Sanremo 2023, da Gorbaciov a Grillo: tutte le volte che la politica (e la guerra) sono arrivate all’Ariston

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La partecipazione in video del presidente ucraino Zelensky al Festival di Sanremo è solo l’ultimo capitolo dell’intreccio tra Ariston e politica (internazionale e non). Non c’era di mezzo una guerra come accade oggi, ma personaggi della politica e uomini di Stato sono saliti spesso su quel palco. Innanzitutto il colpaccio di Fabio Fabio che nel 1999 riuscì a portare come superospite al Festival l’ex presidente dell’Urss Mihail Gorbaciov, Premio Nobel per la Pace per il suo contributo, attraverso la perestroika, alla fine della guerra fredda.

Il giorno dopo la sua partecipazione Gorbaciov incontrò i giornalisti parlando a tutto campo, sottolineando anzitutto come “quando milioni di persone si uniscono davanti al video per partecipare ad un evento come Sanremo che migliaia di giornalisti raccontano, sta succedendo qualcosa che riguarda la democrazia. Per questo”, concluse Gorbaciov, “il discorso con cui ieri ho interrotto il festival aveva un senso. Non ho attaccato i politici, ma richiesto più spazio alla gente nelle scelte”.

Il cambiamento prodotto dalle politiche volute da Gorbaciov portò, secondo l’interpretazione che ne offrì in quell’occasione il loro stesso ispiratore, “alla fine dei totalitarismi nell’Europa dell’Est, significò l’interruzione della corsa al nucleare, evitando guerre e distruzioni”. Allo stesso tempo, la perestroika ha portato al golpe e alla sconfitta del 1991, con le sue dimissioni, “ma pensate quanto sarebbe migliore l’Europa oggi con un’Urss unita nel nome della perestroika”.

C’è stato un altro momento in cui sull’Ariston sono spirati venti di guerra. Esattamente venti anni fa, alla vigilia della 53esima edizione in programma dal 4 all’8 marzo 2003, si temeva lo scoppio imminente della seconda guerra del Golfo. Il Papa durante l’Angelus aveva fissato per il 5 marzo una giornata di preghiera e digiuno “per la causa della pace”, nel Festival si scatenò la discussione, parteciparono Luca Barbarossa, Fausto Leali, Amedeo Minghi, Iva Zanicchi.

Alex Britti, che in quell’edizione cantava il brano 7000 caffè, disse che non avrebbe partecipato: “Sanremo non è la situazione adatta, c’è troppo stress”, gli Eiffel 65 dissero di non credere “che possa servire a far star meglio qualcuno”, Silvia Salemi si rifiutò perché “il digiuno toglie le forze”, mentre Claudia Gerini e Serena Autieri, che affiancavano Pippo Baudo, opposero un tema di resistenza per la conduzione a stomaco vuoto.

Sul possibile attacco all’Iraq da parte degli Stati Uniti, alla vigilia dello show la Rai attraverso l’allora direttore di Rai1 Fabrizio Del Noce fece sapere che “se la guerra scoppiasse malauguratamente nel corso di una delle cinque serate, dovremmo slittare una serata per mandare in onda un programma di informazione. Se invece il conflitto dovesse scoppiare prima dell’inizio del festival, si potrebbero aprire delle finestre, doverose interruzioni per gli aggiornamenti”.

Durante il Festival si fecero sentire i pacifisti: don Vitaliano Della Sala e Vittorio Agnoletto chiesero uno spazio per leggere un messaggio di pace: “Una manifestazione popolare come il festival non può ignorare un sentimento così largamente condiviso. Sarebbe un gesto in grande sintonia con la maggioranza degli italiani che è contro la guerra”. Ma i due leader del movimento no-global dovettero accontentarsi di sedere come spettatori in platea, “non sarà consentito nessun intervento sul tema della pace all’interno del Festival di Sanremo”, disse Del Noce. “La posizione aziendale e della rete è chiara, ci sono apposite regole per l’accesso e per il pluralismo negli spazi di informazione. Questo non è uno spazio di informazione, né di dibattito politico”.

Nella seconda serata, durante la sua performance come superospite, Enrico Montesano fece una delle sue tipiche uscite raggelanti rivolgendo un consiglio non richiesto a Baudo: “Pippo, perché non invitiamo Bush e Saddam e li facciamo cantare, così si danno una calmata?”.

In altre occasioni è stata la realtà sociale e politica italiana a fare irruzione sul palco dell’Ariston. Contando sull’effetto megafono del Festival nel 1984 gli operai dell’Italsider di Genova inscenarono una protesta di fronte all’Ariston contro la chiusura dello stabilimento. Pippo Baudo decise di invitare una rappresentanza delle tute blu sul palco.

Nel 1995 tennero banco ancora i problemi del mondo del lavoro: un disoccupato minacciò di suicidarsi gettandosi dalla galleria del teatro. Baudo intervenne in diretta convincendolo a scendere dalla balaustra e a desistere dal suo proposito.   

Nel 2014, dopo aver per giorni annunciato la sua presenza al Festival “fuori e dentro l’Ariston”, Beppe Grillo tenne un mini-comizio fuori e dentro il Teatro Ariston attaccando la Rai, “la maggiore responsabile del disastro economico, politico e sociale del Paese”, i giornalisti “walking dead” e Matteo Renzi che in quei giorni si preparava a prendere le redini del governo, “un uomo vuoto che non ha una visione, un cartone animato mandato dal governo delle banche”.

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