitanova”.

Omicidio di Civitanova. Don Vinicio Albanesi: “Razzismo e rabbia che si sfogano sui più fragili”.

di
Maria Novella De Luca

29 Luglio 2022

Una famiglia integrata

La coppia abita da circa dieci anni a San Severino, un Comune di 12mila anime a 50 chilometri da Civitanova Marche. “La città è sgomenta – osserva la sindaca di San Severino, Rosa Piermattei – Alika era una brava persona, perfettamente integrata nella nostra comunità. A volte chiedeva un aiuto, un po’ di attenzione, non ha mai dato problemi, né ai nostri concittadini né alla polizia locale”.

Ultimo di sei figli, Ogorchukwu era nato a Benin City, nel sud della Nigeria. “Dieci anni fa aveva deciso di venire in Italia per cercare lavoro – riprende la moglie – Io sono arrivata un anno più tardi, ci siamo conosciuti qui”. In poco tempo si sono sposati e hanno messo al mondo Emmanuel, che frequenta regolarmente le scuole elementari a San Severino. “Alika non aveva girato molto per l’Italia. Una volta arrivato dalla Nigeria, era venuto subito dalle nostre parti e aveva ottenuto il permesso di soggiorno come lavoratore del commercio ambulante – spiega l’avvocato Francesco Mantella, il penalista che ora assiste la moglie della vittima – . L’avevo visto l’altro ieri proprio per comunicargli che gli sarebbe stato rinnovato, ed era felice”. Trattiene la commozione, Mantella. 

Ucciso con la sua stessa stampella

Il 39enne è stato ucciso a colpi di stampella. Con lo stesso bastone che utilizzava da quando, una sera del febbraio 2021, era stato investito da un ubriaco mentre tornava a casa in bicicletta. Aveva riportato una lesione permanente al nervo del polpaccio sinistro e da allora aveva bisogno di un sostegno per riuscire a camminare. L’assicurazione l’aveva risarcito per 40mila euro.

Il sollievo economico aveva aiutato Ogorchukwu a superare il trauma dell’invalidità. Con 300 euro al mese aveva preso in affitto, dal titolare di una ditta specializzata nella lavorazione dei marmi, un appartamento alla periferia di San Severino. Ogorchukwu non aveva mai smesso di lavorare. Non avrebbe mai rinunciato al contatto con le persone. Offriva accendini in cambio di qualche moneta, un sorriso.  

Related articles

You may also be interested in

Headline

Never Miss A Story

Get our Weekly recap with the latest news, articles and resources.
Cookie policy

We use our own and third party cookies to allow us to understand how the site is used and to support our marketing campaigns.