Giorgia Meloni, il giorno dopo la vittoria: fuga in Mini con la figlia e la telefonata con Draghi

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La donna che si è presa l’Italia ingrana la prima. Con la sua Mini, risale la stradina cieca sotto casa. Romba, mette la seconda. Sguardo duro, guida decisa. Gli uomini della questura si aprono come il Mar Rosso. Di Giorgia Meloni si vedono soltanto la felpa grigia, i giganteschi occhialoni neri, il cappuccio calato sulla fronte che fa tanto Justin Bieber o Rihanna in fuga dai paparazzi. Sul cruscotto, un orsetto strappato di peluche.

È come se volesse congelare l’attimo, rallentare per qualche ora la vita che verrà, cristallizzare questo lunedì di trionfo nel tepore anonimo di una domenica mattina. “Non riuscivo a dormire, sono crollata alle sette del mattino – è il collage di risposte ai molti che la bombardano su whatsapp -. Stacco per mezza giornata, è una cosa più grande di noi, dobbiamo prenderci le misure, abituarci all’idea, muoverci con responsabilità e attenzione”. Pochi chilometri più a sud dell’Eur, sole e pioggia a intermittenza.

C’è tutto il film di prima e quello che verrà, attorno a questa palazzina a mattoncini immersa nel verde. Silenzio inviolabile, discrezione, neanche mezzo bar. E però balconi per tutti, aria pulita. Vendono anche una casa, dice il cartello accanto al citofono. Un pino altissimo vigila sugli appartamenti, il contorno è una schiera di utilitarie di media cilindrata, tre cassonetti della differenziata e una Porsche blu che fa a botte con tanta normalità.

Il mondo preme alle porte, la leader fa finta di non sentire. Lacrime, consigli, ricordi antichi, speranze di carriera. “Evitate caroselli e feste – ha ordinato ai dirigenti – abbiamo problemi enormi da affrontare, la crisi internazionale e quella economica”.

La notte è stata un uragano. Un tuffo nell’ignoto. Meloni reagisce annullando la conferenza stampa annunciata per le 16. Sorpresa, stupore. Perché l’ha fatto? Cosa si è inceppato? Un po’ attende i risultati definitivi, un po’ si fa attendere. Ma soprattutto: è stanca, lo ammette, svuotata. Inutile esporsi, il mondo osserva la destra sovranista che conquista il fortino di un Paese fondatore dell’Europa.

E infatti, Meloni frena. Dorme. Verso le 12 una ragazza suona. Ha in mano due piante. “Sì, sono un’amica di Giorgia. È un regalo per lei. Cosa c’è scritto nel bigliettino? Scusi, vado…”. Sui social, la leader pubblica intanto un altro messaggio. È quello della figlia di sei anni. C’è un cuoricino. “Cara mammina! Sono tanto felice che hai vinto. Ti amo tanto!”.

Mezza giornata è dedicata proprio alla piccola. La “fuga” di Meloni è per lei. Scompare dai radar per un’ora, torna in auto con la bimba. Piove a dirotto, adesso. Ancora alla ricerca di normalità, prima del frullatore.

A Palazzo Chigi sarà tutto più difficile – sostiene da giorni – per vederla dovrò organizzarmi per bene”. Magari non traslocherà nella sede del governo, come fece Matteo Renzi. Ma è possibile che la famiglia trascorra del tempo lì, nel cuore del potere, cercando di rosicchiare qualche minuto all’agenda.

Spunta il sole. Anche il compagno di Meloni torna a casa. Nel frattempo, un signore citofona. “Sono il corriere, c’è un mazzo di fiori”. Gigante, con tanto bianco e lilla. Al telefono, la leader sente gli amici, qualche fedelissimo. Pare che anche Mario Draghi chiami per complimentarsi. Ordina di mettere la testa sulle presidenze delle Camere, dice che bisogna fare in fretta – da domani, però, oggi è un giorno un po’ così – per poi passare al rebus dei ministri, “non abbiamo tempo da perdere”.

L’unico commento pubblico della vincitrice sono due righe su Twitter: “Gli italiani ci hanno affidato una responsabilità importante. Ora sarà nostro compito non deluderli e fare il massimo per restituire dignità e orgoglio alla Nazione”.

Rallentare almeno di ventiquattr’ore quello che comunque sarà. Patteggiare il trauma di cosa si perderà in nome del record dei record, prima donna a Palazzo Chigi e primo leader donna del primo partito di maggioranza. Il barista che la conosce, l’edicolante che vende giochi per bambini di fronte a una chiesa, il ristorante cinese.

La signora col cane è meno romantica: “Io non l’ho votata e l’ho vista una volta sola, al supermercato. Qua si esce poco e comunque ci spostiamo sempre in macchina”. Una cosa ha promesso che non smarrirà: la palestra. È l’abitudine coltivata prima della campagna elettorale. “Devo riprenderla – è la linea – sennò divento come l’omino Michelin…”. Si affiderà ancora a un personal trainer di una piccola palestra di moda. La stessa frequentata da Francesco Totti e Ilary Blasi. Prima di quell’altro diluvio.

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