Meloni, la prima premier donna vuole spacchettare il ministero alle Pari Opportunità e Famiglia

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Al di là delle parole, pronunciate nei comizi o vergate nei programmi elettorali, contano i fatti. E i fatti al momento dicono che la prima donna presidente del Consiglio mai incaricata in Italia – a proposito, Giorgia Meloni vorrà essere chiamata presidentessa, oppure declinata al maschile? – non ha fra le priorità né le politiche di genere né le pari opportunità. Come se la sua incredibile ascesa nell’agone politico, tradizionalmente maschilista e a tratti persino misogino, potesse assorbire tutto, derubricando a questioni di poco conto le decennali battaglie e i tanti progetti in cantiere per una vera eguaglianza fra i sessi.

Andrebbe in questa direzione la decisione di rimodulare le deleghe di governo e di fatto cancellare il dicastero alle Pari Opportunità e Famiglia. Nel disegno che la futura premier si appresterebbe ad attuare, infatti, la prima delega verrebbe scorporate dalla seconda (che resterebbe un ministero a sé stante) per essere associata – udite udite – agli Affari giovanili e allo Sport. Un mix di competenze talmente eterogeneo da risultare di difficile gestione. A meno di non volerne trascurare qualcuna.   

Eppure l’accorpamento delle Pari Opportunità con la Famiglia, nato con il governo Conte 2, fu voluto fortissimamente dal presidente Mattarella e poi confermato da Mario Draghi. Da sempre convinto, il capo dello Stato, che “ancor oggi vi sono ostacoli e disparità nell’accesso al lavoro, nella retribuzione, nella mobilità”, come ebbe a dire in un celebre discorso l’8 marzo di quattro anni fa. E siccome “talvolta gli ostacoli rendono difficile la conciliazione con i tempi di cura della famiglia”, mettere insieme le due materie sarebbe stato il modo migliore per promuovere una legislazione efficace a favore delle donne.

Spiega la ministra uscente Elena Bonetti: “Fu proprio Mattarella a cogliere la necessità strategica di portare avanti la parità di genere anche attraverso le politiche familiari per abbattere le discriminazioni, che ancora oggi purtroppo esistono e fanno sì che una donna debba scegliere se essere lavoratrice o madre. Senza una sinergia fra queste deleghe probabilmente non avremmo potuto approvare il Family Act, del quale vanno ora messi a punto i decreti attuativi. Smontare un sistema che funziona mi pare una scelta grave, che rischia di penalizzare non solo le donne ma pure la comunità Lgbtq perché è proprio da qui che passano tutti gli interventi contro la discriminazione di genere”.

Evidentemente, però, Meloni è di diverso avviso. E sembra abbia tutta l’intenzione di creare un mega-dicastero senza portafogli – Affari giovanili, Sport e Pari Opportunità – da affidare a una fedelissima che, per tenacia e storia politica, sembra il suo clone: la neo-deputata di Fratelli d’Italia Chiara Colosimo. Classe 1986, l’ex consigliera regionale del Lazio è una predestinata: non solo perché prenderà la stessa delega (alla Gioventù) dalla quale la “cara leader” cominciò la cavalcata nelle istituzioni nazionali, dopo una gavetta nelle amministrazioni locali. Per la ministra in pectore, Giorgia è un modello da seguire fin dal liceo, quando – 19 anni orsono – si fece eleggere rappresentante d’istituto al Convitto Nazionale di Roma e incontrò la squadra di Azione studentesca, che allora lavorava nella sezione della Garbatella in cui Meloni militava. Da lì è stato un attimo: prima si prende la guida di Azione giovani, i pulcini di Alleanza nazionale; quindi, a 24 anni entra in consiglio regionale; diventa presto uno dei motori di FdI nel granaio laziale e poi responsabile di Atreju, l’annuale festival della destra italiana all’ombra del Colosseo che è servito a Meloni per crescere e intessere relazioni. Averne infine ereditato il collegio elettorale di Latina è dunque molto più d’una investitura.

Ora toccherà a questa sorella d’Italia 36enne occuparsi di parità di genere: a patto che gliene resti il tempo, fra una promozione delle attività sportive e una iniziativa a favore dei giovani. Che poi il rischio è sempre lo stesso: dimenticarsi delle donne. Per Meloni, la prima in assoluto che è riuscita a varcare la soglia di Palazzo Chigi, sarebbe un peccato davvero capitale.

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