RepIdee, Ezio Mauro: “Putin è tutt’altro che pazzo”. Gancitano: “Il lavoro oggi è diventato sorveglianza mentale”

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Il Festival delle Idee di Repubblica, dopo il secondo giorno di incontri da tutto esaurito, ospita sul palco di Piazza Maggiore, Romano Prodi. Tutto esaurito per lo spettacolo di Ezio Mauro “Cronache della marcia su Roma”

In serata, secondo appuntamento con ‘Officina Repubblica‘, il laboratorio dedicato alle tante voci alternative della scena culturale italiana

22:36

Lezioni di Rock: Musica e Pace, John Lennon

L’appuntamento conclusivo di oggi, sul palco di Piazza Maggiore, con Ernesto Assante e Gino Castaldo

22:32

Officina Repubblica, “Ad ogni corpo il suo mestiere, per ogni corpo un suo destino”

Inizia l’ultimo incontro di Officina Repubblica della giornata, intitolato “Ad ogni corpo il suo mestiere, per ogni corpo un suo destino”. “Noi occupiamo spazio tutti i giorni e il nostro corpo non è qualcosa di neutro: dice tanto di noi e fa parlare tanto la società di noi – spiega Dalila Bagnuli – Ci condiziona a livello di diritti, di rispetto. Se non rientriamo nel canone di bellezza odierno, che ricordo cambia ogni dieci anni, non meritiamo rispetto. E questa è una cosa che dice tantissimo sul fatto che i nostri corpi sono uno strumento politico”.

“Questo è un mondo estremamente violento che ti fa passare la voglia di vivere – scandisce Djarah Kan – È difficile abitare questi corpi, è difficile girare per le strade indossando questi corpi, è difficile anche fare un percorso di “invisibilizzazione”. In questa società la bruttezza è una colpa”.

22:28

Officina Repubblica, si parla di intelligenza artificiale e lavoro

“Intelligenza artificiale e lavoro umano”. Inizia Ilaria Gaspari: “Per evitare di avere atteggiamento irrazionale e luddista nei confronti di queste tecnologie. Dobbiamo uscire dall’idea che il lavoro si misura unicamente dalla quantità di cose che produciamo, dall’efficienza e dalla produttività. Dobbiamo tornare a chiederci cosa significa lavoro e cosa significa umano”

21:47

“Gli occhi di Boris”. Sul palco di Piazza Maggiore il cast della serie

21:33

Mauro: “Questa guerra non è solo contro l’Ucraina ma anche contro l’Occidente”

“Noi non siamo di fronte a un attacco frontale della democrazia come negli anni Venti del secolo scorso, ma siamo a una teorizzazione di leader che vogliono mantenere in superficie la democrazia, come se fosse una conchiglia pulita fuori ma con dentro un organismo che sta morendo, è quello che ci propongono adesso, nella guerra i fronti sono due: con Kiev e con l’Occidente, noi siamo coinvolti e non mi pare che ne siamo consapevoli”.

21:20

Tocci (direttrice dell’Istituto Affari Internazionali): “Non credo che fatto fuori Putin arrivi un leader più ragionevole”

Nathalie Tocci: “Questa situazione in Ucraina andrà avanti sicuramente finché ci sarà Putin, ma forse anche oltre. Non credo sia così realistica l’ipotesi che fatto fuori Putin arriva un leader più ragionevole con cui si tratta, il processo potrebbe durare anni. Ma tutto questo ci pone in un assetto totalmente diverso, la costruzione di un ordine che va costruito contro la Russia non perché noi vogliamo essere contro la Russia ma perché è la Russia ad essere contro di noi”.

