Meloni-Schlein, duello alla Camera. La premier: “Sui migranti calunniate l’Italia, il Pd ha impoverito i salari”. La leader dem: “Sei al governo, basta nasconderti. Finora incapaci e insensibili”

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La controffensiva alle polemiche è l’attacco, attraverso l’accusa alle opposizioni di “calunniare l’Italia” sul tema immigrazione. Questa la strategia adottata dalla premier Giorgia Meloni durante il question time alla Camera, a cui sono presenti anche il leader del M5S Giuseppe Conte e la segretaria del Pd Elly Schlein, che ha chiesto alla premier cosa intende fare il governo per contrastare il “lavoro povero”, come il salario minimo. Ma anche in questo caso dalla presidente è arrivato l’attacco: “C’è un problema: chi ha governato fino ad ora ha reso più poveri i lavoratori italiani e ora questo governo deve fare quello che può per invertite la rotta”. E taglia corto: “Il salario minimo non è la soluzione, serve tagliare le tasse”.

Poi ha aggiunto: “Pur nelle risorse limitate a disposizione, abbiamo dato segnali come il rinnovo del taglio di due punti del cuneo fiscale e retributivo e l’aggiunta di un ulteriore punto per i redditi più bassi. Sono primi passi verso l’obiettivo di aumentare i salari dei lavoratori garantendo retribuzioni dignitose”.

L’attacco di Schlein a Meloni: “Ora è al governo, dia risposte”

Una risposta rispedita al mittente da Schlein, che ha puntato il dito contro Meloni: “Signora presidente, le sue risposte non ci soddisfano, innanzitutto perchè vorrei ricordare che il Pd ha provato nella scorsa legislatura ad arrivare il salario minimo ma lei è i suoi alleati che le siedono accanto avete votato contro”. Quindi ha attacato: “Le ricordo che ora sono io all’opposizione e lei al governo e non è più tempo di prendersela con gli altri. Non si nasconda dietro un dito. Se fosse bastata la contrattazione collettiva quei tre milioni di lavoratori poveri non li avremmo. Lei sa bene che di quei contratti solo pochi sono firmati da organizzazioni più rappresentative. È in carica da soli cinque mesi – ha concluso Schlein – ma state già  andando in direzione opposta è sbagliata”.

I migranti

Rispondendo a un’interrogazione del segretario di +Europa Riccardo Magi, la premier accusa: “Per fini politici si finisce per mettere in discussione l’onore e l’operato di chi ogni giorno rischia la propria vita per salvarne altre e si finisce per calunniare l’Italia intera, offrendo strumenti a chi vuole caricare tutto il peso su di noi invece che assumersi le proprie responsabilità”. Un attacco duro quella della presidente del Consiglio che poi, come più volte fatto in questi giorni, ripete: “La nostra coscienza è a posto, spero che chi attacca il governo ma non dice una parola sulle responsabilità degli scafisti possa dire lo stesso”. Parole accolte dagli applausi della maggioranza.

Ma alla premier Magi replica: “L’impostazione giusta non è quella che lei, in un assurda inversione di ruoli, ha detto quando ha chiesto ‘credete davvero che il governo abbia voluto fare annegare i naufraghi di Cutro?’; dobbiamo semmai chiederci ‘Abbiamo fatto tutto per salvare vite umane?’ rispettando la nostra Costituzione. Lei dovrebbe chiedere ai partner europei una operazione congiunta e lei avrebbe più credibilità per chiederlo se il governo operasse così’. Dunque – ha concluso – il governo dovrebbe chiedere ai parner europei una operazione europea di salvataggio dei migranti nel Mediterraneo, perché “è ora di finirla con la farsa della Sar libica”.

Rispondendo poi all’interrogazione di Maurizio Lupi e altri sulle iniziative, anche a livello europeo, volte a contrastare l’attività legata al traffico di migranti, Meloni ha chiarito che il governo “non intende piegarsi alle molte e potenti pressioni di chi vorrebbe imporre la visione ideologica di un mondo privo di confini nazionali in nome di un indefinito diritto a migrare”. “Le cause sono dei flussi migratori sono molteplici – ha proseguito – le conosciamo: instabilità politica, crisi economiche aggravate dal conflitto internazionale e, non da ultimo, interessi di potenti organizzazioni criminali di trafficanti spesso dotati di proiezioni transnazionali”.

