La destra No Vax e quell’unico vaccino possibile contro il populismo

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Per la prima volta il virus, quasi dimenticato nella nostra terza estate dell’era D.C. (Dopo Covid), irrompe nella campagna elettorale riproponendo la frattura tra il fronte pro-scienza e quelle forze politiche che hanno a lungo accarezzato il popolo No Vax, alimentando il “pensiero magico” di milioni di italiani.

È in fondo uno degli effetti della crisi del governo di Mario Draghi, nato proprio per assicurare la campagna vaccinale che stentava a partire sotto il governo Conte II. Come se, tolta la camicia di forza in cui lo imprigionava la maggioranza di emergenza nazionale, Matteo Salvini fosse tornato alla sua vera natura, quella delle manifestazioni contro le mascherine, dei dubbi sui vaccini, del no al Green Pass. Con Draghi infatti ogni esitazione, ogni passeggiata nei territori dell’irrazionalità, veniva sanzionata in maniera persino brutale.

È di un anno fa la terribile reprimenda del premier a Salvini in diretta tv: “L’appello a non vaccinarsi è un appello a morire o a far morire”. Poche parole lapidarie che fecero capire a tutti i leghisti quanto si fossero ristretti gli spazi per continuare quella comoda navigazione bordeggiante tra Vax e No Vax.

Del resto Salvini, alla pressione esogena data dalla permanenza nel governo più Pro Vax d’Europa, doveva sommare quella interna al suo partito: la spinta dei governatori delle regioni del Nord, da Zaia a Fontana, completamente allineati alle esigenze della campagna vaccinale portata avanti dal generale Figliuolo. Per non parlare di Forza Italia, arrivata a proporre per prima, con Licia Ronzulli, una legge sull’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari.

Chi invece ha continuato allegramente a scorrazzare nelle praterie del complottismo, soffiando su tutte le paure e di fatto intralciando gli sforzi di Stato e Regioni per arrivare a una copertura di massa del vaccino sono stati i Fratelli d’Italia. Come se fossimo una provincia del Brasile di Bolsonaro.

Come si vede il centrodestra, che ora prova a descriversi granitico in campagna elettorale, per i tre anni della pandemia si è diviso in tre posizioni: lo scetticismo di Salvini, l’ambiguità No Vax di Fratelli d’Italia e la posizione pro scienza di Forza Italia.

C’è da chiedersi, visto che i sondaggi danno ancora vincente lo schieramento di destra, cosa potrebbe accadere in autunno se a Palazzo Chigi andasse un/una presidente del Consiglio di quello schieramento. Quale sarebbe la politica sanitaria contro il contagio? Ma, soprattutto, ci sarebbe? Quando a settembre l’Aifa autorizzerà i nuovi vaccini adattati alle varianti di Omicron, il governo di centrodestra procederà alla campagna vaccinale? Ri-attiverà il Green Pass o lo abolirà?

Sono domande per ora senza risposta, ma la violenza della polemica che ha investito il microbiologo Andrea Crisanti, un professore di fama mondiale degradato a “esperto di zanzare”, la dice lunga sull’approccio antiscientifico delle forze più grandi della coalizione.

L’ombra del virus, lasciata sullo sfondo di questa mediocre campagna elettorale estiva, riappare così all’orizzonte con la sua carica di funesti presagi sull’autunno. Nelle ultime quattro settimane, ha comunicato il direttore generale dell’Oms Tedros Ghebreyesus, “i morti a causa del Covid sono aumentati del 35%”.

Il Covid è ancora fra noi come virus, ma in Italia diventa anche altro. Come ha scritto Ezio Mauro in un saggio dedicato all’impatto della pandemia sulla democrazia, da agente patogeno è diventato strumento sociale e infine si è fatto soggetto politico (Liberi dal male. Il virus e l’infezione della democrazia). E tale, a quanto pare, è rimasto.

Aspettiamo quindi fiduciosi l’iniezione che ci proteggerà dalle varianti di Omicron, ma l’unico vaccino che non è stato ancora scoperto è quello contro la malattia del populismo. Per quella c’è solo la cabina elettorale.

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