Autarchia, sovranismo e nostalgia: il sigillo di Destra nei nuovi nomi dei ministeri di Meloni

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Le parole come programma politico. Segno di nostalgia e nostalgie. Ecco il nuovo governo di Giorgia Meloni, dove diversi ministeri cambiano nome e mostrano l’impronta di chi ha vinto: la destra, senza trattini – neanche piccoli piccoli – senza centro, destra e basta. Quella a cui piace Trump, quella che vota per Orban. Su tutto trionfa la nuova denominazione del ministero dell’Agricoltura, affidato al capogruppo di Fratelli d’Italia Francesco Lollobrigida, che per l’occasione torna monumento di autarchia, esaltazione di nazionalismo alimentare: si chiamerà ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, appunto. Il conflitto internazionale ha reso centrale il nodo dell’autosufficienza, ma il concetto è assai spinoso. Di solito si ragiona di dimensione europea, anche perché da Bruxelles arrivano ingenti fondi che tengono in vita il sistema. E perché non mancano vincoli continentali accettati dai Paesi membri. Sovrani in che senso, allora? E con quali paletti nazionali imposti magari alla libera circolazione dei prodotti? Interrogativi che si incrociano con l’ambizione d’autosufficienza della destra, che esalta il recinto nazionale, che sembra declamare la sovranità dei campi e delle mietiture per liberarsi dalla dipendenza degli altri.

Ma non è l’unico ritocco che tinge questo governo. Il dicastero dell’Istruzione con la leader di Fratelli d’Italia diventa ministero dell’Istruzione e del Merito. Detta così è neutra, ma solleva interrogativi. Molta destra conservatrice in giro per il mondo, ad esempio, spinge per una impostazione più elitaria dell’istruzione. Nella nostra Costituzione, però, si assicura l’accesso universale e l’obbligatorietà per l’istruzione primaria. E il merito viene citato come tratto distintivo per chi, “meritevole” ma senza risorse, va sostenuto per permettergli di ambire “ai gradi più alti”, anche senza mezzi. L’articolo 34 recita: “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. E ancora: “La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso”.

Non c’è più neanche il ministero dello Sviluppo economico. Si chiamerà, con una spruzzata di creatività corporativa, ministero dell’Imprese e del made in Italy. Di certo piacerà moltissimo all’alleato Silvio Berlusconi, probabilmente inconsolabile per non averci pensato prima di Meloni. E poi, scherzano già sui social, quanto spirito di apertura all’avventura e alla conquista nel dicastero del Mare e del Mezzogiorno? L’ultima innovazione riguarda il ministero della Famiglia, che da domani sarà accompagnato dalla dicitura: Natalità.

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