Il Mes

“Finché ci sarà un governo guidato da me l’Italia non potrà mai accedere al Mes. E temo che non potranno accedere neanche gli altri”. Nessuna apertura, quindi, da parte della  premier a Meccanismo europeo di stabilità. A chiederle quali fossero le intenzioni del governo in questo senso è stato il deputato del Terzo polo Luigi Marattin. Dopo le parole della premier, diversi deputati di centrosinistra nell’Aula della Camera hanno rumoreggiato. E mentre il centrosinistra mormorava, Meloni li ha interrotto il suo discorso e, allargando le braccia, ha cercato di zittirli: “Signori…”

“Nonostante l’accordo modificativo” del Mes – ha proseguito – “sottoscritto dall’Italia risalga a gennaio 2021, la riforma del trattato non è stata mai portata a ratifica. Questo offre una diapositiva su quanto questa materia necessiti di approfondimento”. Poi, citando il presidente della Confindustria, Meloni ha ricordato: “Bonomi, storicamente sostenitore del Mes, dice che se noi riteniamo che il nuovo regolamento del Mes non sia nell’interesse del Paese e non sia adeguato alle sfide, dovrebbe essere il momento di discutere come usarlo come uno strumento di politica industriale europea. Il tema è che l’Europa potrà affrontare le sue sfide se riesce a fare sistema e proiettarsi verso una politica di sviluppo comune, e la proposta di Confindustria viene presa seriamente in considerazione dal governo”.

Ma Marattin, replicando alla premier, ha protestato: “Voi demonizzate le condizionalità e lei, presidente, dice ‘prima tutto il resto poi il Mes’, ma non si fa così. La verità è che avete ridotto la politica a un reality show in cui tutto è piegato allo slogan che vi piace di più”.

La riforma del fisco

La premier ha poi confermato che “la legge delega di riforma del sistema fiscale verrà portata in Consiglio dei ministri domani”, giovedì 16 marzo. “È delle priorità del governo. Siamo convinti che la riforma costituisca un fattore fondamentale per il rilancio dell’economia e per incoraggiare investimenti e imprese”.

Nucleare, clima e case green

Alla domanda del deputato di Avs Angelo Bonelli sulle fonti di energia e sull’uso del nucleare, Meloni ha precisato: “Non intendiamo muoverci senza passare dal Parlamento”. Poi ha aggiunto: “Non siamo pericolosi negazionisti climatici. Riteniamo che nel rispetto degli impegni” presi sul clima “bisogna mantenere un approccio pragmatico e non ideologico”. Insomma, ha spiegato, “stiamo attivando una cabina di regia, il governo considera il gas naturale come vettore necessario a mantenere l’autonomia del nostro Paese e come perno del progetto strategico di diventare l’hub enertegico sul Mediterraneo”. Poi ha osservato: “Dobbiamo essere pionieri sulle tecnologie innovative”.

Rispetto poi alla direttiva Ue sulle case green, la presidente del Consiglio ha sottolineato: “Con il voto di ieri il Parlamento europeo ha ritenuto di inasprire ulteriormente il testo iniziale e questa scelta, che noi consideriamo irragionevole, che consideriamo mossa da un approccio ideologico, impone al governo di continuare a battersi per difendere gli interessi dei cittadini e della Nazione”.

Lo stop a diesel e benzina

“L’Italia condivide gli obiettivi della transizione verde e quella digitale ma la stessa parola transizione presuppone un percorso graduale, non si puo’ assecondare un processo che sull’altare della decarbonizzazione ci conduce dritti alla deindustrializzazione”. Tornando  sul tema dello stop ai motori diesel e benzina dal 2035, la presidente del Consiglio ha osservato: “Abbiamo intrapreso il percorso della neutralità tecnologica”. Perciò la politica Ue “rischia di delocalizzare la produzione automobilistica in Paesi extra Ue. Ci sono alternative per coniugare sviluppo e sostenibilità. Occorre l’uscita dai carburanti inquinanti” senza punire “gli interessi dell’Italia dei lavoratori”. E ha chiosato: “Si è aperto in Europa un dibattito grazie all’Italia, la presidenza svedese ha rinviato il dibattito sull’automotive. Noi siamo soddisfatti. Non si può devastare il nostro sistema produttivo e creare altri disoccupati”.

Il Superbonus

Parlando del superbonus, Meloni ha detto: “La norma che nasceva da un presupposto condivisibile ha prodotto conseguenze sulle quali il governo lavora da mesi. Una norma che ha consentito la proliferazione di un mercato opaco di circolazione dei crediti fiscali a tutto vantaggio delle imprese ma dei vari intermediari finanziari intervenuti a raccogliere questi crediti”. Per questo, “occorre intervenire sul riassorbimento sui crediti fiscali, ma stando attenti che ci possa essere un’occasione” di lucro per rendite di posizione. “Siamo pronti a correggere gli squilibri”.

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