21:18

Caracciolo: “Con l’Ucraina avremo a che fare per decenni”

Lucio Caracciolo, direttore di Limes, è d’accordo che “Putin è tutt’altro che un pazzo ma ha pensato di invadere l’Ucraina e mettere un suo uomo e risolvere il problema. Ma è un errore talmente clamoroso che è difficile da spiegare, quello che doveva essere un colpo di Stato rafforzato sta diventando guerra totale. Con l’Ucraina avremo a che fare per decenni, ma l’oligarchia russa sa bene che Putin è bruciato e immagino che voglia arrivare nel 2024 che sia spendibile in un negoziato”

20:53

Inizia l’incontro sulla guerra in Ucraina, condotto da Fabio Tonacci, con Lucio Caracciolo di Limes, Natahlie Tocci, direttrice dell’Istituto Affari Internazionali di Roma ed Ezio Mauro

Ezio Mauro, da ex corrispondente in Russia dice che una delle cose più banali che ha trovato di questo periodo di guerra è “la semplificazione che dipinge Putin come un matto, quando è evidente che c’è un disegno dietro. Bisogna solo capirlo e valutarlo: com’è possibile che una persona che aveva un rango nel contestoo internazionale nel mondo, sia pure in decadenza, com’è possibile che si sia tolto e voluto uscire da questo contesto, e abbia rinunciato a tutto questo? Evidentemente ha fatto un calcolo di convenienza in questa rottura, uscendo dal flusso della storia europea”.

20:44

Officina Repubblica, Gancitano e le riflessioni sul lavoro: “Se si resta a casa ci si sente in colpa. Questa sorveglianza mentale di sé non è naturale”

Maura Gancitano: “Il lavoro ha occupato uno spazio enorme nelle nostre vite, ha colonizzato la nostra testa, viviamo come performative anche altre dimensioni dell’esistenza, probabilmente in molti se stanno a casa a fare niente si sentono in colpa. Questa sorveglianza mentale di sé non è naturale, è culturale. È un sovraccarico mentale che affatica. E poi per cos’è che non troviamo spazio? Per l’azione pubblica”. “I patrimoni personali sono intoccabili, perché sarebbero la manifestazione intangibile del merito. Ma il merito non è un criterio oggettivo, dipende dai valori che sono stati selezionati da questa società, e purtroppo quell’idea lì riafferma i privilegi e impedisce di andare verso una vera giustizia sociale. Ma ancora oggi quando si parla di tasse, si parla di pizzo si stato. E invece pagare le tasse dovrebbe essere un atto di cooperazione e responsabilità sociale”

20:22

Officina Repubblica, Cenciarelli: “Stiamo allevando una generazione di ragazzi vincenti che non si confrontano con il fallimento”

Gaja Cenciarelli: “Questi studenti vanno salvati. Stiamo allevando una generazione di ragazzi vincenti, che non si confrontano con il fallimento. Ma non è voglia di vincere a tutti i costi, è che sono terrorizzati dalla paura di fallire. Il 50% delle mie ore sono dedicate a questo. È quasi uno sportello psicologico”

20:13

Officina Repubblica, lo sguardo di Marcello Fois sul mondo della scuola

Marcello Fois: “L’accoltellamento della professoressa di Lettere e Storia di Abbiategrasso è la “manifestazione del problema di cui stiamo parlando. Lo studente è entrato in classe con il suo coltello e ha deciso che la sua vittima era l’insegnante, l’unico soggetto non tutelato: era la vittima perfetta. Possiamo parlare a lungo dei grandissimi sistemi, ma vorrei che scendessimo sulla nazione reale. E la realtà è che, per fare un esempio, le impugnazioni al Tar sono aumentate enormemente solo per un compito non andato abbastanza bene. L’ultimo caso risale soltanto a pochi giorni fa”.

20:06

Officina Repubblica – “Avere le parole per non avere paura: rapporto tra istruzione e cittadinanza” con Gaja Cenciarelli, Marcello Fois e Vanessa Roghi

Gaja Cenciarelli: “I ragazzi non credono più nella scuola. Perché c’è stato un sistema di precarizzazione della scuola che ha tolto qualsiasi voglia di interessarsi, qualsiasi passione. La scuola è stata smantellata negli ultimi decenni. La precarizzazione della cultura e dell’istruzione ha tolto potere alla scuola e ha rafforzato il potere di chi lo esercita in maniera sbagliata”.

