Referendum nel Donbass, i russi obbligavano gli ucraini all’arruolamento durante il voto

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ODESSA – Le schede dei quattro referendum farsa, talvolta, erano due. La prima serviva a votare l’annessione della propria terra alla Federazione Russa. “Non ti puntavano i fucili addosso, non ne avevano bisogno. Bastava la presenza di quei due militari coi mitragliatori dietro agli scrutatori per apporre la x dove volevano loro”, racconta Svitlana, insegnante di Melitopol. Ma ce n’era un’altra, di scheda. Per certi versi anche più impegnativa. I soldati l’hanno tirata fuori dagli zaini solo quando il votante era maschio, in buona salute, over 18. “La cartolina per la mobilitazione… un secondo dopo aver votato, mi hanno dato la convocazione per l’arruolamento. Così io, ucraino, dovrei andare combattere contro gli ucraini. E non ho mai impugnato neanche una fionda”.

A parlare è Artem, vive in un villaggio vicino a Melitopol, regione di Zaporizhzhya. Ha 18 anni. Tre giorni fa era solo in casa perché la madre si era recata in città per affari. “Hanno bussato insistentemente alla porta e io ho fatto l’errore di aprire”. Erano in quattro. Due civili e due soldati in divisa. “Ho votato per paura e ho riconsegnato il foglio agli scrutatori. Subito dopo uno dei due armati si è fatto avanti e mi ha messo in mano un altro foglio. Mobilitato…”. Da allora Artem si nasconde nei fienili e aspetta il ritorno di sua madre da Melitopol per capire cosa fare.

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I “risultati” del referendum

Le voci dalle zone occupate dalle forze armate russe arrivano attraverso la app protetta Signal e rimangono senza cognome, perché la situazione è delicata. Per domani si attende il discorso di Putin sull’esito dei quattro referendum. Per come è stato riportato dai separatisti del Donbass, e per quello che vale, il risultato è: nella regione di Donetsk ha approvato l’annessione alla Russia il 99,23 per cento dei votanti; in quella di Lugansk il 98,42 per cento; Zaporizhzhya 93,11 per cento; Kherson 87,05 per cento. La Duma è convocata in sessione straordinaria il 3 ottobre per la ratifica delle decisioni del Cremlino.

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Ma quanti erano i votanti? L’affluenza, stando al racconto che si ricava parlando con gli abitanti delle aree sotto il controllo russo, non può che essere stata bassa. Vadym, da Kherson: “Molte persone non hanno voluto partecipare a questa parodia. Hanno lasciato le case durante i cinque giorni del cosiddetto referendum. Per non votare, mi sono nascosto nella mia dacia di campagna. Chiunque gli ha aperto la porta, è stato costretto ad esprimersi. E non sai cosa passa per la mente dei russi quando impugnano armi automatiche. Ecco perché la gente ha accettato l’annessione”.

Brogli e intimidazioni

C’è chi ha annullato il voto, quando ha potuto. “Ad esempio, il mio vicino ha preso la scheda e ha chiesto loro: il voto è aperto o segreto? Gli hanno detto che era segreto. Quindi ha chiuso la porta dell’appartamento e ha messo due segni sulla scheda elettorale per invalidarla, quindi l’ha ripiegata e l’ha gettata nella loro scatola. Molti dei miei amici hanno fatto esattamente così”. Gli ucraini denunciano brogli. Girano video in cui si vedono le urne piene di fogli con le caselle lasciate in bianco. Stanislav, da Donetsk: “Quando sono passato davanti al seggio elettorale, era vuoto”.

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Olha è una preside di istituto superiore a Melitopol: “Chi è stato trovato in casa ha fatto finta di votare, compilando in modo errato. Molti miei conoscenti hanno dovuto lasciare la città perché hanno figli di età compresa tra i 18 e i 35 anni, e non volevano che li arruolassero nell’esercito russo. Hanno mollato tutto e se ne sono andati. Hanno molta strada da fare: è possibile andarsene solo attraverso la Crimea, poi Russia, Bielorussia, Polonia e, infine, tornare in Ucraina”.

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