Entro stasera sul tavolo del generale Figliuolo arriveranno i numeri definitivi dei docenti no vax. Quelli che, per convinzione o necessità, non si sono vaccinati. E che, in assenza di tampone negativo ogni 48 ore, di certificato di guarigione o di esenzione medica dalla campagna vaccinale, non potranno avere il Green Pass per entrare in classe. A loro, dopo 5 giorni di assenza, saranno sospesi l’insegnamento e lo stipendio. Almeno fino alla riammissione in servizio, possibile solo con l’esibizione del Certificato Verde.
Era stato il commissario all’emergenza Covid a chiedere i numeri reali alle Regioni per contare, territorio per territorio, gli insegnanti ancora da immunizzare prima della riapertura degli istituti. L’impegno del governo, scritto nero su bianco nel decreto del 6 agosto scorso, è il ritorno in classe, per tutti. Con l’unica eccezione, concessa a sindaci e governatori, della possibilità di chiudere le scuole in caso di grossi focolai ma solo in zona rossa o arancione, lontane, al momento, dall’orizzonte.
L’ultimo report della struttura commissariale parla di 213.277 insegnanti e tecnici ancora in attesa di prima dose: il 14,55% del totale. Dalla settimana precedente la progressione è stata appena di 4.500 vaccinazioni in più. Un ritmo da lumaca che, salvo sorprese e complici le vacanze, dovrebbe replicarsi.
La Cisl ha però lanciato una stima al ribasso di quasi 8 punti percentuali: “Le persone non vaccinate tra docenti, bidelli e altre figure sono meno di 100 mila” sostiene la segretaria del comparto scuola, Maddalena Gissi. Da dove arriva questo numero? “Dai dati a disposizione – spiega – bisogna sottrarre i guariti dal Covid (che possono fare una dose sola entro 12 mesi dall’infezione, ndr), i precari non di ruolo esclusi dal conteggio e i fragili che non possono vaccinarsi”. La quota di docenti che rientrano in quest’ultima categoria non dovrebbe essere altissima: basti pensare che in Emilia, su 5.700 persone non vaccinate, solo in 80 hanno il certificato medico che le esenta dalla somministrazione.
Stime più aggiornate, rispetto al report pubblicato sul sito del governo e in attesa del nuovo bilancio chiesto da Figliuolo, arrivano dalle Regioni, raccolte dalla redazioni locali di Repubblica. Volano la Campania, dove la percentuale di immunizzati è già al 96,3%, e il Friuli Venezia Giulia. Nel Lazio, l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato parla di un 98% di vaccinati con prima dose. In Puglia e in Emilia Romagna le percentuali di no vax sono simili: tra il 6,4 e il 6,5%. Molto più alti i numeri in Toscana dove il muro non dei no vax è fermo a 19mila docenti e bidelli: il 24% del totale. O in Liguria, che vede ancora il 18% in attesa di una dose, ma confida nelle prossime settimane visto che da 7 giorni in qua la percentuale dei no vax sembra essersi dimezzata. Lo stesso in Sicilia: qui l’adesione è salita e ora i non vaccinati sono al 15%. In Lombardia manca all’appello il 14% del personale; in Piemonte il 12% è senza protezione anche se, sostiene la Regione, i “vaccinati sono certamente di più perché una parte ha aderito alla campagna attendendo il proprio turno anagrafico”.
Tra i nodi ancora da sciogliere per l’avvio della scuola – il distanziamento dei banchi, le classi pollaio, i trasporti – quello sugli immunizzati è uno dei più grossi perché s’intreccia con i controlli sul Pass. “C’è il rischio di lunghe code davanti alle scuole – paventa il leader dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli – La soluzione sarebbe avere gli elenchi di chi è vaccinato, ma la normativa sulla privacy lo impedisce”. In attesa di “una circolare esplicativa del ministero” si è riaperta la questione dei tamponi. L’Istruzione ha deciso che saranno garantiti i test gratuiti solo ai prof fragili. Immediata la protesta della Uil Scuola: “Così si cambiano le regole e si tradisce l’accordo: noi siamo pronti a ritirare la firma dal protocollo per la riapertura delle scuole”.