Ministri, Meloni si eclissa e chiude la lista da sola. Crosetto alla Difesa

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ROMA – Gli agenti della Digos sorvegliano la residenza di Giorgia Meloni. Attorno, silenzio. La leader trascorre la vigilia dell’incarico con la figlia e qualche amico. Brucia batterie su batterie dell’iPhone. E continua a restare fuori dai radar. Su un foglio bianco, segna con pennarelli di diversi colori le caselle dei ministri. Che cambiano vorticosamente. E soprattutto, cambiano come decide lei, senza più una mediazione con Silvio Berlusconi.

Da Villa Grande lamentano a sera, con sconcerto, la totale assenza di informazioni. Neanche una risposta sulla Giustizia, che a dispetto del Cavaliere finirà aCarlo Nordio. Qualcuno pensa che, senza novità, oggi il fondatore del centrodestra non lascerà il proscenio del Quirinale solo alla presidente di FdI. Ma dalla residenza sull’Appia antica, dal luogo dell’attesa di Berlusconi, arriva una smentita: “Parlerà soltanto Meloni”. Il Quirinale è l’unico a essere informato di quello che accade davvero. E, tra le novità dell’ultima ora, ne spunta una:Guido Crosettosembra in pole per diventare ministro della Difesa. In un pacchetto di ministri dentro cui si appresta a entrare ancheFrancesco Lollobrigida. La futura premier blinda il suo esecutivo con i fedelissimi. E vuole fare in fretta, per evitare altre turbolenze nella maggioranza,dopo lo tsunami Silvio.

Il rebus si va risolvendo, prende forma la “lista chiusa” della presidente della destra. Proprio dalla Difesa discende il resto. Alcune caselle si possono considerare acquisite, o comunque assai probabili. Antonio Tajani viaggia verso il ministero degli Esteri. In bilico, semmai, è l’incarico di vicepremier: nelle ultime ore Meloni sembra aver cambiato idea e orientata a non avvalersi di numeri due. La ghigliottina cadrebbe anche su Matteo Salvini, che dovrebbe accontentarsi del ministero delle Infrastrutture.

Il “bonus” che ha in mano Meloni, però, riguarda altre caselle. Sono nomi tenuti coperti finora, a cui la leader ha lavorato tutto il giorno. Profili tecnici, comunque non politici. Alla Cultura, ad esempio, spunta a sorpresa un amico della prossima premier, il giornalista Gennaro Sangiuliano, attualmente alla direzione del Tg2. Unico ostacolo: il centrodestra deve trovare un altro nome per il Tg1, in vista delle prossime nomine in Rai. L’alternativa per la Cultura è lo scrittore Giordano Bruno Guerri. Allo Sport lo schema si ripete, perché l’opzione che si fa largo è quella di Andrea Abodi. Il manager, però, punta a diventare amministratore di Milano-Cortina, un incarico tra l’altro ben retribuito. Risponderà comunque all’eventuale chiamata.

Molto si muove anche sul fronte dell’energia. Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha salutato ieri sera il suo staff. E ha confermato che il suo prossimo futuro sarà al fianco di Meloni, come tecnico che si occuperà di energia per l’esecutivo: “Ho promesso a Draghi e Giorgia Meloni di fare il consulente per sei mesi per accompagnare e aiutare questo ministro Fratin”. “Questo” ministro è Gilberto Pichetto Fratin, che gestirà il prossimo dicastero, anche se potrebbe non chiamarsi Transizione ecologica. E lo stesso vale per la Transizione digitale, che scomparirà, nonostante rappresenti un capitolo fondamentale del Pnrr.

Un’altra svolta negli equilibri riguarda l’incarico che con ogni probabilità assumerà l’attuale capogruppo di FdI alla Camera, Francesco Lollobrigida. Entrerà al governo, probabilmente all’Agricoltura, anche se non è da escludere il Turismo (dove compete anche Daniela Santanchè). Un’altra novità è quella di Simonetta Matone, ex magistrato ora in corsa per il ministero della Famiglia e natalità in quota Lega. Confermata all’Università Gloria Saccani Jotti, docente universitario, amica personale di Marta Fascina. Per la Sanità, invece, è sfida al fotofinish tra Francesco Rocca (Croce rossa), Guido Rasi (già direttore dell’Agenzia europea del farmaco) e Orazio Schillaci, rettore di Tor Vergata. Ai Rapporti con il Parlamento, intanto, prova a resistere Maurizio Lupi, anche se FdI valuta di assicurare la casella a un altro fedelissimo di Meloni, forse il senatore di FdI Luca Ciriani.

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