19:58

Prodi e la Rai: “Le nomine della tv pubblica sono sempre state controllate dal governo. Ora abbiamo Vespa da un lato e dall’altro: ora abbiamo un nido di vespe”

Bei ricorda che Prodi, pochi giorni dopo le nomine in Rai, ha detto: “Mediaset già ce l’hanno, la Rai se la sono presa, attenzione che si può scivolare verso l’autoritarismo”. Ed è scoppiato il putiferio. Poi è arrivata una stretta ulteriore di questo governo: corte dei Conti, Anac, ufficio parlamentare di bilancio… Perché ha fatto quella denuncia? “Bisognerebbe usare una parola più forte di autoritarismo”, risponde Prodi. “Le nomine della Rai sono sempre state controllate dal governo. Adesso il rischio è che abbiamo tutto nella stessa mano, e questo è un problema serio per il Paese. Ai miei tempi c’erano parecchi dirigenti anche vicini al Pd ma la prima trasmissione politica era Vespa. Ora abbiamo Vespa da un lato e dall’altro: ora abbiamo un nido di vespe”.

“Il problema degli equilibri in democrazia è un problema serio. Sul futuro della democrazia io esprimo la mia preoccupazione per il rapporto di forza che hanno le grandi società di internet, che ormai contano più dei governi. Per carità, bene le grandi tecnologie, ma bisogna riflettere”, conclude Prodi.

19:44

Prodi risponde ai lettori di Repubblica: “Tornare alla politica attiva? Devo pensare a morire sano”

-Domanda: Quanto ritiene plausibile il riaggregarsi dei cattolici liberali in un partito di centro?

“Tutti sanno che io sono cattolico di formazione”, risponde Prodi, “ma credo che politicamente i cattolici debbano appartenere alla posizione che ritengono più utile per il Paese. Ma attenzione: deve essere chiaro che serve una coalizione ampia per vincere le elezioni. Se vogliamo perdere, continuiamo ad andare divisi. Bisogna fare una grande proposta riformista attorno alla quale fare le alleanze, non la strategia dei piccoli partiti attorno cui fare le alleanze”. “Bisogna prendere i 10 problemi di cui parliamo alla sera a cena: sanità, lavoro… Bisogna andare avanti così, ascoltando su questi temi migliaia di persone nelle città”, e poi tirare le somme. “Noi dobbiamo mettere insieme queste volontà riformiste”.

-Domanda: “Prodi pensa di ritornare nella politica attiva?

“Ma io ho 84 anni! Io devo pensare a morire sano, come dicono in Romagna. Naturalmente non tacere, dire quello che penso, con la massima semplicità, perché la politica è dire le cose di cui la gente ha bisogno. Il problema è godere della fiducia perché si è coerenti nei fatti”.

(agf)

19:42

Prodi: “Se l’Europa non prende grandi decisioni, la gente si stanca”

Il tema delle alleanze in vista delle Europee: “Il prossimo parlamento europeo non sarà molto diverso da quello attuale: si deve avere il coraggio di essere assieme, uniti. Se noi non prendiamo grandi decisioni la gente si stanca dell’Europa e ha paura di non essere protetta”.

(agf)

19:34

Prodi dopo l’accordo Ue sui migranti: “Interessante come l’Italia non si sia potuta schierare coi Paesi di Visegrad”

“L’Italia sovranista di destra non ha votato con Ungheria e Polonia, ma ha accettato sul compromesso trovato su immigrati e asilo, dove può portare questo primo strappo fra Meloni e Orban? “E’ un minimo passo in avanti. Il respingimento è stato concordato con una specie di pagamento di 20mila euro, una trattativa di bassissimo livello. Ma è interessante come l’Italia non si sia potuta schierare coi Paesi di Visegrad”.

Domani Meloni va a Tunisi, ricorda Bei: pagare uno Stato per tenersi i cittadini? “Si va poco lontano. E’ un problema che va affrontato in modo organico. Ormai l’immigrazione è un tema per tutta l’Europa: il riformismo questo problema se lo deve porre, far finta di ignorarlo significa affrontarlo in modo sbagliato”.

