Alfred Kammer (Fmi) all’Italia: “Politiche fiscali responsabili per far fronte alla crisi energetica”

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NEW YORK– Politiche fiscali responsabili, non in contraddizione con quelle monetarie per contrastare l’inflazione, incluse quindi flat tax, riforme delle pensioni e spese varie. No a derive tipo quella britannica, che invitano le reazioni negative dei mercati. Aiuti mirati e temporanei, solo per le persone più colpite dagli effetti della crisi energetica ed economica. No al tetto sul prezzo del gas. Rapida applicazione del Pnrr, a partire dalle riforme strutturali concordate. Sono i suggerimenti che Alfred Kammer, direttore dello European Department al Fondo Monetario Internazionale, invia al nuovo governo italiano per navigare le acque agitate che lo aspettano, in questa intervista concessa in esclusiva a Repubblica per analizzare il Regional Economic Outlook per l’Europa, che prevede tre trimestri consecutivi di crescita negativa per il nostro Paese a partire dal terzo trimestre 2022.

Nel suo blog lei scrive: “I politici europei dovranno fare gravi compromessi e prendere scelte politiche difficili, mentre affrontano un mix tossico di crescita debole e inflazione elevata che potrebbe peggiorare. In poche parole, dovrebbero inasprire le politiche macroeconomiche per ridurre l’inflazione, mentre aiutano le famiglie vulnerabili e le imprese redditizie a far fronte alla crisi energetica”.

Potrebbe spiegare nei dettagli cosa dovrebbero fare i governi europei per raggiungere l’obiettivo?“La definizione delle politiche nel 2023 sarà difficile, dal punto di vista della politica monetaria e fiscale. Per quanto riguarda la politica monetaria, raccomandiamo di continuare ad aumentare i tassi. Vediamo che i tassi reali sono ancora accomodanti e si prevede che i mercati del lavoro saranno ampiamente resilienti. Allo stesso tempo, le previsioni di inflazione per la maggior parte dei paesi europei sono ancora al di sopra degli obiettivi e c’è un rischio al rialzo. La conclusione è che dobbiamo essere vigili sull’inflazione e le banche centrali devono continuare ad aumentare i tassi.

Per quanto riguarda la politica di bilancio, per il 2023 vediamo la necessità generale di avviare il risanamento, per creare ulteriore margine in caso di nuovi shock. Inoltre, dobbiamo essere consapevoli che la politica fiscale dovrebbe essere allineata alla politica monetaria sulla lotta all’inflazione. Ciò suggerisce che la politica fiscale non dovrebbe essere espansiva.

Allo stesso tempo, sappiamo che stiamo affrontando una crisi della sicurezza energetica e del costo della vita. Quando si guarda al costo della vita in Europa, aumentato del 7% per le famiglie, è anche un aspetto che la politica fiscale deve affrontare. Il nostro suggerimento è che le misure siano mirate a sostenere la parte vulnerabile della popolazione. Dovrebbero essere tanto mirate, quanto temporanee, per ridurre i costi fiscali”.

Lei avverte: “Crescita e inflazione potrebbero peggiorare entrambe, rispetto a queste previsioni già deludenti”. Quali elementi potrebbero peggiorarle?“Vediamo una serie di rischi nel 2023. In primo luogo, quello di interruzioni dell’approvvigionamento energetico. Ciò comporterebbe un’ulteriore impennata dei prezzi dell’energia e, di conseguenza, dell’inflazione. In secondo luogo, l’inflazione potrebbe rimanere più alta più a lungo. Vediamo che sta diventando più radicata e le nostre ricerche mostrano i rischi di una sorpresa al rialzo. Dobbiamo assicurarci che le aspettative di inflazione non vengano disancorate”.

Lei scrive: “Le banche centrali dovrebbero continuare ad aumentare i tassi ufficiali per ora”. Per quanto tempo sarà ancora necessario l’inasprimento, e quanto in alto potrebbero dover arrivare i tassi?“Prima di tutto, dobbiamo riconoscere che la situazione economica negli Stati Uniti e in Europa è molto diversa. In Europa due terzi dell’inflazione proviene dal lato energetico e dagli shock dei prezzi alimentari. Sta diventando più radicata e sta entrando nell’inflazione core. Ma la situazione europea è molto diversa da quella degli Stati Uniti, dove la maggior parte dell’inflazione è guidata invece dalla domanda aggregata. In secondo luogo, ci troviamo anche in fasi diverse in termini di risposte delle banche centrali. La Bce ha avviato la normalizzazione e dovrà continuare su questa strada almeno fino al raggiungimento di un tasso neutro. Prevediamo che ciò avvenga entro l’inizio del 2023. Sarà probabilmente necessaria una politica monetaria restrittiva nel 2023 per riportare l’inflazione entro l’obiettivo”.

