“Messina Denaro Matteo. Detenuto assente”. Aula bunker di Caltanissetta, le 10.45. La voce di Maria Carmela Giannazzo, la presidente della Corte di Assise di Appello dove il boss è imputato per le stragi di Capaci e via D’Amelio, chiude idealmente un cerchio dopo trent’anni di latitanza, sangue e misteri. La fuga è finita e poco conta se l’ultimo padrino ha scelto di non prendere parte all’udienza che ha attirato decine di cronisti provenienti anche dall’estero.
I primi ad arrivare, alle 9.15, sono stati gli avvocati d’ufficio del boss,Giovanni PaceeSalvatore Baglio, che hanno assistito Messina Denaro prima che, dopo la cattura,indicasse una legale di fiducia. E non una penalista qualsiasi, sua nipoteLorenza Guttadauro: figlia della sorella del padrino, Rosalia, e diFilippo Guttadauro. Il nonno paterno – padre di Filippo – è lo storico boss di Brancaccio,Giuseppe Guttadauro. Anche l’avvocata diserta l’aula, lascia l’incombenza, e la scena, ai legali d’ufficio per le arringhe difensive. Il pgAntonino Pattiha chiesto la conferma della condanna di primo grado: ergastolo per l’ultimo stragista.
L’udienza è stata rinviata al 9 marzo. “La rinuncia a comparire non deve essere intesa come un disinteresse – ipotizza il pg Patti – Il difensore di fiducia deve avere il tempo di prendere conoscenza delle carte, era un diritto sacrosanto quello di chiedere il termine a difesa. Potrebbe aver rinunciato perché già sapeva quello che sarebbe avvenuto all’udienza”.
Su una possibile collaborazione con la giustizia del padrino, il procuratore generale di Caltanissetta sottolinea: “Nessuno di noi può sapere cosa passa in questo momento nella sua mente. È sicuramente depositario di conoscenze sulla stagione stragista del 1992-1994 che ancora oggi non sono sondate o conosciute sulla base degli altri collaboratori, perché il livello di conoscenza di Messina Denaro, per il rapporto strettissimo che aveva con Riina, è superiore a tutto quello che ci è stato raccontato fino ad oggi”. Messina Denaro, spiega il magistrato, non è stato solo uno dei mandanti degli omicidi di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e delle scorte, ma “uno di coloro che già nella fase iniziale aveva messo mano a questo progetto con la missione romana del febbraio 1992 di cui addirittura è protagonista materiale insieme a Graviano e altri”.