Gli Usa inviano più truppe in Afghanistan, ma solo per l’evacuazione. Biden non ci ripensa: il ritiro è definitivo

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NEW YORK– Nessun dietrofront sul ritiro definitivo dall’Afghanistan, però Joe Biden rafforza l’invio di truppe per garantire la sicurezza durante l’evacuazione. Saranno cinquemila i soldati americani mandati sul posto, invece dei tremila inizialmente annunciati.

Il potenziamento di questo dispositivo è la diretta conseguenza delle brutte notizie dall’Afghanistan. La velocità dell’avanzata dei talebani, il tracollo delle forze armate governative, le previsioni su una caduta di Kabul, tutto converge a consigliare la massima prudenza durante le operazioni di evacuazione. Biden ci aggiunge un duro monito ai talebani sulle reazioni a cui si esporrano qualora dovessero colpire qualche americano. E non ci sono solo i cittadini Usa da evacuare, le forze americane hanno garantito che si occuperanno anche della sicurezza dei cittadini dei paesi Nato, e del personale afgano con visti d’ingresso per gli Stati Uniti.

L’aumento da tremila a cinquemila soldati dà la misura del pericolo, ma il presidente è molto netto nell’escludere ogni ripensamento. Nell’annunciare l’invio di nuove truppe ha ribadito che si tratta di operazioni brevi, che non cambiano il piano: il ritiro totale e definitivo dall’Afghanistan resta all’ordine del giorno. “Io sono stato – dichiara Biden – il quarto presidente a dirigere la presenza di truppe americane in Afghanistan. Due repubblicani, due democratici. Non voglio passare questa guerra a un quinto presidente, e non lo farò”. Il passaggio è significativo, dà l’idea di un conflitto che è durato già fin troppo, quasi vent’anni, più di quanto gli americani abbiano combattuto nelle due guerre mondiali e in quella del Vietnam messe insieme.

Biden da quando era il vice di Barack Obama si convinse che questa guerra avrebbe dovuto finire molto prima. Le condizioni c’erano dieci anni fa, quando fu ucciso Osama Bin Laden: di che dichiarare “missione compiuta”.

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dalla nostra inviata

Anna Lombardi

13 Agosto 2021

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di Raffaella Scuderi

14 Agosto 2021

Di fronte al disastroso spettacolo offerto dal governo di Kabul e dall’esercito ufficiale, Biden non può che ribadire: l’Afghanistan è il loro paese, sono loro che devono difenderlo dai jihadisti, dalla rivincita dell’islamismo.

Se gli americani e i loro alleati non sono riusciti a costruire in vent’anni uno Stato laico che sia anche solido e forte, a cosa servirebbe prolungare la presenza delle loro truppe per altri mesi, o anni? Fino a quando? Biden resta convinto che la missione andava mantenuta entro i limiti definiti all’inizio, dopo l’attacco terroristico dell’11 settembre 2001: punire il regime che aveva ospitato e protetto Al Qaeda, fare giustizia di Bin Laden. Se sui media abbondano i giudizi negativi sul ritiro, Biden può consolarsi guardando i sondaggi. Una netta maggioranza degli americani, dal 62% fino al 70% a seconda delle rilevazioni, condividono la sua scelta di porre fine a questo intervento militare. E’ una percentuale molto superiore alla maggioranza con cui fu eletto nel novembre scorso, a riprova che esiste un consenso bipartisan sull’uscita dall’Afghanistan.

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