A due giorni dal primo via libera, il governo cambia il decreto sulla benzina. Il Consiglio dei ministri modifica il testo che era stato deliberato appena quarantotto ore fa, martedì 10 gennaio, contenente norme sulla trasparenza dei prezzi. La novità principale, che arriva dopo polemiche e proteste di consumatori e benzinai, è la scelta di agevolare il taglio delle accise nel caso di aumento del prezzo della benzina.
È stabilito infatti che, in presenza di un aumento del prezzo del greggio e quindi del relativo incremento dell’Iva in un quadrimestre di riferimento, il maggiore introito incassato in termini di imposta dallo Stato possa essere utilizzato per finanziare riduzioni del prezzo finale alla pompa. L’altra novità riguarda la proroga al 31 dicembre 2023 del termine entro il quale il valore dei buoni benzina ceduti dai datori di lavoro privati ai lavoratori dipendenti, nel limite di euro 200 per lavoratore, non concorrerà alla formazione del reddito da lavoro dipendente.
“Si parla di sterilizzazione delle accise – spiega Giorgia Meloni intervistata al Tg5 – ovvero che se il prezzo sale oltre una determinata soglia, quello che lo Stato incassa in più di Iva verrà utilizzato per abbassare il prezzo. Che è quello che si sta facendo anche con questo decreto”. Meloni aveva negato ogni intenzione di intervenire ancora sulle accise. E invece ora apre. In relazione allo sciopero dei benzinai, in un’altra intervista al Tg1, afferma: “Domani incontro la categoria e dirò loro che non c’è nessuna volontà di fare scaricabarile, la stragrande maggior parte dei benzinai si sta comportando con grande responsabilità, a loro tutela serve individuare chi non lo sta facendo” dice la premier. Che però aggiunge: “La categoria va messa al riparo anche da certe mistificazioni, perchè quando si parla per settimane del prezzo della benzina a due euro e mezzo, quando il prezzo medio è due euro e ottanta diciamo che non si aiuta…”.