“Nostre per sempre”: Putin annette le regioni occupate ed evoca l’atomica. Dall’Occidente “satanista” al gender, ecco che cosa ha detto

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MOSCA – Alle 15 il countdown sulle televisioni russe si interrompe. Scatta l’ora “x” dell’atteso discorso di Vladimir Putin che, con quattro firme, rivendica il dominio russo su un sesto dell’Ucraina e cambia ancora una volta la storia e la geografia. La sala di San Giorgio del Gran Palazzo del Cremlino è gremita di membri del governo, deputati, senatori, vari esponenti della nomenklatura, nonché rappresentanti religiosi. Manca soltanto il patriarca Kirill: malato di Covid. Il presidente russo arriva con consueto ritardo.

La Russia annette quattro regioni ucraine: ecco che cosa succede e che cosa cambia

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L’Occidente satanista

Il “corposo discorso”, così lo aveva preannunciato il portavoce Dmitrij Peskov, una delle invettive più antiamericane pronunciate da Putin in oltre un ventennio al potere, inframmezzato da applausi e standing ovation, dura poco meno di un’ora. Il leader del Cremlino si scaglia contro l’Occidente “satanista”, che mente “come Goebbels”, che vuole trasformare la Russia in una “colonia” e in una “folla di schiavi senz’anima” e preservare a tutti i costi “il sistema neocoloniale che gli permette di fare il parassita e, di fatto, di depredare il mondo a spese del potere del dollaro”. “Vogliono vederci come una colonia”, continua incolpando “gli anglosassoni” di essere dietro ai sabotaggi dei gasdotti Nord Stream 1 e 2. 

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Il ritorno ai negoziati

Poi invita Kiev a “cessare immediatamente il fuoco, tutte le ostilità e a tornare al tavolo dei negoziati”. “Siamo pronti per questo”, dice. Ma mette subito in chiaro che “non metterà in discussione la scelta della popolazione di Donetsk, Lugansk, Zaporozhe (Zaporizhzhia in ucraino, ndr) e Kherson”, le quattro regioni ucraine dove si sono tenuti i referendum sull’annessione alla Russia giudicati una farsa dalla comunità internazionale. “La scelta è stata fatta, la Russia non la tradirà”. E, se non bastasse, aggiunge subito: “Proteggeremo la nostra terra con tutte le forze e i mezzi a nostra disposizione e faremo di tutto per garantire la sicurezza della nostra gente”. 

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24 Settembre 2022

La bomba nucleare

Putin e i suoi luogotenenti hanno senza mezzi termini messo in guardia l’Ucraina dal fare un’offensiva per rivendicare le regioni, dicendo che la Russia lo considererebbe un atto di aggressione, minacce che Mosca può sostenere con il più grande arsenale di testate nucleari del mondo. Non è la sola allusione al temuto utilizzo del più grande arsenale nucleare al mondo: “Gli Stati Uniti sono l’unico Paese al mondo ad avere usato un’arma nucleare due volte, distruggendo le città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. A proposito, hanno stabilito un precedente”. 

Il monito all’Europa

Putin fa soltanto un fugace riferimento alla caotica mobilitazione “parziale” che ha spinto migliaia di uomini in età da combattimento a fuggire dal Paese. Ammicca agli alleati di Washington: “L’élite americana usa l’attuale tragedia per indebolire i propri concorrenti, per distruggere gli Stati nazione. Questo vale anche per l’Europa, questo vale anche per l’identità di Francia, Italia, Spagna e altri Paesi con una lunga storia. Washington sta chiedendo sempre più sanzioni contro la Russia… Sta praticamente portando alla deindustrializzazione dell’Europa… Le élite capiscono tutto, ma preferiscono servire gli interessi degli altri. Questo non è più servilismo, ma un tradimento diretto dei loro popoli. Ma Dio li benedica, sono affari loro”. 

