Ius soli, battaglia nei Cinquestelle. I deputati avvertono Conte: “Non tiriamoci indietro”

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Più che un’apertura, è un avvertimento. Il capogruppo del Movimento 5 stelle alla Camera Davide Crippa, in un post su Facebook, ha aperto ieri a una nuova legge sulla cittadinanza. Lo ha fatto senza consultarsi prima con il presidente Giuseppe Conte e con il suo staff di comunicazione, perché il messaggio sia chiaro: su queste cose la linea va stabilita dialogando con gli esponenti delle commissioni competenti in Parlamento. In questo caso, sia in commissione Cultura che in commissione Affari Costituzionali i 5 stelle hanno lavorato a una proposta di legge sulla cittadinanza che definiscono Ius scholae e che non è altro che uno Ius culturae – di cui si discuteva nella scorsa legislatura – con un nome diverso. Che lega la concessione della cittadinanza ai bambini nati qui o residenti nel nostro Paese da tempo insieme ai genitori alla chiusura di un ciclo scolastico.

Scrive Crippa: «Il dibattito che si è riaperto sul tema della cittadinanza richiede risposte concrete e condivise, frutto del dialogo tra le forze politiche e la società civile». È, in pratica, il presidente dei deputati M5S che va contro la vicepresidente del Senato Paola Taverna, vicina ad avere un ruolo di rilievo nella segreteria che Conte varerà a settembre, e la sindaca di Roma Virginia Raggi, che giovedì a In Onda ha fatto capire tutta la sua contrarietà sul tema. Dicendo, tra l’altro erroneamente, che «riciccia», cioè rispunta sempre fuori in campagna elettorale.

Crippa propone la posizione dei 5 stelle che alla Camera siedono nelle commissioni competenti. «Puntare sullo ius scholae, cioè sul diritto per i ragazzi figli di immigrati di diventare cittadini italiani dopo aver completato un ciclo di studi può rappresentare un’importante soluzione». Perché «il M5S non si tira mai indietro quando si parla di diritti e non intende farlo neanche stavolta». E perché «come ricorda Giuseppe Brescia, oggi nelle scuole italiane studiano con i nostri figli 800mila bambini e ragazzi privi della cittadinanza italiana». La proposta del resto era stata presentata anche a Conte qualche giorno prima della sua incoronazione a leader del Movimento. E lui era sembrato apprezzarla, prima di trincerarsi in un assoluto silenzio sul tema.

Le dichiarazioni a Repubblica di Paola Taverna sono quelle che hanno infiammato gli animi dei parlamentari. Non è una priorità, aveva detto, e ancora – sposando la linea della comunicazione M5S – «bisogna contemperare multiculturalismo, integrazione e sicurezza».

«Non è lei a dover dire cosa dobbiamo fare», sono esplose le chat interne. Anche perché il consenso su una nuova norma sulla cittadinanza si è ormai allargato dentro il Movimento. «Sul ddl Zan come 5 stelle stiamo facendo tutti insieme una battaglia – dice Vittoria Baldino, capogruppo M5S in commissione Affari Costituzionali – nella convinzione che i diritti delle persone siano sempre una priorità». La deputata è certa che, nel nuovo Movimento, ci sarà modo di confrontarsi e fare una scelta: «Tradizionalmente il M5S ha avuto diverse sensibilità, fino a quando non c’è uno spazio strutturale di elaborazione di idee il rischio è di non avere posizioni chiare su argomenti centrali, ma credo che il nuovo corso sia basato su una profondità di pensiero capace poi di elaborare una linea», dice ancora. Per farlo, però, bisognerà prima convincere Conte. E servirà che il Pd, unito, non molli la presa. «Perché sullo Ius culturae – ragiona un ministro M5S – possiamo portare anche un vasto pezzo del centrodestra cattolico». E insomma, volendo, i numeri si possono trovare.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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