ROMA – La decisione matura a Palazzo Chigi a valle della trattativa con Bruxelles: la norma sul Pos va cancellata. Sarà un emendamento alla manovra, all’esame della commissione Bilancio della Camera, a certificare il dietrofront del governo: via l’articolo che prevede lo stop alle sanzioni per gli esercenti che si rifiutano di accettare i pagamenti con il bancomat o la carta di credito sotto i 60 euro.
Di fatto un esonero dall’obbligo di utilizzare il dispositivo, quello rivendicato e difeso più volte da Giorgia Meloni, che però ora lascerà posto alle ragioni del Pnrr. Un’inversione di marcia che prende atto della necessità di rispettare gli impegni presi con l’Europa perché le multe, senza soglie, erano un obiettivo traguardato da Mario Draghi, uno di quelli a cui la Commissione europea ha legato il via libera all’erogazione dei fondi. Una misura ritenuta cruciale per gli impegni che l’Italia deve conseguire sul fronte del contrasto all’evasione fiscale. Negli ultimi giorni il governo aveva messo sul tavolo una mediazione, proponendo di abbassare la soglia da 60 a 30 euro, ma il tentativo è andato a vuoto.
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di Liana Milella
Pensioni, spunta il paletto del reddito per le minime a 600 euro
La cancellazione della norma sul Pos non sarà l’unica modifica alla legge di bilancio che il governo depositerà oggi a Montecitorio. I lavori per trovare la quadra al Tesoro sono andati avanti tutta la notte, il messaggio che filtra è quello di un impegno in tempi record per un aggiustamento da fare in appena due settimane. I tempi però stringono e le opposizioni lamentano il ritardo del governo, che ieri ha depositato solo un primo pacchetto di emendamenti. I grandi capitoli cercano ancora una soluzione definitiva, il problema sono i pochi soldi a disposizione per accontentare le richieste che arrivano dalla maggioranza. Quando il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani incrocia il collega dell’Economia Giancarlo Giorgetti alla festa per il decennale di Fratelli d’Italia, il messaggio che arriva dal titolare del Tesoro è chiaro: si sta facendo il possibile per alzare le pensioni minime degli over 75 a 600 euro, come chiede Forza Italia, ma bisogna valutare il quadro d’insieme delle risorse.
Il nodo principale è il pacchetto delle pensioni. Le ultime simulazioni prevedono l’aumento delle minime a 600 euro per gli over 75, ma con l’aggiunta di una soglia Isee, un paletto che restringe ulteriormente la platea. Cambierà anche Opzione Donna: le lavoratrici potranno andare in pensione a 58 anni se in possesso di uno dei tre requisiti previsti dalla norma inserita nella versione attuale della manovra (caregiver, invalidità almeno al 74%, licenziate o dipendenti di aziende in crisi). A 59 anni, invece, in assenza di questi requisiti. In bilico le agevolazioni sull’età di uscita legate ai figli.
Un nuovo giro di vite per il Reddito
Sarà una nuova stretta al Reddito di cittadinanza a permettere di recuperare risorse che andranno alle pensioni del ceto medio. L’anno prossimo i beneficiari occupabili prenderanno il Rdc solo per sette mesi, non per otto: i risparmi, tuttavia, non dovrebbero bastare a ripristinare la rivalutazione piena per gli assegni pensionistici tra 4 e 5 volte sopra il minimo, con importo compreso tra 2.100 e 2.626 euro. Ci sarà comunque una riduzione, seppure più contenuta, del taglio previsto inizialmente. Sarà Giorgetti, stasera, a fare il punto in commissione. Le opposizioni hanno posto l’intervento del ministro tra le condizioni per andare avanti nei lavori. Il passaggio alla Camera procede a rilento, l’obiettivo del governo di arrivare in aula il 20 dicembre si fa più difficile. La manovra è chiamata alla prova finale.
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