L’Unione Europea si sta muovendo verso l’adozione di un tetto sui prezzi del gas naturale, ma lei scrive che non è a favore. Perché e quali alternative suggerisce?“In genere non siamo favorevoli ai tetti sui prezzi dell’energia a livello nazionale. Quando si tratta dei pacchetti che sono stati lanciati, il problema è duplice. In primo luogo, spuntano il segnale che viene dal prezzo e quindi non producono la riduzione della domanda di gas ed elettricità, necessari per affrontare i problemi di sicurezza energetica. In secondo luogo, quando i pacchetti di supporto sono di ampia portata e non mirati, diventano fiscalmente onerosi. Vanno anche contro il consiglio secondo cui la politica fiscale dovrebbe essere allineata con la politica monetaria, non essere inflazionistica. Ciò significa che la politica fiscale non dovrebbe essere espansiva in questo momento.

Per il 2022, abbiamo calcolato quanto costerebbe compensare completamente l’aumento del prezzo dell’energia alle famiglie con il 40% di reddito più basso di ogni paese europeo. Abbiamo indicato un numero di 0,9% del PIL in termini di costi fiscali. Quando osserviamo il pacchetto fiscale medio in Europa, i costi sono dell’1,8% del PIL. Quindi si tratta di denaro che non viene utilizzato in modo efficace, non aiuta in termini di sostenere i più vulnerabili, preservare il margine di bilancio, e mantenere la politica fiscale allineata con la politica monetaria per combattere l’inflazione”.

In Italia ha appena giurato il nuovo governo, che secondo le vostre previsioni è atteso da tre trimestri di crescita negativa, cioè la recessione. Tra le proposte in esame c’è una flat tax del 15%. Sarebbe compatibile con la necessità di adottare politiche fiscali non in contraddizione con quelle monetarie della Bce?“Abbiamo una situazione molto difficile in tutta Europa e avremo molte richieste rivolte ai governanti in termini di calibrazione delle politiche per il prossimo anno. Quindi non sorprende che il nuovo governo in Italia debba affrontare scelte politiche molto complesse. È di fondamentale importanza formulare la giusta politica fiscale, su questo non ci sono dubbi. A nostro avviso, ciò inizia con le politiche per affrontare i bisogni della popolazione in termini di costo della vita. In tutta Europa, e anche per quanto riguarda l’Italia, ciò significa che queste politiche dovrebbero essere temporanee e continuare ad essere mirate. Ciò è importante per generare spazio di manovra per il bilancio e consentire un ulteriore consolidamento, ed è anche importante per rispondere ai bisogni diretti delle famiglie vulnerabili. Per quanto riguarda il pacchetto complessivo di politica fiscale in Italia, bisogna attendere gli annunci del nuovo governo”.

Dopo quanto è accaduto nel Regno Unito, vede il rischio di reazioni negative da parte dei mercati se l’Italia non adottasse politiche fiscali responsabili?“Questo caso mostra la difficoltà nella definizione delle politiche e nel garantire che siano chiaramente allineate agli obiettivi che stiamo cercando di raggiungere. Ciò vale in tutta Europa e, come abbiamo discusso, serve una politica monetaria incentrata sulla riduzione dell’inflazione. Ciò significa inasprire la politica monetaria, e avere una politica fiscale allineata a tale obiettivo”.

Infine lei scrive: “L’attuazione costante di riforme che migliorano la produttività, alleviano i vincoli di approvvigionamento nei mercati dell’energia e del lavoro, ed espandono la capacità economica rimangono essenziali per aumentare la crescita e lenire le pressioni sui prezzi nel medio termine. Ciò include l’accelerazione dell’attuazione del pacchetto di ripresa economica da 800 miliardi di euro, cioè i programmi Next Generation EU”. Quanto è importante per l’Italia attuare il Pnrr? C’è spazio per rinegoziarlo e come?“Il pacchetto Next Generation dell’Unione europea sostiene investimenti e riforme ad alto impatto, che sono fondamentali per rafforzare la resilienza, sostenere le transizioni verde e digitale, e stimolare la crescita potenziale in tutti i paesi dell’area. E’ uno strumento molto importante a disposizione di tutti i paesi della UE, che aiuterà a raggiungere gli obiettivi di crescita e la sostenibilità del debito”.

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