C’è chi scappa in treno, chi in aereo e chi in bicicletta. Quest’ultimo è il mezzo di locomozione scelto da un russo sulla trentina per attraversare il confine tra il suo Paese e la Georgia: le autorità di Tbilisi vietano di passare la frontiera a piedi, in auto c’era un ingorgo che comportava il rischio di venire bloccati dalle guardie di Mosca e allora il fuggitivo ha fatto ricorso a un velocipede, pedalando di buona lena.
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Motivo della sua volata su due ruote, raccontata stamane dalla Bbc, è la mobilitazione “parziale” ordinata da Vladimir Putin per arginare una situazione militare sempre più difficile in Ucraina: che poi tanto parziale non è, secondo indiscrezioni pubblicate dal quotidiano indipendente russo Novaja Gazeta, che ha ora trasferito la redazione all’estero dopo l’ennesima stretta della censura in patria.
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Il protocollo segreto del Cremlino
Un protocollo segreto del decreto, infatti, darebbe facoltà alle Forze Armate di reclutare non solo 300 mila persone tra i riservisti, bensì fino a un milione di ex-coscritti. La paura di venire convocati in caserma da una cartolina precetto o addirittura prelevati a forza nelle strade sta spingendo migliaia e forse decine di migliaia di cittadini a emigrare, almeno temporaneamente.
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L’ex-repubblica sovietica di Georgia è una fra le mete più desiderate per due ragioni: ha un lungo confine con la Russia ed è uno dei pochi Paesi al mondo che non richiedono un visto di entrata ai russi. Questo a dispetto dei rapporti tutt’altro che buoni fra Mosca e Tbilisi: il Cremlino appoggia militarmente da più di trent’anni, in pratica fin da prima del crollo dell’Unione Sovietica (di cui facevano parte sia Russia che Georgia) due regioni separatiste georgiane filo-russe, l’Ossezia del Sud e l’Abkhazia, nelle quali esiste una situazione simile a quella che si è creata in parte del Donbass ucraino dal 2014, quando forze legate a Mosca le separarono di fatto dal resto dell’Ucraina.
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Simile è anche lo scontro politico, con vari governi georgiani che uno dopo l’altro hanno proposto l’adesione all’Unione Europea e alla Nato, mentre Putin cercava di destabilizzare la Georgia per riportarla sotto l’influenza russa. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio scorso, la Ue ha concesso alla Georgia lo status di Paese candidato a iniziare un negoziato sull’adesione, anche se a un gradino inferiore a quello concesso all’Ucraina.
Le code alla frontiera con la Georgia
Ora la mobilitazione di centinaia di migliaia di riservisti russi ordinata da Putin potrebbe portare a un nuovo elemento di tensione fra le due nazioni. Alla frontiera con la Georgia si sono formate code lunghe chilometri di autoveicoli lunghe chilometri: uomini in fuga, che non vogliono finire a combattere una guerra d’ aggressione in cui chiaramente non credono.
Alcuni usano biciclette per compiere più rapidamente l’ultima parte del tragitto. Uno ha raccontato alla Bbc di avere atteso dodici ore per attraversare il confine. Per il momento, le guardie di frontiera dal lato russo del confine non impediscono ai propri cittadini di lasciare il Paese. Ma l’enorme afflusso di persone e la fretta di entrare in Georgia riflettono il timore che Putin potrebbe ordinare di chiudere la frontiera, appunto per impedire una fuga di massa.
Anche la Finlandia, nonostante sia necessario un visto per entrarci, ha visto aumentare il numero di viaggiatori in arrivi dalla Russia da quando è entrato in vigore il decreto di mobilitazione dei riservisti. Altre destinazioni per sfuggire a questa leva di emergenza in cui si registra una crescita degli arrivi dalla Russia sono Istanbul, Dubai e Belgrado.
Turchia e Germania accolgono gli esuli
La Turchia in particolare riporta un aumento vertiginoso dell’acquisto di biglietti aerei di sola andata da Mosca, con un conseguente aumento vertiginoso dei prezzi, fino all’equivalente di migliaia di euro per un volo. La Germania ha reso noto che è pronta ad offrire asilo a chi scappa per mettersi in salvo “dalla repressione”. Altri stati lungo i confini russi, come le ex-repubbliche sovietiche del Baltico, Lituania, Lettonia ed Estonia, e come la repubblica Ceca, affermano invece che non intendono permettere l’ingresso a rifugiati russi per qualunque ragione.
Commenta il ministero della Difesa britannico: “La mobilitazione si sta rivelando altamente impopolare tra la popolazione russa. La decisione di Putin è un’ammissione che la Russia ha esaurito la sua riserva di volontari disposti a combattere in Ucraina. Ma è una mossa ad alto rischio per il leader del Cremlino”.