Silvio Berlusconi arriverà nel pomeriggio a Roma, in vista della prima seduta del nuovo Parlamento che si terrà giovedì. Ma il vertice con gli altri leader del centrodestra – si apprende da fonti della maggioranza – dovrebbe tenersi non prima di domani. Possibili invece incontri con i dirigenti forzisti o altri esponenti della maggioranza nel pomeriggio e in serata. Sul tavolo restano i nodi che riguardano in prima battuta le presidenze delle Camere.
Lo scontro per la presidenza delle Camere
Lo schema sarebbe già pronto e prevederebbe i nomi di Ignazio La Russa (Fdi) per il Senato e Riccardo Molinari (Lega) per Montecitorio. Ma Matteo Salvini insiste sulla candidatura di Roberto Calderoli per Palazzo Madama, anche perché l’accordo sui ministri, che è parallelo ma non indipendente da quello sui vertici delle Camere, passa per una proposta che il leader della Lega non accoglie – eufemismo – con entusiasmo: l’indicazione di Giancarlo Giorgetti, suo ormai storico rivale interno – per il ministero dell’Economia. Un nome, quello di Giorgetti, che gode della stima del premier uscente Mario Draghi ma anche di quella dell’ex ministro, e neo-eletto di Fdi, Giulio Tremonti (che di Draghi, peraltro, non è mai stato amico).
Il nodo Ronzulli
L’altra questione dibattuta è quella che riguarda la senatrice forzista Licia Ronzulli, che Silvio Berlusconi vuole assolutamente al governo e con un ministero non secondario. Difficile che andrà alla Salute, più probabile che per lei – se Meloni accetterà – un portafoglio più leggero: si parla del Turismo. Circola in queste ore il nome di Paolo Scaroni, ex ad di Enel ed Eni, molto attivo nelle ultime settimane con una serie di interviste in cui – tra l’altro – si dice contrario al maxi-scostamento di bilancio e critica il ruolo dell’Europa che non avrebbe evitato che alcuni Stati membri traessero vantaggio dalla crisi del gas a scapito di altri (tra cui l’Italia). Posizione non distante da quella di Fdi.
L’ipotesi Scaroni all’Energia
Il nome di Scaroni, che è presidente del Milan, nei conciliaboli interni di Arcore è stato fatto con interesse in questi giorni proprio da Silvio Berlusconi. Ma, al di là della disponibilità manifesta dell’interessato, manager di lungo corso che nel 1996 ha patteggiato un anno e 4 mesi per tangenti (il reato è stato estinto nel 1997) versate al Psi per appalti Enel, c’è un problema tecnico a rendere complicata l’operazione: a Scaroni dovrebbe andare una delega all’Energia con un accorpamento di Transizione ecologica e Sviluppo Economico che comporterebbe tempi lunghi. E Meloni, per partire speditamente con il suo governo, non intende intraprendere questa strada. Resterebbe in piedi l’ipotesi, tutta da verificare, di una nomina di Scaroni come commissario. Ma sono boatos. E una fonte qualificata di Fdi boccia l’indicazione dell’ex ad di Eni: “Scaroni? Nome che è circolato ma la vedo difficile”
La sola ipotesi sollecita la reazione di Carlo Calenda, secondo cui mettere Scaroni all’Energia equivarrebbe ad avere “un amministratore delegato di Gazprom. Paolo Scaroni è il maggior responsabile insieme a Berlusconi della nostra dipendenza dal gas russo”, scrive su Twitter.