Truss costretta alla marcia indietro, niente taglio delle tasse ai ricchi

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BIRMINGHAM – Liz Truss rinuncia a tagliare le tasse ai ricchi. È un dietrofront umiliante quello della prima ministra britannica, che solo ieri mattina alla Bbc aveva ribadito la cocciuta intenzione di non cambiare una virgola del suo programma radicale, che prevedeva la rimozione dell’aliquota fiscale più alta (45% oltre 150 mila sterline di reddito attuale) e che aveva scatenato la reazione dei mercati la settimana scorsa innervositi dalla mancanza di vere coperture finanziarie, costringendo la banca di Inghilterra a intervenire comprando 65 miliardi di bond.

Il vertice di emergenza

Ora, invece, Truss è costretta a compiere una clamorosa retromarcia. L’annuncio è arrivato questa mattina qui a Birmingham, dove si sta svolgendo la conferenza annuale dei conservatori quest’anno più bollente che mai. La decisione è stata presa dopo un vertice di emergenza questa notte tra la prima ministra e il cancelliere dello Scacchiere Kwasi Kwarteng, l’altro ideologo delle tasse ai ricchi, come aveva riportato per primo il Sun.

Proprio Kwarteng, stamattina, ha annunciato la svolta: “Non andremo avanti con il nostro piano di rimuovere l’aliquota del 45%. Oramai è diventata una distrazione per la nostra missione di vincere le sfide che abbiamo di fronte. Abbiamo capito la lezione, l’abbiamo ascoltata”, ha assicurato il ministro delle Finanze che ha confermato il vertice nella notte con Truss ed escluso, almeno al momento, sue dimissioni.

La rivolta nel Partito conservatore

La thatcheriana Truss ha dovuto cedere dopo giorni di massacro politico. Prima la sterlina a picco, gli interessi alle stelle e i fondi pensioni sull’orlo del crack mercoledì scorso, prima che intervenisse provvidenzialmente Bank of England. Poi gli ultimi sondaggi impietosi, come quello di YouGov la settimana scorsa, che dà il Labour avanti con un mostruoso vantaggio di 33 punti. Ma la svolta è arrivata qui alla “Tory conference” di Birmingham, apertasi ieri.

Uk, la prima ministra Truss taglia le tasse ai super ricchi: stop alla maxi aliquota per chi guadagna più di 150 mila sterline

dal nostro corrispondente Antonello Guerrera

23 Settembre 2022

Perché il partito è esploso in una rivolta, silenziosa ma decisiva. Un ministro del governo Truss ieri alla conferenza diceva privatamente a Repubblica che “le cose stanno andando male, la storia delle tasse è completamente sballata, soprattutto nei tempi”, mentre pubblicamente lodava l’azione del governo. Era solo il segnale di una rivolta sottopelle e ben più ampia. Molto più esplicito l’ex superministro Michael Gove, defenestrato da Truss, che ieri mattina alla Bbc aveva fatto intendere che non avrebbe mai votato in aula il provvedimento fiscale di Truss.

Il pasticcio Truss e quel braccio di ferro con la Banca centrale che riguarda tutte le democrazie liberali

di Maurizio Ricci

01 Ottobre 2022

Addio al taglio delle tasse per i ricchi

Di lì, la palla di neve è presto diventata valanga. Un altro ex ministro pesante, Grant Shapps ai Trasporti con Boris Johnson, ha espresso pubblicamente la sua opposizione al taglio delle tasse ai ricchi. Allora si sono iniziate a spargere voci su una convergenza bipartisan tra conservatori ribelli e Labour per affondare insieme, alla Camera dei Comuni, il piano Truss. La prima ministra e il suo team sono andati nel panico. Allora ieri sera, tra le stanze della conferenza, hanno provato a rassicurare i deputati tory, promettendo di rinviare tutto a marzo 2023, “quando i mercati saranno più favorevoli”. Troppo tardi. Oggi, l’umiliante annuncio di Truss che dice addio al taglio delle tasse ai ricchi. In quello che è stato un disastro finanziario, politico e di comunicazione, consumatosi in pochi giorni per la prima ministra, insediatasi neanche un mese fa. 

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