Il Fmi vede l’Italia sottozero: nel 2023 crescita a -0,2%. “Il peggio deve ancora venire”

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Quella che per il governo italiano sarà una recessione solo passeggera, per poi dar spazio a un recupero che porterà comunque l’Italia a segnare una crescita (+0,6%) nel corso del 2023, è qualcosa di più profondo per il Fondo monetario internazionale. L’istituzione di Washington ha appena rilasciato il suo aggiornamento al World economic outlook, e per l’Italia alla casella del prosismo anno si legge una previsione negativa: -0,2% la crescita stimata, con un peggioramento di 0,9 punti rispetto alle previsioni estive. Leggermente migliorata al 3,2%, invece, la stima per il 2022 che in questo caso è più in linea con il +3,3% della Nadef firmata dal premier Draghi e dal ministro Franco.

“Ci aspettiamo che l’Italia entri in recessione tecnica nel prossimo trimestre soprattutto per la crisi energetica e l’elevata inflazione”, hanno spiegato dal Fondo in un punto stampa di presentazione del Weo. “I rischi sono molto al ribasso, per l’impatto della crisi energetica. Dovrebbe concentrarsi sul supporto ai più vulnerabili prestando però attenzione alla finanza pubblica e assicurando che il debito sia su un sentiero discendente”.

L’Italia, certo, non è un’eccezione. La regola dello scenario globale è infatti di esser pieno di incertezze, e il Fmi ne prende atto. Per quest’anno la stima di crescita globale resta al 3,2%, ma scende di 0,2 punti per il prossimo: al 2,7%. “Il rallentamento del 2023 sarà di ampia portata”, si legge nel blog del Fondo che accompagna il rapporto, e i “Paesi che contano per un terzo dell’economia globale sono destinati a contrarsi quest’anno o il prossimo. Le tre economie maggiori – Usa, Cina ed Eurozona – continueranno a stagnare”. In sostanza, “gli shock” che si sono manifestati quest’anno dopo la guerra in Ucraina stanno riaprendo le ferite che si erano solo in parte rimarginate dopo la pandemia. In poche parole, dice il Fondo, “il peggio deve ancora venire e per molte persone il 2023 sarà un anno di recessione”.

Per fare le quote a questo peggio, il Fmi dice che c’è un 25% di possibilità che la crescita globale scenda addirittura sotto il 2%. E, nel peggiore dei casi, c’è un 10-15% di chances di scendere all’1% di crescita. I rischi che possono materializzarsi e portare il mondo così in basso: un calcolo errato nel ribilanciamento delle politiche monetarie o fiscali; il deterioramento delle condizioni finanziarie globali e l’ulteriore rafforzamento del dollaro, che potrebbero far scoppiare sconvolgimenti sui mercati finanziari con effetti sull’inflazione e la fragilità dei Paesi periferici; una crescita dei prezzi più lunga del previsto; una escalation della guerra in Ucraina con effetti devastanti, anche, sulla crisi energetica.

Negli Usa, il Fmi prevede che la stretta monetaria portata avanti con decisione dalla Fed abbatterà la crescita all’1% il prossimo anno. In Cina, la previsione scende al +4,4% per “colpa” del settore immobiliare e dei lockdown. Ma è in Europa, dove la crisi energetica picchia più duro, che il rallentamento è più pronunciato con una previsione del +0,5%. Nel Vecchio continente farà peggio dell’Italia la Germania, accreditata di un -0,3% il prossimo anno dopo un +1,5% del 2022. Francia (+0,7%) e Spagna (+1,2%) sono invece viste come più resilienti nel 2023.

Per la Russia, il Fmi prevede ora una contrazione economica nel 2022 e nel 2023 inferiore rispetto alle previsioni di luglio: -3,4% quest’anno e -2,3% nel 2023, in rialzo di 2,6 e 1,2 punti percentuali rispetto a tre mesi fa e di 5,1 punti per il 2022 rispetto alle previsioni di sei mesi fa (invariata la previsione per il 2023). Per l’Ucraina, anche se una misura precisa dei danni alla sua economia è impossibile da ottenere, la guerra causerà una contrazione molto dura, secondo il Fondo: quest’anno è attesa una flessione del 35 per cento.

Nonostante questi rallentamenti generalizzati, l’inflazione è vista ancora a livelli elevatissimi: raggiungerà il picco al 9,5% globale annuo, per poi rallentare al 4,1% nel 2024.

Per quanto riguarda gli altri dati italiani, il tasso di disoccupazione calerà all’8,8% nel 2022 dal 9,5% del 2021. La disoccupazione sarà però in aumento il prossimo anno, al 9,4%. Nell’area euro il tasso di disoccupazione è previsto in calo al 6,8% nel 2022 dal 7,7% del 2021, mentre nel 2023 si attesterà al 7,0%.

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