“Non ci si candida alla guida di un fronte, ma questo avviene naturalmente in base alla forza politica, alla visione, alla lungimiranza di un progetto. Quindi posso dire che oggi il M5S è l’avamposto progressista e democratico in Italia“. In questo ragionamento di Giuseppe Conte il giorno dopo il voto c’è tutta l’ambizione del Movimento rivitalizzato da un inaspettato 15 per cento. Ovvero conquistare la guida del campo di centrosinistra (l’area progressista e democratica), scippandola a un Pd in crisi di identità. Se nei prossimi mesi i dem saranno impegnati nella battaglia congressuale, il Movimento adesso ha tutta la serenità e l’entusiasmo necessari per provare a giocare la propria partita per l’egemonia.
Conte non chiude comunque a un confronto con i vecchi alleati del Pd, però lo fa con Enrico Letta, “non è questione personale ma di prospettiva politica”. E non nasconde di aver avuto un dialogo con esponenti PD e del centrosinistra in queste ultime settimane, “avevo contezza che un pezzo di quel mondo avrebbe votato per noi”.
(ansa)
l sogno proibito, a dirla tutta, è fare quel che ha fatto Giorgia Meloni con la Lega: prosciugare l’elettorato democratico, lasciando al Pd le briciole. Non è semplice, visto il radicamento territoriale e nelle amministrazioni dei democratici, ma la politica non è mai stata così liquida e quindi tutto diventa possibile.
Meloni cita San Francesco, ma quella frase non è mai stata pronunciata
di Iacopo Scaramuzzi
Anche in quest’ottica il presidente del Movimento rimarca un concetto: “Non siamo il partito del Sud, certo lavoreremo per ridurre il divario con il Nord ma non con l’assistenzialismo, con lo sviluppo”.