I dem ritoccano le liste: sì di Amendola e Morani, Ceccanti resta in bilico

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ROMA – Ora la palla passa agli alleati del Pd: bisogna riempire le caselle dei collegi uninominali che spettano alla coalizione. Sono in tutto una sessantina e sono divisi tra blindati, contendibili e perdenti. Enrico Letta parla di “scosse di assestamento”: il risiko delle candidature è cosa (quasi) completata e le polemiche sull’identità de-renzizzata del Pd rinviate a dopo il voto del 25 settembre. “Abbiamo fatto bene a muoverci in anticipo, così da potere sistemare e limare le ultime posizioni”, ha detto ieri in una call con il Nazareno da Pisa dove si trovava, la sua città.

Qui c’è la grana Ceccanti-Fratoianni, che sarà risolta entro oggi. In palio c’è il collegio Pisa-Camera, ritenuto tra i contendibili, che in uno schema iniziale doveva andare al segretario di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, pisano. Ma il parlamentare uscente è il costituzionalista dem Stefano Ceccanti, anche lui pisano. Intanto i rossoverdi di Fratoianni e Angelo Bonelli hanno ottenuto due collegi uninominali sicuri per Ilaria Cucchi (a Firenze-Senato, dove nel 2018 aveva corso Matteo Renzi) e per Aboubakar Soumahoro (Modena-Camera). Bonelli potrebbe essere nell’uninominale a Imola, ieri sera discussione in Sinistra italiana su dove corre Fratoianni, che dovrebbe presentarsi nel proporzionale rossoverde in Toscana.

Enzo Amendola, ex sottosegretario dem agli Affari europei, alla fine accetterebbe il collegio Campania-Senato. E tra le candidature di coalizione, oltre a quelle blindate di Emma Bonino (a Roma centro per il Senato, pronta a sfidare il leader di Azione Carlo Calenda) ci saranno in posizione sicura Simona Viola (Senato Rimini) e di Giordano Masini (Pesaro-Camera). Aperti ancora i seggi uninominali in Sicilia, dove potrebbe correre a Siracusa l’ex ministra della Scuola Lucia Azzolina di Impegno civico. Per Luigi Di Maio c’è il collegio Camera di Napoli-Pomigliano d’Arco. Si parla di un uninominale in Veneto invece per Federico D’Incà, ex ministro grillino. Solo ipotesi, come per gli esponenti di +Europa Maria Saeli e Chiara Guglielmino i collegi uninominali in Sicilia.

Ma per Letta è stata una giornata di colloqui e di qualche sospio di sollievo, perché la gran parte degli “scogli è alle spalle”. Tra malumori e scontri, sono rientrate alcune candidature rifiutate. Come quella di Alessia Morani che aveva detto no al posto nell’uninominale a Pesaro e terza nel proporzionale Marche. Pressing e dichiarazioni di stima e perciò assicura: “Non posso rimanere in panchina nella partita più importante che dobbiamo giocare per il nostro Paese. Sono una che combatte: sono a disposizione”.

Ultimo strascico polemico a Prato, dove Caterina Bini, ex sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento, ha rinunciato a correre nell’uninominale (resta nel listino proporzionale) e quindi è rientrato Tommaso Nannicini, economista, aretino. Però il Pd locale avrebbe voluto una candidatura pratese. Si sfoga Carlo Guccione, della corrente di Andrea Orlando, che è stato messo terzo nel proporzionale in Calabria-Camera: “Senza nascondere la mia amarezza e consapevole di aver subito un torto, non farò mancare il mio impegno per il Pd”.

Non ci sta in Sicilia invece Antonello Cracolici che, critico sulle scelte di Letta, rinuncia a correre per il Senato. Chiuse le caselle di Articolo uno: i bersaniani sono nelle liste del Pd. Perciò Roberto Speranza sarà capolista a Napoli-Camera; Federico Fornaro, capolista in Piemonte 2, sempre per la Camera; Nico Stumpo in Calabria-Camera capolista; Arturo Scotto è al secondo posto in lista in Toscana, dopo la segretaria regionale dem Simona Bonafè; Cecilia Guerra a Torino-Camera è la numero tre.

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