Totonomi governo Meloni, spunta l’Economia spacchettata: Siniscalco e Leo per Tesoro e Finanze

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Dividere in due il ministero dell’Economia e delle Finanze, affidare il primo a Domenico Siniscalco, il secondo all’esperto economico di FdI Maurizio Leo. È l’idea sul tavolo di Giorgia Meloni per il suo nuovo governo. Il Tesoro è una casella fondamentale, in una crisi difficile come quella che stiamo attraversando. Tanto che nel centrodestra più d’uno accarezza l’idea di chiedere di restare a Daniele Franco, l’attuale ministro, che ha saputo trovare le risorse per ben otto decreti di Aiuti quest’anno e ha lasciato nelle casse del ministero un “tesoretto” di risorse per il nuovo governo. Ma Franco avrebbe già fatto sapere di non essere intenzionato a restare, così come resiste al pressing Fabio Panetta, che dalla Bce potrebbe tornare in Italia il prossimo anno, per prendere le redini di Bankitalia.

Il risiko delle poltrone di governo è ancora però in alto mare, dopo un incontro tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini non andato troppo bene. Il nodo è il Viminale, cui il leghista non sembra voler rinunciare. Ma Meloni sarebbe disposta a concedergli al più il ruolo di vicepremier, con deleghe ministeriali più leggere. L’altro vicepremier sarebbe il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani.

Ma vediamo chi sale e chi scende, nel toto-nomi in circolazione tra gli alleati di centrodestra.

Esteri e Affari europei

Agli Esteri sono in salita le quotazioni di Elisabetta Belloni, attuale capo dei Servizi, già candidata di Lega e M5S al Quirinale. In partita resta anche l’ambasciatore Stefano Pontecorvo, mentre sembrano in discesa le chance di Antonio Tajani. Agli Affari europei potrebbe andare il meloniano Raffaele Fitto, che è però pronto a restare a Strasburgo da eurodeputato, a tessere per Meloni i rapporti con gli alleati. A quel punto l’incarico potrebbe andare ad Anna Maria Bernini di FI.

Interno e Difesa

All’Interno nella partita a due tra Giuseppe Pecoraro, ex prefetto di Roma eletto in FdI, e Matteo Piantedosi, capo di gabinetto del leader leghista quando sedeva al Viminale, potrebbe entrare un profilo politico come quello del leghista Nicola Molteni, se Salvini riuscisse a respingere l’idea di un tecnico. Alla Difesa dovrebbe andare un politico: in pole ci sono Adolfo Urso di FdI e ancora Antonio Tajani. Profilo compatibile con l’incarico ha anche Guido Crosetto di FdI, che però aspirerebbe alla guida di Leonardo.

Infrastrutture, Welfare, Salute

Alle infrastrutture la Lega vorrebbe Edoardo Rixi, che potrebbe spuntarla su Fabio Rampelli di FdI e sull’azzurro Alessandro Cattaneo. Per il ministero del Welfare spunta il nome dell’accademico Luca Ricolfi, che la scorsa primavera è intervenuto alla convention milanese di FdI. Per la Salute viene considerata papabile Letizia Moratti, anche se lei ha fatto sapere di voler restare in Regione Lombardia. A quella poltrona aspirerebbe anche FI per Licia Ronzulli, ma per lei si starebbe pensando a un’altra casella.

Sviluppo economico e Agricoltura

Derby tutto leghista per l’Agricoltura, dove dovrebbe andare Gianmarco Centinaio, ma potrebbe anche arrivare Matteo Salvini se accettasse questa delega insieme alla carica di vicepremier. In alternativa Salvini potrebbe andare allo Sviluppo economico, poltrona che ora è di Giancarlo Giorgetti. In casa FdI si è anche parlato di confermare Giorgetti in quell’incarico, ma il nome non comparirebbe nell’elenco della Lega. “Non aspiro comunque – ha fatto sapere Giorgetti – a entrare in questo governo”.

Pubblica amministrazione e Giustizia

Alla Giustizia in pole è il nome del magistrato in quota FdI Carlo Nordio. L’avvocato Giulia Bongiorno, eletta nella Lega, dovrebbe ‘accontentarsi’ del ministero della Pubblica amministrazione.

Riforme, Rapporti col Parlamento, Palazzo Chigi

Ai Rapporti con il Parlamento potrebbe andare il centrista Maurizio Lupi. Alle Riforme l’ex presidente del Senato Marcello Pera. Meloni vuole poi a Palazzo Chigi, nel ruolo cruciale di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, un fedelissimo: Giandomenico Fazzolari. Si parla anche dell’ipotesi che Carlo Deodato, attuale capo del Dipartimento affari giuridici della presidenza del Consiglio, resti come segretario generale di Palazzo Chigi.

La presidenza delle Camere

La leader della Destra vorrebbe dare la guida di un ramo del Parlamento all’opposizione: la Camera al Pd, l’ipotesi più probabile, visto il risultato elettorale dei Dem come secondo partito. Ma gli alleati non sembrano d’accordo. Ecco perché l’idea più probabile è che sia il centrodestra a eleggere entrambi i presidenti. In un equilibrio di genere, Anna Maria Bernini di FI potrebbe andare alla guida del Senato, Giancarlo Giorgetti della Lega alla Camera. Ma i rapporti tra Giorgetti e Salvini non sono dei migliori e al Senato aspirano anche Ignazio La Russa di FdI e Roberto Calderoli della Lega. E allo scranno più alto di Montecitorio Antonio Tajani di Forza Italia e Fabio Rampelli di FdI.

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