Jane Fonda a Cannes: “Amavo Robert Redford ma sul set non voleva baciarmi. Adesso ai party di Hollywood non mi invitano più””

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CANNES – Jane Fonda è a Cannes. “Ieri ero molto nervosa per questo nostro incontro e allora ho dormito tredici ore”. Un faccia a faccia travolgente con l’attrice due volte premio Oscar, pronta a dare ogni tipo di consiglio: da quelli di bellezza a come realizzare i propri sogni. Di fronte a una platea di giovanissimi che prendono il microfono solo per dire quale esempio sia stata per loro, magari non conoscono tanti dei suoi film ma tutti ammirano il suo impegno contro il Vietnam, per le donne e per l’ambiente. E l’attrice, che il prossimo dicembre compie 86 anni, non ha paura di dire: “Parlate forte perché ho dimenticato a casa l’apparecchio acustico”. E a chi le chiede il segreto della sua bellezza dice: “Anni fa avevo fatto un intervento di chirurgia plastica, non ne vado fiera, poi ho un truccatore bravissimo che fa miracoli, dormo bene e a lungo, mangio sano, faccio sport ma la ricetta è un’altra: sono curiosa e il mio consiglio è non rinunciate a realizzare i vostri sogni e rimanete curiosi del mondo”.

Non mi sento parte di Hollywood, ai party non mi invitano

L’incontro si svolge un po’ in inglese e un po’ in francese, prima di iniziare Fonda fa un veloce sondaggio per capire chi parla una e l’altra lingua poi dice: “Uno dei miei mariti (Roger Vadim, ndr.) era francese, trasferirmi con lui a Parigi non è stata sicuramente una scelta che ha favorito la carriera, ma io non ho mai preso decisioni in quella direzione. Non mi sento parte di Hollywood, non vado ai party anche perché non mi invitano, prima di incontrare l’attivismo la mia vita era triste, abbiamo bisogno di mettere significato nella nostra vita, a me ci sono voluti anni prima di trovarlo”.

La prima lezione di impegno sul set di una commedia western

Un primo passo verso l’impegno l’attrice lo ha mosso già su uno dei suoi primi set, la commedia western del 1965 Cat ballou. “Qui tra voi probabilmente non lo ha visto nessuno, ma io ho dei bei ricordi. Tra cui Lee Marvin, un bravo attore sempre ubriaco che lo dovevano issare su per le scale ma un tipo fantastico, che alle prove mi ha detto ‘Jane, l’unica ragione per cui ci hanno scritturato è perché siamo sotto contratto e non devono pagarci’. É un film fatto molto in fretta e con divertimento, io ero un ragazzaccio, mi piaceva andare a cavallo e sparare per cui non spasso. Era un film a basso budget, un giorno mi sono rotta un dente e sono andati avanti a girare. Una lavorazione di 14 ore al giorno, così ad un certo punto Marvin mi ha preso da parte e mi ha detto ‘Jane noi siamo le star, se noi permettiamo che si lavori così tanto ne soffriranno tutti, dobbiamo ribellarci per la troupe’. Questa è stata per me un’incredibile lezione e Marvin non era neppure un rivoluzionario, ma aveva un grande cuore e mi ha insegnato che se sei una star devi fare attenzione a chi lavora con te”.

L’amore per Robert Redford e il suo problema con le donne

Quando le si chiede di Robert Redford è candida nella sua risposta: “Ero innamorata di lui; abbiamo fatto 4 film insieme e in 3 su 4 ero innamorata di lui, quindi mi sono molto divertita a lavorare in quei film romantici. Unico neo a lui non piacevano le scene di bacio… Robert era sempre di cattivo umore e pensavo fosse colpa mia. Poi circa sei anni fa abbiamo fatto di nuovo un film insieme, avevamo 80 anni (Le anime di notte, ndr.) e lì ho capito di essere cresciuta… arrivava anche tre ore in ritardo ma non pensavo più che fosse colpa mia. È un bravo attore, una buona persona, divertente, ha creato quella meraviglia del Sundance… ha solo un problema con le donne”. Chi non ha problemi con le donne secondo Fonda è Alain Delon con cui ha girato in Francia Crisantemi per un delitto: “Personaggio meraviglioso, a lui piaceva baciare…”