“Il crollo della natalità ha aspetti impressionanti: è a sud e a nord, fra ricchi e fra poveri. E’ quasi un cambiamento totale di fronte a cui capire la politica da adottare, non con forze di polizia ma con azioni di educazione collettiva. E’ un problema che in ogni caso avremo con noi. Non è un problema solo italiano: anche in Africa, che ha livelli di natalità altissimi, sta calando notevolmente. In Cina la politica del figlio unico è stata abolita ma non è aumentata la natalità”.

19:28

Prodi, il Pd e le idee da portare avanti

“Siamo pieni di zone industriali e artigianali. Perché entro 10 anni sui tetti di queste fabbriche non si devono mettere impianti di energia elettrica? In Italia ci sono pochissimi impianti di questo tipo. Perché per produrre energie alternative dobbiamo usare i campi e non gli infiniti tetti che ci sono? Ci vuole, e adesso non c’è, un pensiero di lungo periodo, perché è costoso e deve durare 10 anni. Ci sono degli elementi di politica ambientale semplici e diretti da mettere in atto, questo ne è solo uno. L’altro discorso serio è la legge di occupazione del suolo: dappertutto si è costruito troppo, ora fermiamoci”. E’ un Prodi per la decrescita? “No, per favore. La decrescita è sempre infelice, soprattutto per chi decresce. E sia chiaro che il nostro deficit che è molto elevato lo possiamo mettere a posto solo se cresciamo. Altrimenti ci travolgerà. Non confondiamo la crescita ordinata dalla decrescita”.

19:21

Prodi e le riflessioni sull’emergenza climatica: “Con la crisi economica si sono fatti passi indietro. L’Europa deve essere fedele ai suoi principi”

“L’Europa è sempre stata all’avanguardia dell’ambiente”, risponde Prodi citando il protocollo di Kyoto. “Siamo riusciti a farlo firmare contro Usa e contro Cina, con adesioni da tutto il mondo. La politica dell’ambiente è fondamentale perché il principio europeo è quello di precauzione. Cosa succede oggi, che con la crisi economica nel resto del mondo si fa marcia indietro. I primi mesi di quest’anno sono stati i mesi di più elevato consumo di carbone: si è fatto un passo indietro. L’Europa allora deve rimanere sui suoi principi, e fare una politica di legame obbligatorio con Usa e Cina: altrimenti il nostro sforzo diventa eccessivo. Ma la leadership mondiale dobbiamo tenerla noi, vista la marcia indietro in particolare della Cina rispetto alla sua coscienza ambientale”

19:17

Prodi: “Non esiste un progetto di pace europeao. E l’Europa è nata per la pace”

La Nato è l’unica risposta di alleanza possibile? In Europa “la difesa comune e la politica estera comune devono essere davvero comuni. Nella coscienza degli europei è molto più chiaro che ora esse servono, altrimenti non esistiamo. Pensiamo a tutti i tentativi di pace: quello della Turchia, quello dell’Indonesia… E invece non esiste un progetto di pace europeo. Io non voglio un’Europa militarizzata, ma che abbia una difesa sufficiente da custodire la regione intorno all’Europa e il Mediterraneo, che così come è oggi non è sostenibile”.

19:14

Prodi: “L’Europa è ancora un pane mezzo cotto e mezzo crudo. Le prossime elezioni sono decisive per adare avanti o no”

“Bisogna riaccendere il cuore sull’Europa ma anche sull’Italia”, dice Prodi. “L’Europa è il miglior pane mai fatto in politica, ma è mezzo buono e mezzo crudo: bisogna farlo cuocere bene. Le prossime lezioni sono decisive sulla direzione da prendere: tornare indietro o andare avanti. Noi dobbiamo completare l’Europa, con l’unanimità non si governa manco un condominio, figuriamoci un continente. E allora bisogna procedere come con l’Euro, cioè a maggioranza. Con Italia, Francia, Germania e Spagna allora si può andare avanti”.”L’Europa è andata in crisi quando è iniziata la crisi finanziaria e si è vista la divisione. Col Pnrr, il voto popolare è andato molto meglio del previsto, e l’adesione soprattutto è migliorata. Il problema dell’esitazione del Pnrr del governo italiano è legato al non volere un’Europa che vada troppo avanti, che faccia una politica che li rovini politicamente. Io penso che ci sia entro un anno” da qui alle Europee “lo spazio per un accordo fra i Paesi. La guerra in Ucraina ha dimostrato che serve una politica estera comune se no non esistiamo nemmeno. I nazionalismi resistono, quelli di nostalgia come il francese o quelli di dottrina come l’italiano: sono errori da evitare”.

