Durigon, M5S Pd Leu pronti a sfiduciare il sottosegretario leghista

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Attorno a Claudio Durigon, sottosegretario leghista all’Economia, si addensano nubi sempre più minacciose. A chiedere le dimissioni dell’ex sindacalista della sigla di destra Ugl, pioniere dello sbarco del mondo una volta vicino all’Msi e An nel Lazio nella Lega neo-nazionalista di Matteo Salvini, sono in parecchi: 5 Stelle, Pd e Leu, ma anche Elio Vito di Forza Italia annuncia che voterà sì alla mozione di sfiducia: “L’antifascismo è un valore fondante la Repubblica, non possiamo pubblicare ogni anno foto di Falcone e Borsellino e poi restare indifferenti”, ha scritto in un tweet.

L’ultima vicenda che ha ributtato benzina sul fuoco sono state infatti le sue parole ad un comizio nella sua Latina mercoledì scorso, a cui era presente lo stesso Salvini. Lì Durigon ha proposto di cambiare l’intitolazione di un parco pubblico, da Falcone-Borsellino in onore ovviamente ai magistrati uccisi dalla mafia in Sicilia a parco Mussolini. Non Benito, ma Arnaldo, il fratello morto nel 1931.

Un modo più o meno palese per dare di gomito al neofascismo locale, ben radicato nella città fondata dal regime. Ma Durigon è nell’occhio del ciclone da tempo, sin da quando lo scorso aprile una inchiesta giornalistica di Fanpage rivelò che il sottosegretario si vantava di essere stato lui ad aver nominato il generale della Guardia di finanza che sta indagando sui famosi 49 milioni di euro di finanziamento pubblico volatilizzati del Carroccio; oltre ai suoi rapporti con realtà vicine alla criminalità organizzata pontina.

Così oggi un pezzo di maggioranza è pronta a sfiduciarlo a settembre. Il Movimento 5 Stelle ha presentato una mozione di sfiducia nei confronti del sottosegretario. Il segretario pd Enrico Letta sul Fatto Quotidiano è stato netto: “Le sue parole sono incompatibili con la permanenza nel governo”. Così aveva fatto anche Giuseppe Conte. In più pure gli ex 5 Stelle di L’Alternativa c’è ne chiedono la testa da tempo. Questione che toccherà a Mario Draghi risolvere con una decisione, altrimenti il tutto finirà in aula.

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