L’imprenditore: “Operai no vax a casa, stipendio garantito ma non posso rischiare”

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BUSCA (Cuneo) – “Ho detto che avrei lasciato a casa i dipendenti che non si vaccinavano pagando lo stesso lo stipendio. E sa cosa mi ha scritto uno? Che ero un nazista perché discrimino le persone. Ma sarebbe discriminatorio anche creare spogliatoi separati per vaccinati e non. Allora ditemi come mi devo comportare”. Duilio Paolino, imprenditore di Busca, nel Cuneese, con il marchio Cosmo produce macchinari agricoli che esporta in mezzo mondo ed è uno a cui piace dar battaglia: “Ho lanciato una provocazione perché si affronti il problema”.

Si è ispirato a Brunello Cucinelli?
“Non sapevo che lo avesse proposto anche lui, altrimenti lo avrei fatto ma senza dirlo. Primo perché sembra che voglia farmi pubblicità e non è vero. Secondo perché sembra che solo chi ha i soldi possa fare una cosa del genere e anche questo non è vero”.

In tempi di pandemia poi…
“In realtà con il Covid il mio fatturato è aumentato quasi del 48%. Mentre le altre aziende erano ferme aspettando pezzi dalla Cina, io sono andato avanti perché mi produco tutto in casa. Dovrebbe essere un insegnamento per la politica industriale italiana”.

Potrebbe mettersi in politica.
“Me lo hanno chiesto ma ci rido su: sono troppo onesto. Io voglio fare l’imprenditore e voglio che le istituzioni e Confindustria mi dicano come comportarmi: anche sui lavoratori non vaccinati”.

Spera nel Green Pass in fabbrica?
“Spero in regole chiare. Ma il Green Pass chiaro non lo è, anzi sembra fatto perché qualcuno trovi il modo di aggirarlo. È come con le tasse…”.

Come si è presentato il problema dei no vax in azienda?
“Ho 64 dipendenti e mi interessa che regni l’armonia. Ognuno della sua vita è libero di fare quello che vuole ma quando ho capito che c’era malumore per due non vaccinati sono corso ai ripari. Quando torneranno dalle ferie spiegherò loro che o si vaccinano, o passano a mansioni lontano dai colleghi o stanno a casa e li pago lo stesso. Non andrò in rovina per questo: molto peggio sarebbe che qualcuno si ammalasse e lasciasse turni scoperti. Altri tre dipendenti che non si possono vaccinare per ragioni di salute non sono a contatto con i colleghi e non ci sono problemi”.

Nessuno si è contagiato da inizio pandemia?
“Uno solo e il Covid se l’era preso in vacanza con la famiglia. Però in azienda non c’è il rischio zero: per quanto con la mascherina, certe operazioni, come caricare un container, non si possono fare con il distanziamento”.

Ha pensato che il virus può circolare anche tra vaccinati?
“Sì, ma io voglio fare tutto quello che posso per evitarlo. Non voglio essere denunciato se qualcuno si contagia al lavoro. Mi era capitata la stessa cosa quando a inizio pandemia avevo iniziato a misurare la febbre prima che fosse previsto ovunque”.

Come l’aveva risolta?
“Ci eravamo accordati perché fossero i lavoratori a chiederlo in una lettera. Era un escamotage, avrei preferito farlo alla luce del sole ma in quel momento i sindacati a livello nazionale erano contrari. Da noi, invece, i sindacati non ci sono, i lavoratori non li vogliono”.
 

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