Kosovo-Serbia, scontri al confine. Mosca: “Belgrado pronta alle armi”

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Ieri, in tarda serata, sirene e campane di chiese e monasteri hanno suonato nella città di Kosovska Mitrovica, nel Kosovo settentrionale, una delle aree più calde del conflitto mai del tutto sopito tra kosovari e serbi. La situazione al confine con la Serbia rischia di esplodere. Belgrado ha rinforzato i dispositivi militari alle frontiere con quello che – insieme alla Russia – si ostina a non riconoscere come uno Stato indipendente. La Forza militare internazionale (Kfor) di cui fa parte anche l’Italia ha invitato uomini a pattugliare le strade nell’area: “Monitoriamo la situazione”.

Al centro della rionnovata tensione c’è una questione solo apparentemente marginale: le targhe delle auto. Quattordici anni dopo la dichiarazione di indipendenza del Kosovo dalla Serbia, circa 50.000 serbi che vivono nel Nord utilizzano targhe e documenti rilasciati dalle autorità di Belgrado rifiutandosi di riconoscere le istituzioni di Pristina. Ma da oggi entreranno in vigore le nuove misure varate dalla capitale kosovarache che obbligano tutti, compresi i serbi del Kosovo, ad avere carte d’identità e targhe omologate.

La Serbia si divide sulla condanna a Mosca

di
Anna Lombardi

06 Marzo 2022

Il presidente serbo Aleksandar Vucic, parlando alla nazione, ha affermato “I serbi del Kosovo non tollereranno altre persecuzioni. Cercheremo la pace, ma lasciatemi dire che non ci arrenderemo. La Serbia non è un Paese che si può sconfiggere facilmente come lo era ai tempi di Milosevic”. Vucic è poi andato nella sede dello Stato maggiore delle forze armate del suo Paese per seguire la situazione e ha detto di non escludere “un attacco kosovaro”.

“Pristina sa che i serbi non rimarranno indifferenti quando si tratta di un attacco diretto alle loro libertà, e si prepareranno a uno scenario militare”, ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova in una nota diffusa dall’agenzia di stampa russa Tass. Zakharova ha anche sottolineato che un tale sviluppo degli eventi è un’altra prova del fallimento della missione di mediazione dell’Ue.

La Serbia mette in mostra i nuovi missili cinesi: è allarme nei Balcani (e non solo). Vucic: “Non saremo più un sacco da boxe per nessuno”

di
Cenzio Di Zanni

01 Maggio 2022

Il premier del Kosovo, Albin Kurti, ha accusato gruppi serbi “fuori legge” di aver aperto il fuoco contro la polizia kosovara al confine con la Serbia. Nel pomeriggio manifestanti si sono radunati nelle strade del Paese per protestare contro la nuova legge su targhe e carte d’identità e ci sarebbero stati spari contro gli agenti, ma senza feriti. La tensione tra i due Paesi è ora ai massimi livelli da anni. La fragile pace è monitorata da una missione della Nato con 3.770 soldati. Nel 2013 i due Paesi si sono impegnati in un dialogo sponsorizzato dall’Ue per cercare di risolvere le questioni in sospeso, ma sono stati fatti pochi progressi.

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