19:02

Romano Prodi a RepIdee

È il giorno di Romano Prodi, che torna in piazza Maggiore, intervistato da Francesco Bei

18:58

Gen. Graziano sulla controffensiva ucraina: “La portata della controffensiva è inevitabilmente legata ad un eventuale collasso delle linee russe”

Il generale Claudio Graziano, ex presidente del comitato militare Ue, fa il punto sulla controffensiva: “Siamo in una fase del conflitto particolarmente delicata, dopo 16 mesi di conflitto ci troviamo sul Dnepr. Sono finite le puntate offensive russe, ci troviamo in un momento in cui gli ucraini hanno iniziativa e morale molto alto”. La portata della controffensiva è inevitabilmente legata ad un eventuale collasso delle linee russe, “ma io ho la sensazione che sarà una guerra ancora molto lunga, che costerà sangue”.

18:51

Brera, inviato di Repubblica in Ucraina, a Kiev la notte dell’attacco russo: “L’arrivo della guerra è qualcosa di totalmente inconcepibile per chi, come me, ha vissuto 50 anni di pace”

All’inizio, a febbraio 2022, ho “trovato un paese in cui nessuno pensava possibile l’arrivo della guerra – racconta Paolo Brera, inviato a Kiev al momento dello scoppio del conflitto – Gli ucraini la preparavano come si prepara un evento un evento, come si fa palestra per reagire a un’aggressione”. La mattina dopo la prima notte di bombardamenti “qualche negozio ha aperto, molti civili non sapevano bene che fare. L’arrivo della guerra è qualcosa di totalmente inconcepibile per chi, come me, ha vissuto 50 anni di pace”.

18:31

Zunino, l’inviato di Repubblica rimasto coinvolto nell’agguato costato la vita al fixer Boggan Bitik, a Kerson il 26 aprile scorso: “Ho sentito un sibilo e ho visto Bogdan andare giù”

Corrado Zunino racconta l’agguato che lo ha visto coinvolto a Kherson, costato la vita al fixer Bogdan Bitik: “Abbiamo parcheggiato la macchina dietro una casa, abbiamo guardato il ponte Antonovky. Continuavano a passare persone sotto quel ponte, la situazione sembrava apparentemente tranquilla. Così ci siamo avviati. Dopo poco, però, due soldati ucraini ci hanno detto di andare via”. Nemmeno il tempo di fare dietrofront che “ho sentito un sibilo e ho visto Bogdan andare giù”.

Anche Zunino è stato colpito: “Lo stesso proiettile che ha attraversato la mia spalla ha centrato lui al petto”. A quel punto, ricordando le linee guida in caso di agguato, Zunino ha cercato di allontanarsi in fretta: “Al quarto passo non ho resistito alla tentazione di guardare verso Bogdan. Non si muoveva. Girandomi, però, ho perso l’equilibrio e sono caduto: davanti a me ho visto la zaffata di un secondo proiettile. A quel punto mi sono rialzato e sono corso via”.

18:13

RepIdee, “Cronache di trincea”: l’incontro con gli inviati di guerra. Il ricordo di Bogdan Bitik

“Cronache di trincea”, l’incontro con gli inviati di guerra di Repubblica Paolo Brera e Corrado Zunino e il generale Claudio Graziano (ex presidente del comitato militare Ue), si apre con un lungo applauso dedicato a Bogdan Bitik, il fixer di Repubblica ucciso ad aprile da un cecchino sul ponte Antonovsky a Kherson

17:40

L’anno del fascismo – 1922, cronache della marcia su Roma. Lo spettacolo di Ezio Mauro

17:13

Ucraina, “come è possibile che nel Paese della guerra che non conosce un attimo di vera pace dal 2014 esista una sola clinica dedicata ai veterani di guerra?”

