Green pass, passa la linea Draghi: obbligo a scuola e sanzioni ai professori

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ROMA – Sorride, alla fine, Mario Draghi. “Penso che abbiamo fatto un buon lavoro e che ora si possa andare in vacanza contenti”, dice ai suoi ministri in fondo a quattro ore di discussione in Consiglio. “In questi primi sei mesi siamo riusciti a centrare una serie di risultati”, si congratula con tutti, elogiando “lo spirito costruttivo” che ha consentito di accorciare le distanze e superare le divergenze. “Con cautela e con coraggio siamo andati incontro alle esigenze dell’economia e siamo riusciti a tenere sotto controllo la curva del contagio”, scandisce il premier. Grazie al successo della campagna vaccinale, al sostegno offerto a famiglie e imprese, ai progetti di investimento, “oggi l’economia italiana cresce molto più velocemente di quanto prevedesse lo stesso Def e si prospetta un’espansione ben oltre il 5%”.

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Non era scontato che la maratona per approvare il piano scuola e il piano trasporti si concludesse senza strappi. Il capo del governo lo sa bene e vuol rendere merito alla squadra. Conosce le critiche sollevate dai leghisti, che alla vigilia avevano alzato la voce e minacciato sfracelli contro le misure allo studio di Palazzo Chigi. Il rischio era che si aprisse uno scontro dentro la maggioranza su un decreto fondamentale per la ripartenza. E invece, nessuna barricata viene alzata, né nella riunione mattutina della cabina di regia con i capidelegazione, né in Consiglio dei ministri, dove la discussione è stata giusto un po’ più accesa, ma nulla più.

La linea Draghi passa appieno, e nella versione più hard. Primo: per garantire il ritorno in classe in presenza e in sicurezza, il Green pass diventa obbligatorio per gli insegnanti e il personale non docente, con sanzioni severe per chi rifiuta di esibirlo. “Il mancato rispetto delle disposizioni è considerata assenza ingiustificata e, a decorrere dal quinto giorno di assenza, il rapporto di lavoro è sospeso e non sono dovuti la retribuzione né altro compenso o emolumento”, recita infatti la bozza di decreto.

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Secondo: per frequentare le lezioni, anche gli studenti universitari – che invece la Lega avrebbe voluto esentare – devono avere il certificato verde. Il quale, terzo punto, servirà pure per viaggiare su treni, aerei e navi a partire dal primo settembre, data che il Carroccio avrebbe preferito far slittare e il ticket Pd-Leu anticipare. Restano invece esclusi i trasporti del servizio pubblico locale – bus, metropolitane e treni regionali – sui quali “per il momento”, precisa la ministra Gelmini, si potrà salire liberamente.

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Resta inoltre confermato quanto deciso nel precedente decreto che entrerà in vigore oggi. Per consumare nei ristoranti e nei bar al chiuso tutti dovranno avere il Green Pass, minorenni compresi, con gran dispetto dei leghisti. I quali però incassano l’esenzione per i clienti degli alberghi, che potranno pranzare o cenare nella struttura senza dover esibire il passaporto sanitario. Una richiesta esaudita che ha il sapore del contentino. Subito rivendicata, insieme ai “test salivari nelle scuole e il tampone per minori a 8 euro da domani”, esprimono soddisfazione da Via Bellerio: “Rispettato il principio di prudenza e raziocinio”.
Priorità assoluta è la scuola, per metterla in sicurezza ci sono “quasi due miliardi” di fondi, assicura poi il ministro Bianchi.

E Regioni e Comuni potranno imporre la didattica a distanza, che ha fatto crollare i risultati nei test Invalsi, solo in casi “eccezionali”. In più, il governo avvierà una campagna straordinaria di vaccinazione tra i più giovani, con l’ipotesi di eliminare l’obbligo di prenotazione. Alla fine è Speranza il più sollevato: “Il decreto è stato approvato all’unanimità”, dice. “Non è una vittoria di parte, ma del Paese perché è un provvedimento giusto”.

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