Denise Galatà, recuperato il corpo della giovane dispersa facendo rafting nel fiume Lao. Indaga la Procura

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Prima il caschetto che proteggeva il capo di Denise Galatà, rimasto incastrato su una sporgenza della riva destra del fiume Lao e ritrovato di mattina. Poi, intorno all’ora di pranzo, il corpo della giovane, avvistato e recuperato sott’acqua dai sommozzatori dei vigili del fuoco non lontano dal punto in cui il gommone si è rovesciato. La gita scolastica di un gruppo di studenti nel Parco nazionale del Pollino si è trasformata in tragedia. La diciottenne, risultata dispersa per quasi 24 ore, è morta. E ora resta il dolore dei suoi genitori, arrivati già ieri sera a Piano Lago, degli amici, dei compagni di scuola sotto shock, dei suoi prof e delle comunità a cui apparteneva quella ragazza dai capelli scuri. “La Calabria è in lutto”, dice ora il presidente della Regione, Roberto Occhiuto.

L’inchiesta della procura sulle condizioni di sicurezza

Le ricerche sono andate avanti per due giorni, condotte dai vigili del fuoco, dal Nucleo speleo-fluviale e dai gruppi di volontari che hanno battuto una zona sempre più vasta, anche con i droni, nella speranza di ritrovare ancora viva la diciottenne. Una speranza sempre più flebile, con il passare delle ore. Fino al triste ritrovamento del corpo.

Ora per accertare eventuali responsabilità nella morte di Denise la procura di Castrovillari ha aperto un’inchiesta. E la sostituta procuratrice di turno, Simona Manera, ha delegato le indagini ai carabinieri di Cassano allo Ionio che hanno ascoltato i compagni e gli insegnanti che si trovavano insieme alla giovane nel momento in cui è finita in acqua. Oltre ai responsabili delle attività di rafting. Il presidente della Federazione, Benedetto Del Zoppo, commenta: “Una tragedia devastante, aspettiamo l’esito delle indagini”.

Sono cinquanta le scuole affiliate con la Firaft, più quelle legate agli enti di promozione. Ma ora bisognerà anzitutto verificare se le condizioni meteo e del fiume consentivano di calare i gommoni nel fiume, se il numero di ragazzi su ogni canotto fosse adeguato e, ancora, se tutte le misure di sicurezza siano state rispettate. “Siamo stati e saremo a totale disposizione degli inquirenti, abbiamo consegnato in caserma i materiali delle nostre attrezzature e sono stati sequestrati i cellulari degli accompagnatori”, ha fatto sapere uno dei responsabili del Pollino rafting che, con la scuola, ha organizzato la gita.

“Nessuno di noi – ha aggiunto la preside Francesca Maria Morabito – poteva immaginare che una visita guidata, in un percorso presentato come sicuro e affidabile, con il conforto di esperienze pregresse, potesse avere conseguenze così drammatiche. Arriverà il tempo delle risposte e quello dei chiarimenti, con piena fiducia nella magistratura e nelle forze dell’ordine che stanno svolgendo le indagini.

Anche il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha chiesto all’Ufficio scolastico regionale della Calabria di avviare un’ispezione sulle condizioni organizzative e le misure di sicurezza adottate durante la gita. Francesco Sacco, presidente dell’Associazione nazionale presidi calabresi, ha lanciato “un appello alla prudenza” perché “non è la prima volta che durante un viaggio di istruzione accadono queste tragedie”.

Il punto del fiume Lao in cui è stato ritrovato il corpo di Denise 

Il racconto: “L’urto tra i gommoni e siamo finiti in acqua. Io rinata quando mi hanno salvata”

A raccontare cosa è accaduto ieri sono stati i compagni di scuola di Denise, studenti e studentesse del liceo “Giuseppe Rechichi” di Polistena, in provincia di Reggio Calabria, partiti qualche giorno fa dalla cittadina della Piana di Gioia Tauro per una gita nel Parco nazionale del Pollino con due professori, Rocco Bagalà e Marilena Romeo. Sarebbero dovuti tornare tutti a casa ieri sera. Invece i pullman sono ripartiti solo questa mattina. Senza Denise.

Tra le mete del viaggio era prevista quell’escursione sul fiume Lao, considerata sicura per l’esperienza accumulata in questi anni dalle guide del Pollino rafting che operano nella zona e per l’equipaggiamento fornito ai partecipanti.

Qualcosa tuttavia, lungo la fase di discesa, è andato storto: il canotto su cui si trovava Denise, a causa di una improvvisa ondata, ha urtato un altro gommone che procedeva a breve distante, sobbalzando fino a capovolgersi. La ragazza e altri tre che erano assieme a lei sono finiti in acqua. Tre compagni di Denise sono stati subito recuperati dalle guide, uno di loro soccorso in barella e poi in ambulanza per una ferita a una caviglia. Gli altri, tirati su da quella zona impervia tramite un sentiero, messi in salvo e trasferiti con una navetta nella caserma di Castrovillari.

“All’inizio le acque erano calme ma subito dopo l’intensità della corrente è aumentata. I gommoni con noi a bordo sfioravano pericolosamente enormi massi nell’alveo del fiume, fino a quando siamo sbattuti su uno di questi massi ed in tre siamo caduti in acqua”, racconta una delle ragazze che era sul gommone con Denise ed è rientrata a Polistena all’alba di oggi.

“Erano circa le 14.30 quando siamo saliti sugli otto gommoni per fare il percorso di rafting su quel fiume. Siamo arrivati un’ora prima, poi, il tempo di prepararci e indossare caschetti e salvagente e siamo saliti sui gommoni”. “Denise – racconta la giovane singhiozzando – era sul mio gommone ed anche lei è caduta. Pensavo di morire, poi qualcuno è riuscito ad agganciarmi portandomi a riva. Vicino a me ho visto il caschetto che indossava Denise. Ho visto la morte con gli occhi, sono rinata ieri”.

Lei come gli altri compagni e la preside Morabito, corsa sul posto subito dopo l’incidente insieme al segretario della scuola, Ettore Fieramosca, non avevano perso le speranze di ritrovare la diciottenne sana e salva e poterla riabbracciare. Fino alla dolorosa scoperta di oggi.

La stessa tragica sorte di Denise Galatà era già toccata nel marzo del 2008 a una ragazza di Terlizzi, Ilaria Malerba, 25 anni, che aveva perso la vita nel fiume Lao quando il suo gommone si era ribaltato. Dieci anni più tardi, nel 2018, furono dieci le vittime della tragedia del Pollino, quando un gruppo di escursionisti in gita nelle gole per fare canyoning era stato travolto dalla piena del torrente Raganello.

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