Si muove il sottomarino Belgorod. Nato in allarme: “Test per il supersiluro Poseidon”

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Putin sembra prossimo a una nuova sfida all’Occidente e ad alzare ancora di più il livello del confronto nucleare. L’allarme nasce da un’informativa dell’intelligence Nato, trasmessa ai comandi alleati più importanti negli scorsi giorni. Una segnalazione che riguarda i movimenti del sottomarino nucleare Belgorod, diventato operativo a luglio. Ora è tornato a immergersi nei mari artici e si teme che la sua missione sia quella di testare per la prima volta in assoluto il super-siluro Poseidon, spesso definito “l’arma dell’Apocalisse”.

Si tratta di un mezzo presentato dal Cremlino nel 2018 come uno dei sistemi che restituirà la supremazia strategica alla Russia: una testata nucleare che viaggia sotto le onde per diecimila chilometri e poi esplode in vicinanza della costa provocando uno tsunami radioattivo. L’onda contaminata può cancellare metropoli come New York o Los Angeles. Gli esperti spiegano che lo stesso effetto può venire ottenuto con i missili balistici intercontinentali, che esistono dagli anni Sessanta.

Ma gli Stati Uniti hanno creato una rete di satelliti con sensori all’infrarosso proprio per avvistare la partenza dei missili russi: l’accensione dei motori infatti causa un calore fortissimo. Invece i satelliti non vedono quello che accade nelle profondità del mare: il super-siluro sarebbe stato progettato per emettere pochissimo calore e viaggiare in modo silenzioso a oltre cento chilometri orari.

Il sottomarino K-329 Belgorod viene considerato il prototipo del nuovo concetto di guerra pensato dagli ammiragli di Putin negli ultimi anni, dopo il ritorno della tensione con gli Stati Uniti.

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Non disponendo di grandi portaerei e di incrociatori per competere con la Us Navy, hanno puntato sui mezzi subacquei. Dagli anni Novanta nei cantieri era fermo lo scheletro di un sommergibile nucleare mai completato, e così nel 2019 Putin ha ordinato di modificarlo per farlo diventare la centrale di droni e mini-sottomarini capaci di operare a profondità dove nessun battello della Nato può scendere. Lungo 184 metri e largo 15 può navigare in immersione a circa sessanta chilometri orari e con un’autonomia senza confini: si stima ben 120 giorni senza bisogno di tornare in superficie. Anche le eliche sono considerate innovative, perché disegnate in modo da sfuggire ai sonar.

Nei giorni scorsi Belgorod è stato spesso citato nelle analisi sul sabotaggio dei gasdotti Nord Stream perché rientra tra le attività per cui è stato progettato. Ma l’intelligence occidentale è sicura che non si sia mai allontanato dal Mare Bianco, sarebbe infatti stato segnalato nelle acque alle porte dell’Artico per una serie di test segreti. Il sospetto, trasmesso ai comandi alleati, è che stia per sperimentare nell’area del Mare di Kara proprio il Poseidon, chiamato in codice “Status-6”: un siluro lungo 24 metri con una testata atomica probabilmente da due megatoni. “E’ una categoria di arma completamente nuova – ha scritto l’esperto H.I. Sutton – che obbligherà a cambiare la pianificazione delle marine occidentali, portando a definire nuovi requisiti e nuovi mezzi per contrastarla”.

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Lo sviluppo del Poseidon va avanti da anni, con valutazioni scettiche da parte di ufficiali della Nato. Si ipotizza che alcune prove siano state condotte già nel 2015 ma non ci sono mai stati lanci da bordo del Belgorod. Pochi ritengono che il super-siluro possa già essere operativo, anche il solo annuncio del test però permetterebbe al Cremlino di mostrare una capacità unica nel braccio di ferro con l’Occidente: un’arma contro la quale non esistono difese.

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