“Com’è possibile che in Ucraina, paese dall’apparato statale forte, esista una sola clinica dedicata ai veterani di guerra?” Fabio Tonacci, inviato di Repubblica al fronte della guerra tra Russia e Ucraina, parte da questa domanda per parlare della clinica di Rivne, dove 44 medici specializzati provano a fare miracoli per i soldati che hanno perso gli arti in guerra. È l’unico centro di questo tipo in tutto il Paese ed è un po’ strano, “considerando che dal 2014 non c’è mai stato un attimo di vera pace”.

Secondo la direttrice del reparto riabilitazione, Oksana Kyrychuk, è colpa del fatto che ai tempi dell’Unione Sovietica l’atteggiamento verso i portatori di disabilità era diverso. “Lo Stato tendeva a nasconderli, ne provava imbarazzo”. Non è un caso che la visita del centro non venga proposta ai giornalisti: “Qualsiasi comando militare non ha piacere se fai vedere i soldati quando non sono perfettamente sani”.

16:54

“U’ siccu. L’ultimo dei corleonesi. La storia di Matteo Messina Denaro” di e con Lirio Abbate

La sua latitanza è durata 30 anni, Matteo era figlio di Francesco Messina, nato il 26 aprile del 1962, già negli anni Settanta pascolava nella criminalità, a 14 anni iniziava a sparare, suo padre era un capo clan, a 18 anni uccideva, a 30 anni piazzava le bombe a Roma, Milano, Firenze. Il papà è un personaggio molto vicino a Toto Riina e ai corleonesi, era uno dei mandanti dell’omicidio Mario Rostagno.

16:50

La prigione de vinti. Il racconto dell’inviato di Repubblica in Ucraina, Fabio Tonacci con il fotgrafo Fabio Bucciarelli

Fabio Tonacci e Fabio Bucciarelli parlano della “prigione dei vinti”, dove gli ucraini detengono i soldati russi catturati sul campo di battaglia. “Per etica professionale e per evitare possibili ritorsioni ai prigionieri, abbiamo scelto di non riprenderli in volto nonostante fosse possibile”, spiega il fotografo. Una scelta sfidante ma azzeccata, come testimonia la potenza delle immagini che scorrono sullo sfondo. “Dopotutto, il punto non è l’identità di queste persone, ma il ruolo che incarnano”.

16:36

RepIdee, Arena del Sole: “Parole e immagini dall’Ucraina”

Inizia con le immagini del fotografo Fabio Bucciarelli e con le parole di Fabio Tonacci, lette dal regista Enrico Baraldi (Compagnia Kepler – 452) e dalle attrici Nataliia Mykhalchuk e Yuliia Mykhalchuk, l’incontro “Parole e immagini dall’Ucraina”

16:05

Hanno tutti ragioneLive: “Rivoluzionari. Un tirocinio non democratico alla democrazia”. Con Luigi Manconi e Stefano Cappellini

Repubblica delle Idee 2023 – Hanno tutti ragione Live – Rivoluzionari

14:15

“Il cinema riscritto dalle donne”. Francesca Marciano (Scrittrice e attrice), Ippolita Di Majo (sceneggiatrice) e Francesca D’Aloja (attrice) modera Arianna Finos

Repubblica delle Idee 2023 – Il cinema riscritto dalle donne con Marciano, D’Aloja, Di Majo

14:01

Massini contro le misure per la natalità del governo Meloni: “Ma quale identità italiana? Piuttosto si preoccupassero dei giovani che non possono comprarsi una casa”

Tanti applausi per Massini quando parla della natalità sbandierata dal governo Meloni: “Ma quale identità italiana? Piuttosto che si preoccupassero dei giovani che quando vanno in banca per comprarsi una casa, devono essere accompagnati dai genitori che devono garantire per loro”.