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dalla nostra inviata Rosalba Castelletti

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Torna a prendersela anche con l’élite sovietica che, nel 1991, “senza chiedere la volontà dei cittadini comuni”, decise di far crollare l’Urss causando “una catastrofe nazionale”. “Ma non importa più. L’Unione Sovietica non c’è più, il passato non può essere restituito. Sì, e la Russia oggi non ne ha più bisogno, non ci stiamo battendo per questo”, assicura. Ma poi ricorda che “dopo il crollo dell’Urss”, dopo “i terribili Anni ‘90”, la Russia “ha resistito, si è rianimata, si è rafforzata e ha ripreso il suo legittimo posto nel mondo”. E promette di essere pronto a continuare la battaglia “per la grande Russia storica”. “La verità è dalla nostra parte. La Russia è con noi!”.

La filippica sul gender

Lancia anche un’infuocata filippica sul “genere”. “Vogliamo avere, qui, nel nostro Paese , in Russia, al posto di mamma e papà “genitore 1, 2, 3? Vogliamo davvero che le perversioni che portano al degrado e all’estinzione siano imposte ai bambini delle nostre scuole fin dalle elementari? Che venga inculcato loro che ci sono presumibilmente altri generi oltre a donne e uomini e che ricevano un’operazione di cambio del sesso?”, chiede a “tutti i cittadini della Russia”, non solo ai dignitari riuniti nella sala dove gli eroi militari russi sono commemorati con targhe di marmo incise in oro. 

Gli astanti applaudono a ogni catilinaria e si alzano in piedi quando Putin chiede di onorare con un minuto di silenzio la memoria degli eroi della “primavera russa”: quanti non hanno riconosciuto “il colpo di Stato neonazista in Ucraina nel 2014” e “tutti i soldati e ufficiali morti durante l’operazione militare speciale”. Il leader ceceno Ramzan Kadyrov trattiene a stento la commozione. In tanti hanno gli occhi lucidi, ma c’è pure chi fatica a tenerli aperti, come l’ex premier e attuale vicepresidente dell’amministrazione presidenziale Serghej Kirienko, incaricato dei rapporti con i territori annessi. 

“Rossija! Rossija!”

Dopo l’atteso discorso, Putin e i quattro leader filo-russi delle regioni ucraine firmano i documenti dell’annessione alla Russia che verranno ratificati soltanto la prossima settimana dalla Duma e dal Consiglio della Federazione, la Camera bassa e alta dell’Assemblea Federale russa. Dopo la sigla, i quattro leader si riuniscono attorno a Putin che li invita a congiungere le mani prima di urlare all’unisono con la sala “Rossija! Rossija!”, “Russia, Russia!”. “Un vero momento storico”, commenta il conduttore del canale Rossija 24 al termine della sfarzosa cerimonia. 

Segna la più grande annessione in Europa dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Come all’indomani della conquista della penisola della Crimea nel 2014, Putin guadagna il 15% dei territori ucraini, ma perde il resto del mondo. È il culmine di sette mesi di quella che Putin si ostina a chiamare “operazione militare speciale” in Ucraina anche ora che la “mobilitazione parziale” chiama migliaia di russi a combattere e di referendum organizzati in fretta e furia da Mosca nelle regioni controllate soltanto parzialmente dall’esercito russo. Segno della fretta nonostante l’impressionante coreografia con fanfare di tromba e guardie a passo d’oca in uniformi blu scuro, le molte domande senza risposta.

“Ho bisogno di chiarire questo. Non posso rispondere a questa domanda”, risponde il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov a chi gli chiede se la Russia stia annettendo le regioni ucraine di Kherson e Zaporizhzhia entro i loro confini amministrativi o soltanto le parti che controlla. Putin sorvola. “Gli abitanti di Lugansk e Donetsk, Kherson e Zaporozhe diventano nostri cittadini per sempre”. Quel “per sempre”, navsegda, che ritorna anche tra gli slogan del concerto che si apre in una Piazza Rossa colma di tricolori.

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