Zuppi a RepIdee: “Essere contro l’utero in affitto non è medievale, no all’arroganza dei soldi. Il Papa non si arrende alla guerra”

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C’è spazio per la pace in Ucraina? Il cardinal Matteo Zuppi, dal palco di Rep Idee, risponde che “per forza. Dobbiamo crederci e dobbiamo volerlo”. In un dialogo aperto e schietto con Carlo Bonini il vescovo di Bologna e presidente della Cei, appena rientrato da una missione in Ucraina e con l’intenzione di recarsi anche a Mosca, chiarisce che “il nodo è pace e giustizia”: non ci può essere l’una senza l’altra. “La pace senza giustizia non durerebbe, sarebbe pericolosa. E la giustizia senza pace sarebbe ingiustizia. Bisogna fare di tutto perché pace e giustizia tornino in Ucraina”.

Quella del Vaticano non è una mediazione, ma una manifestazione di interesse e di vicinanza, qual è il modello di pace che ha in testa il Vaticano? “La missione che il Papa mi ha affidato è diventata effettivamente mediazione, piano di pace. Questa visita sembrava dovesse portare immediatamente un cambiamento, qualcosa di nuovo. Ma il vero problema del Papa è che non si arrende alla guerra e non ne accetta la logica. Non c’è un artifizio diplomatico, ma occorre mostrare tutto l’interesse e l’attenzione perché bisogna mettere fine a questa immane tragedia. Non c’è un’arrivano i nostri’, ma un ‘siamo con voi, e insieme per quello che possiamo vi aiutiamo e vi aiuteremo a trovare pace e giustizia”. Il premier ucraino Volodimir Zelensky ha un suo piano di pace, su cui vuole coinvolgere la comunità internazionale. C’è un aspetto che è quello che più riguarda la Chiesa: l’aspetto umanitario. Purtroppo la guerra significa sofferenze terribili: ascoltando i racconti di Bucha non potevo non avere nelle orecchie i racconti di Cornelia, di Francesco, gli occhi di Ferruccio (Laffi, ndr), uno dei pochi sopravvissuti alle stragi di Marzabotto. Lo spazio umanitario sarà senz’altro quello più importante”.

Repubblica delle Idee 2023, il cardinale Zuppi: “Essere contrari all’utero in affitto non significa essere medioevali”

Ora Zuppi sarà impegnato nella seconda parte del tentativo del Vaticano per la pace, il viaggio a Mosca. “C’è interesse, c’è attesa da parte del Governo russo e prenderemo contatti con la Chiesa russa. I segnali sono di attenzione, di attesa” e si pensa “ci sarà una certa accoglienza da parte del Governo e della Chiesa ortodossa”. Zuppi ammira “la decisione di Papa Francesco di cercare di vedere, di verificare se c’è una strada per fare di tutto perché non muoia più nessuno, perché i contenziosi si possano risolvere con una via pacifica, e non con le armi. Per mesi abbiamo ascoltato il rischio del nucleare: è una cosa che deve farci paura. Credo che sia folle pensare che ci possa essere il ricorso al nucleare. Quindi volentieri do e diamo una mano a Papa Francesco”.

Il dibattito sul palco di Rep Idee si sposta dall’Ucraina e dalla guerra al tema dei diritti negati e dell’intolleranza che si respira in Italia attorno a certi temi. Bonini giudica questo clima “un ritorno al Medioevo, un millenarismo violento nei toni, ed emotivamente violento per chi lo subisce”. Il cardinale Zuppi si dichiara subito “non tanto d’accordo”. E chiarisce: “Ci sono due discorsi da fare. Il primo è sui toni. Penso che ci sia un posizionamento troppo ideologico, troppo agonistico. Ci dobbiamo preoccupare quando le idee si distanziano troppo dalla realtà o quando le idee sono solo ‘sì-no’, quando non c’è un festival delle idee come quello di Repubblica ma solo un tasto con due posizioni. “Sull’utero mi dispiace, io non penso che essere contrari all’utero in affitto sia medievale. E non penso che sia modernità far fare il figlio a una donna e poi glielo compri con i soldi. Non trovo niente di moderno in questo. Nella sostanza vuol dire l’arroganza di uno che ha i soldi e compra qualcosa”. Il problema, chiede Bonini, è il mercimonio o la gestazione per altri? “Già il mercimonio basterebbe e avanzerebbe. E’ difficilissimo se non impossibile stabilire dove arriva uno e dove arriva l’altra. Non lo riesci a distinguere”.

Bonini sposta poi il discorso sul cambiamento climatico. In Europa c’è una saldatura fra le destre europee che mettono in contrapposizione le misure attive per contrastare il cambiamento sociale con i diritti sociali. “C’è molto da fare, anche all’interno della Chiesa, dove si registrano alcune resistenze. Dobbiamo fare tutti di più e uscire dall’idea che c’è sempre tempo. Perché poi nell’allarme ci rendiamo conto, ma pensiamo che ci sia sempre tempo per decidere. E credo non sia vero, sia in termini personali, di stili di vita, sia in termini di impegno istituzionale, di governo, per evitare di dover aspettare un’altra pandemia, un’altra alluvione, per essere conseguenti e consapevoli di quello che sta accadendo”.

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