(agf)

13:33

Massini, lavoro e diritti: “La politica non si occupa minimamente di questo, soprattutto quella di sinistra cui dovrebbe spettare il compito di far “re-innamorare” le persone del lavoro. I diritti non sono aria fritta”

Per Massini, la politica non deve essere di soli fatti, ma deve portare anche delle visioni. “Il tema del diritto deve essere affrontato non solo come propaganda politica, i diritti non sono aria fritta, i diritti sono i fatti se vogliamo mettere fine ai morti sul lavoro. Gli fa eco Molinari: “I morti sul lavoro sono una grande ferita, provocano lacerazione profonda, ogni giorno tre morti, numeri inaccettabili”.

13:21

Stefano Massini all’Arena del Sole: “Per il lavoro oggi usiamo un dizionario esterofilo, la lingua della tecnologia che non è più la nostra lingua”

“Il lessico del lavoro è cambiato. Adesso quasi tutte le parole sono in inglese, che è una sorta di esperanto. Lo stage, il workshop, il Jobs Act: usiamo un dizionario che è ormai esterofilo, questo succede perché usiamo il linguaggio della tecnologia in una lingua che non è più la nostra”.

13:10

Molinari: “Il nuovo lavoro è cercare una esperienza di vita competitiva all’altezza delle proprie aspirazioni che, alla fine, può essere la ricetta della felicità”

Sul dibattito “Totem e tabù” interviene anche il direttore di Repubblica, Molinari:”Oggi viviamo una grande trasformazione del lavoro, noi usciamo dall’ultima fase della rivoluzione industriale e stiamo entrando nella prima fase della rivoluzione digitale, ora a mettere in collegamento i computer è il web. Cosa cercano i giovani oggi, anche quelli molto bravi? Come è possibile che un ragazzo, anche con buono stipendio seppure assunto, voglia subito andarsene? Perché sono persone che cercano una esperienza. Cosa è allora la rivoluzione digitale? Il nuovo lavoro è cercare una esperienza di vita competitiva all’altezza delle proprie aspirazioni che, alla fine, può essere la ricetta della felicità”.

(agf)

12:54

Massini: “La precarietà del lavoro è una forma di precarietà esistenziale”

“Il lavoro è talmente fluido, precario, inattendibile, nessuno si presenta più col proprio lavoro, lo fa solo il professionista, ma per uno che lo fa, in tanti non sanno che rispondere. La precarietà del lavoro è una forma di precarietà esistenziale, precarietà dell’indentità e dei nostri confini, non ci qualifichiamo più in nome di quello che facciamo”.

Ecco le parole del lavoro descritte da Massini: “Sabotaggio, dallo zoccolo incastrato nelle macchine dalle operaie inglesi”. Pagamento: “Il lavoro si fa per vivere, dal latino pacare, cioè risolvere, cioè rasserenare, il pagamento è il rasserenamento. Eppure oggi, sentiamo sempre dire “pagamenti a 180 giorni”. Il pubblico dell’Arena ride.

Il salario, lo stipendio, la presa di sale con cui venivano pagati i mercenari romani; lo stipendium che deriva dal pezzettino di rame, antenato della moneta. Tutte parole che usciamo ancora oggi.

12:48

Massini: “Oggi abbiamo perso un elemento che è essenziale: l’innamoramento per il lavoro”

“Parole del lavoro, ci sono tante cose da dire sulla parola lavoro”, dice Stefano Massini nell’incontro con Maurizio Molinari.Un dato che mi ha molto colpito è che coloro che gestiscono le piattaforme sociali ci dicono che le persone all’inizio di Facebook davano come prima informazione il lavoro che svolgevano, oggi che questa informazione è scesa in modo vertiginoso, le persone non si definiscono più col proprio lavoro, oggi abbiamo perso un elemento che è essenziale: l’innamoramento per il lavoro.

12:15

In coda all’Arena del Sole di Bologna per l’appuntamento “Totem e tabù sul lavoro”

Alle 12.30, l’inconstro con lo scrittore e drammaturgo Stefano Massini, moderato dal direttore Maurizio Molinari.