Barbarella e quel corsetto di metallo per cui ha rischiato l’infertilità

Barbarella era un film strano più che sexy – prosegue l’attrice parlando del film fatto con il marito Roger Vadim che l’ha consacrata icona sexy – all’epoca non mi piaceva per niente, mentre rivedendolo oggi lo trovo divertente. Su quel set (a Dinocittà, gli studi di Dino de Laurentiis a Roma, ndr.) abbiamo fatto cose che non erano mai state fatte prima al cinema. Prima di allora per volare si usavano dei cavi mentre dai noi è venuto uno strano scienziato con uno dei primi green screen; io ero avvolta da un corsetto di metallo che passava tra le gambe e che eravamo sicure, Anita Pallenberg e io, che ci avesse condannato all’infertilità. Dovevo fare uno striptease in volo che Vadim mi aveva garantito sarebbe stato coperto dai titoli di testa, non è andata così e ora non siamo più sposati. Comunque che ci crediate o no io all’epoca ero molto timida e per girare quella scena ho dovuto bere moltissima vodka, peccato però che rivedendo i giornalieri abbiamo visto che era tutta sbagliata e l’abbiamo dovuta rigirare il giorno e io ero in piena sbronza. Quindi se rivedete quella sequenza pensate a me che la giro con l’hangover”.

La guerra in Vietnam e l’attivismo

L’impegno per fermare la guerra in Vietnam nacque in Francia. “Conobbi a Parigi dei soldati americani sfuggiti alla guerra del Vietnam, mi parlavano della loro esperienza, di quello che l’America stava facendo in quel paese, e a quel punto decisi che dovevo fare qualcosa, lasciai Vadim, Parigi e tornai in America, non potevo essere contro la guerra in Francia – racconta –  La mia esperienza di attivista cominciò così, nelle strade di Detroit dove la protesta dei giovani contro l’intervento americano in Vietnam fu qualcosa di clamoroso, la nascita di un movimento. Io scendevo in piazza, rischiavo, organizzavo, mi impegnavo ma mi sentivo sempre una star da copertina, con la tata a casa a guardare la mia prima figlia Vanessa, incontravo donne a protestare con i figli in braccio e mi vergognavo. Volevo smettere di recitare ma mi dissero ‘organizzatori ne abbiamo tanti, movie star abbiamo solo te'”.

Il femminismo nato sul set di ‘Una squillo per l’ispettore Klute’

“Quando ho girato Una squillo per l’ispettore Klute (il film che le ha dato il suo primo Oscar, ndr.) sono andata a New York una settimana prima delle riprese e ho passato una settimana con vere prostitute e la loro madame, in tutta quella settimana non un uomo, neppure uno mi ha fatto l’occhiolino. Ho detto a Pakula ‘non posso fare questo film, prendete Faye Dunaway al mio posto’. Lui si è messo a ridere. Poi a forza di parlare e frequentare ragazze bellissime, intelligenti e abusate ho modellato il personaggio di Bree Daniels su una di queste donne, non mi ero preparata per il confronto finale di fronte al killer, ma quando l’abbiamo girata ho pensato tante donne picchiate a morte, pensare a loro e quegli uomini violenti ho cominciato a piangere, non per paura ma per tristezza e orrore. E ho pensato: sto diventando una femminista, è stata una esperienza potente. Voi mi considerate una femminista, ma come si può esserlo davvero quando sei sposata con uomini – Vadim, Tom Hayden, Ted Turner ndr – che non ti permettono di essere te stessa? Mi ci sono voluti molti anni per diventare una vera femminista nella vita reale e diventare single”.

(afp)

Tra crisi climatica e presidenziali

La nuova battaglia di Jane Fonda è quella per l’ambiente e questo impegno si concretizza con posizioni politiche nette. “Non ho tempo per il cinema, sono troppo occupata a combattere il cambiamento climatico. Conto di aiutare a far eleggere chi davvero farà la differenza e fermerà questa tragedia. Non ci sarebbe crisi climatica se non ci fosse razzismo, io sono convinta che il patriarcato e il razzismo siano alla base di ogni ingiustizia. Dobbiamo uscire dai silos perché tutto è connesso, dobbiamo risolvere tutto perché non basterà risolvere solo una delle sfide di oggi. Alle nuove generazioni dico che non basta la protesta, occorre prendere il potere. È troppo tardi per fare solo una protesta, dobbiamo costruire un movimento che non tagli fuori persone, si deve essere capace di parlare con persone che non la pensano come te. Prima del Covid io bussavo la porta alla gente che votava Trump, devi ascoltare quelli che non hanno la tua opinione e ascoltarli con il cuore aperto, dar loro delle informazioni che non hanno e magari così potrai fargli cambiare idea”.

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