12:06

Albinati: “Sono stato in Afghanistan e ho scritto per un quotidiano. Ho cercato di mettermi nei panni del lettore, altrimenti non ha senso”

Albinati nel 2002 è stato in Afghanistan per il Corriere della sera. “Io scrivo raramente sui giornali. Negli ultimi giorni ho declinato mille inviti a esprimermi su questo ultimo caso di femminicidio. Nel 2002 sono stato in Afghanistan come Osservatore Onu e ho scritto dei brevi reportage con l’occhio della persona comune che dal quartiere Trieste di Roma si trova in un paese devastato dalle guerre. Sono stato lì quattro mesi, anche se per capire Afghanistan non basta una vita. Cercando di mettermi nella posizione del lettore, che è l’unica da cui ha senso che uno scrittore scriva per i giornali. Altrimenti la presenza di uno scrittore su una testata è solo decorativa. Ti chiedono indignazione, ma come diceva Nietzsche “nessuno mente come l’indignato”. Lo scrittore deve scrivere qualcosa di cui ha fatto esperienza, altrimenti commentare quello che hai visto al Tg la sera prima, per me, non ha senso”.

11:51

La felicità per Albinati e Piccolo

“Cosa vi rende felici?” chiede Laura Pertici ai due scrittori. Albinati: “non posso dirlo”. Piccolo: “Se non lo dice lui, non lo dico nemmeno io”, scherzano i due.

11:47

Albinati: “il binomio scrittura e felicità non mi appartiene”

Albinati: “il binomio scrittura e felicità non mi appartiene” osserva. Poi racconta, sempre un po’ ironico, è lo stilista Karl Lagerfield. “Vidi un documentario su Karl Lagerfield in cui diceva: “L’importante è il fare, non aver fatto”. Era quello che volevo sentirmi dire.

11:29

Albinati racconta la sua esperienza di insegnamento a Rebibbia, che si è conclusa proprio ieri dopo 29 anni: “Ho promosso tutti. Anche chi aveva 5”

“Ho visto versare lacrime da omaccioni tatuati. È iniziata insegnando sette anni in un istituto di periferia romana e mi sono detto meglio i delinquenti veri che i mezzi delinquenti. I vantaggi sono che non ci sono le famiglie, il dramma della scuola italiana, e non ci sono i cellulari. Ma le condizioni di chi ci vive dentro sono pessime. Però è una scuola regolare. E ieri per la prima volta ho promosso tutti. Anche chi aveva 5, essendo il mio ultimo giorno”.

11:24

Piccolo: “Mandavo libri che non leggevo a Rebibbia e Albinati mi dice: “Pensi che quelli che stanno in carcere leggono dei libri di merda? Tieniteli tu”‘

Piccolo ricorda la prima volta che lui e Albinati si sono sentiti. “Ero agli inizi, tenevo una rubrica di libri per Amica, ricevevo molti libri, e ho deciso di mandare quelli brutti al carcere di Rebibbia. Mi chiama Edoardo Albinati e mi dice “tu pensi che quelli che stanno in carcere leggono dei libri di merda. Tienili tu i libri di merda”. Io umiliatissimo. Poi mi è arrivata tutta la Bur di Achille Campanile e ho pensato cosa faccio? Li mando ad Albinati per Rebibbia? No, me li tengo. Questo è stato il nostro primo approccio”

10:55

Piccolo e Albinati all’Arena del Sole: “Il mestiere della scrittura”

Il mestiere di scrivere raccontato da due degli autori protagonisti della scena narrativa italiana. Francesco Piccolo ed Edoardo Albinati, entrambi vincitori del Premio Strega, all’Arena del Sole dialogano con Laura Pertici svelando i dietro le quinte del loro lavoro.

10:11

La rassegna stampa di oggi con il direttore di Repubblica, Maurizio Molinari e Giulia Santerini

Repubblica delle Idee 2023 – La rassegna stampa di Maurizio Molinari

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